CHIVASSO

’Ndrangheta, parla Vazzana: «Cercavo aiuti dai politici»

A Ivrea nuova udienza del processo legato all’operazione Platinum. Si parla di bar, politica e... Carnevale

’Ndrangheta, parla Vazzana: «Cercavo aiuti dai politici»
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Jeans e felpa chiara. Giuseppe Vazzana non ha esitato un solo attimo nel rispondere alle domande che gli sono state rivolte dal Pubblico Ministero Valerio Longi nel corso dell’ultima udienza del processo scaturito dalla maxi inchiesta Platinum Dia.

’Ndrangheta, parla Vazzana

Jeans e felpa chiara. Giuseppe Vazzana non ha esitato un solo attimo nel rispondere alle domande che gli sono state rivolte dal Pubblico Ministero Valerio Longi nel corso dell’ultima udienza del processo scaturito dalla maxi inchiesta Platinum Dia. Martedì 21 febbraio, di fronte alla Corte presieduta dalla Giudice Stefania Cugge, Giuseppe Vazzana ha ripercorso alcune delle vicende che lo vedono imputato. Se il suo esame si è aperto con l’excursus sulle vicende e avventure imprenditoriali sue e della sua famiglia, era inevitabile che si parlasse anche dei suoi rapporti con Chivasso. La città che, ormai diversi anni fa, ha scelto per vivere insieme alla moglie e ai suoi due figli.
E in particolare l’attenzione non poteva non concentrarsi sui suoi rapporti con la politica locale. Nello specifico bisogna tornare indietro nel tempo alle elezioni amministrative del 2017, quando a contendersi la carica di sindaco c’erano Matteo Doria e Claudio Castello.

«Cercavo aiuti dai politici»

«Si è mai occupato direttamente o indirettamente di politica o di campagne elettorali?», gli ha chiesto netto il Pm Longi. «No», la sua risposta. «Ha mai sostenuto qualcuno in occasione di consultazioni amministrative?», ha incalzato il Pm. «Solo per una questione personale». E chi? «Direttamente nessuno, ma a Chivasso ero interessato per il discorso del famoso campo di calcetto» (quello del campus delle associazioni all’ex Villaggio Tav, ndr).
Giuseppe Vazzana non ha negato neanche per un solo istante che gli servisse un «interlocutore per riuscire a capire se fosse possibile prenderlo non prenderlo. Era solo questo il mio interesse».
Dunque l’approfondimento sui rapporti con Linda Usai, già candidata in quelle stesse amministrative del 2017. «E’ la mamma di un ragazzino - ha spiegato Vazzana - che giocava a calcio con mio figlio. Noi andavamo sempre a vedere la partita con lei e con il marito e avevamo stretto una buona amicizia. Con il marito avevamo preso il vizio di andare a giocare a calcetto tutti i lunedì e i venerdì e poi il venerdì ci fermavamo a mangiare da me al ristorante e c’era anche lei». «Era candidata alle amministrative del 2017, mi sembra nel centrodestra, ma la lista non me la ricordo». «Il mio interesse era solo quello del campetto di calcetto», ha ribadito.
I tempi sono quelli in cui Giuseppe Vazzana gestiva il «Full Bar» all’interno del campus delle associazioni. E le intercettazioni di alcune conversazioni parlano chiaro in questo senso. Giuseppe Vazzana non negava il sostegno alle due principali fazioni politiche che si contendevano la fascia tricolore, ma solo ed esclusivamente per interesse personale.
«Io ho a differenza sua ho letto le intercettazioni nel dettaglio - ha aggiunto nella fase del controesame l’avvocato Caprioli, difensore del Vazzana - e non ho capito lei da che parte politica si fosse schierato. Ci sono intercettazioni in cui parla con la Usai del centrodestra e auspica una vittoria del candidato sindaco Doria, e poi ci sono conversazioni con il candidato sindaco Castello di segno opposto... Lei è un po’ una banderuola?».
«Assolutamente sì» ha risposto secco Vazzana. «Era tutto in funzione del campo di calcetto?» riprende l’avvocato? «Sì». «E lei ne parlava al telefono?». «Forse con Castello no», ribatte Vazzana.
«Lei pensava che vincendo il centrodestra avrebbe avuto più possibilità di ottenere un campo di calcetto che invece non le era stato dato quando le era stato assegnato il bar?». «Sì».
Dunque l’approfondimento. «Ma veramente la gestione di un campo di calcetto poteva spostare così tanto economicamente tanto da giustificare il gioco su due sponde diverse?».
«Sì, perché questo campo da calcetto era gestito direttamente dal Comune di Chivasso. Le persone per giocarci dovevano andare a prendere le chiavi in Comune e poi ripulire dopo la partita e riportare le chiavi e quindi non veniva mai affittato. Invece tenendolo noi, considerando il pezzo elevato dell’affitto che pagavamo già per il bar, ci avrebbe dato qualcosina in più». Quindi è stato proprio l’avvocato Caprioli a riportare una conversazione del 23 giugno del 2017 tra il Vazzana e sua figlia Francesca. «Se vince lui (Doria, ndr) noi abbiamo fatto bingo, la nostra vita cambia, come la spiega?». «Avevamo già preso accordi con una serie di persone e di ragazzi che avrebbero organizzato una serie di eventi e di feste anche per i ragazzi di Chivasso». E ancora, il suo rapporto con Castello. «Lo conosco perché per quanto suo figlio fosse più giovane del mio giocavano a calcio nella stessa società». E i contatti tra loro? «L’ho sentito quando abbiamo deciso di lasciare il Full Bar, ho voluto raccontargli la nostra versione dei fatti». Ma di figli si è parlato anche in riferimento alla possibilità che sua figlia Francesca si potesse candidare alle amministrative, nel centrodestra. «Quando mia figlia ha fatto la Bela Tolera è entrata in un meccanismo e in un mondo di persone di un certo livello: qualcuno di loro le aveva fatto la proposta ma io le avevo detto: “no Francesca, per le attività che abbiamo noi non va bene che tu ti candidi. Se tu ti candidi nel centrodestra io quelli (i clienti, ndr) del centrosinistra rischio di perderli”. Per il cognome e le attività che abbiamo noi le avevo detto di lasciare perdere e di non candidarsi: lei ha capito e così ha fatto. Io dico che nei locali non si deve parlare né di sport né di politica».

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