Quarta parte

Alla corte di poeti e scrittori: Carlo Porta, D'Annunzio e Carducci

Nella Milano di Carlo Porta, con D’Annunzio al Vittoriale e nella Maremma di Carducci.

Alla corte di poeti e scrittori: Carlo Porta, D'Annunzio e Carducci
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Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia.

La Milano di Carlo Porta

Il filologo Dante Isella, che più di tutti lo studiò e ne fu l’esegeta, disse che tutti coloro che dopo lui scrissero in milanese furono ritenuti “suoi imitatori”. Perché Carlo Porta fu davvero il cantore della sua Milano in dialetto. E sono tanti gli angoli del capoluogo lombardo che riecheggiano nelle sue poesie, quasi protagonisti o importanti comparse dei suoi racconti.
Porta nacque il 15 giugno 1775 in via Manzoni, in una casa di fronte alla chiesa di San Francesco di Paola, oggi demolita, si trasferì in contrada degli Omenoni al n. 1723 nel 1799, quindi, dal 1811, in contrada del Monte, l’attuale via Montenapoleone. Se vi mettete sulle orme dei suoi traslochi avrete di che lustrarvi gli occhi davanti alle varie vetrine visto che vi trovate nel Quadrilatero della moda.
Siete vicini al Teatro alla Scala, spesso punto di riferimento nelle poesie di Porta. Ad esempio, la prima scena delle “Olter desgrazzi de Giovannin Bongee” si svolge nell’affollato loggione del teatro: "Quand per vedè el Prometti trii mes fa / el correva alla Scara tutt Milan / e vegneven giò a tròpp de là e da scià / i forastee de tante mia lontan..." (Quando al Prometeo, tre mesi fa, accorreva alla Scala tutta Milano, venivano truppe di qua e di là di forestieri, anche da lontano…).

Milano, Teatro dei Filodrammatici, già Teatro Patriottico, dove recitò anche Carlo Porta

Ma siete vicini anche al Teatro dei Filodrammatici, che ai tempi del Porta si chiamava Teatro Patriottico, dove il nostro poeta si cimentò come attore dilettante recitando insieme ai suoi amici della “Cameretta”, un cenacolo di amici immortalato in un celebre quadro, dall’omonimo titolo, che vi invitiamo a vedere alla Pinacoteca di Brera: ritrae il poeta con Gaetano Cattaneo, Giuseppe Taverna e il segretario di Brera, autore del dipinto, Giuseppe Bossi.
Non pensate, però, di trovare nelle sue poesie i più famosi monumenti cittadini: pochi passaggi riguardano il Duomo o il Castello Sforzesco. Porta privilegia le contrade, le zone meno conosciute, spesso anche malfamate. Come la Contrada San Raffaele, ai tempi una zona che pullulava di prostitute: il Giovannin Bongee nelle “Desgrazzi” invita il soldato francese ad andarci, per sfogare le sue voglie. Vi sorgeva l’osteria della Corona, dove esercitava la Mora dallo scialle giallo, evocata dalla “Ninetta del Verzee” alla fine del suo racconto. O, appunto, il Verziere, dove la Ninetta ha il suo banco del pesce: qui, nel giardinetto dietro Santo Stefano, è collocata una statua del poeta, un bronzo del docente di Brera Ivo Soli realizzato nel 1966.
Consigliamo di finire questo tour sulle orme di Carlo Porta nella zona di Porta Venezia: quando morì venne sepolto nel cimitero di San Gregorio, come Vincenzo Monti e Andrea Appiani. Ora il cimitero non c’è più ma nella cripta della chiesa di San Gregorio Magno è custodita una lapide che lo cita.

Al Vittoriale, immersi nel mondo di D’Annunzio

“Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri... Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio... Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno”.

Così scriveva Gabriele D’Annunzio alla moglie Maria nel febbraio del 1921. In quella casa, però, non rimase solo qualche mese, bensì fino alla sua morte nel 1938. Beh, chiamarla “casa” è sicuramente un po’ riduttivo. Stiamo, infatti, parlando del Vittoriale, un complesso di edifici, vie, piazze, un teatro all’aperto, giardini e molteplici corsi d’acqua che si estende per circa nove ettari sulle colline di Gardone Riviera (BS) in posizione panoramica sul lago.

Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera

La visita al Vittoriale è una vera e propria immersione nel mondo dello scrittore di origini pescaresi. A cominciare dalla casa in cui abitava, la Prioria, arredata e decorata seguendo il suo gusto, dove sono conservati circa 10.000 oggetti e 33.000 libri, che si abbinano a frasi enigmatiche e motti, leggibili su architravi e camini, in un gioco continuo di rimandi simbolici: D’Annunzio pensò e realizzò la villa con grande minuzia di particolari creando stanze adatte a vari momenti di vita, dalla stanza della Musica, dove amava ascoltare Luisa Bàccara, sua ultima amante, alla stanza del Lebbroso, realizzata come sua ultima dimora. E poi i due musei, quello di “D’Annunzio Eroe”, legato alla sua esperienza militare, con cimeli storici, armi e bandiere, e il “D’Annunzio Segreto” con i vestiti del Vate, le scarpe e gli stivali, la biancheria e le vesti fatte appositamente confezionare dallo scrittore per le sue donne. Nell’auditorium, invece, potete vedere, sospeso alla cupola, l’aereo S.V.A. con il quale il 9 agosto 1918 volò su Vienna per lanciare i volantini con l’annuncio della vittoria italiana. Quindi c’è il parco da visitare, con laghetti e fontane indimenticabili.
Qui trovate, innanzitutto, il Mas 96, il motoscafo anti sommergibile utilizzato da d’Annunzio durante la celebre Beffa di Buccari compiuta insieme a Costanzo Ciano e Luigi Rizzo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918; poi la Regia Nave Puglia, dono dell’ammiraglio Thaon di Revel, giunta smontata a Gardone su venti vagoni ferroviari e in seguito rimontata nella collina con la prua rivolta verso l’Adriatico, nella cui stiva, completamente restaurata, è ospitato il Museo di Bordo con diversi modelli di navi da guerra, appartenenti al duca Amedeo d’Aosta; infine, sul colle più alto del Vittoriale, il Mausoleo dove riposa Gabriele D’Annunzio circondato dai suoi fedeli compagni, tra i quali anche l’architetto Gian Carlo Maroni.

Sul Viale dei Cipressi al fianco di Carducci

“I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar”

Il Viale dei Cipressi che porta a Bolgheri riecheggia nei primi versi della poesia “Davanti San Guido” di Giosuè Carducci

Ci mettiamo sulle orme di Giosuè Carducci partendo da quel Viale dei Cipressi che riecheggia nei primi versi della poesia “Davanti San Guido”. Siamo in quella parte di Maremma dove Carducci passò oltre dieci anni della sua infanzia e dove tornò spesso, ma solo dopo essere diventato un celebre poeta. Innanzitutto nella frazione di Bolgheri (LI), dove il poeta arrivò che aveva tre anni, nel 1838, e vi rimase fino al 1848. Qui, sotto la mole dell’antico castello dei Della Gherardesca, sono rimasti diversi segni della sua presenza. Sulla piazza centrale del borgo si affaccia il palazzo in cui visse e una targa sulla facciata lo ricorda; davanti si trova una statua che ritrae la tanto amata nonna Lucia, sepolta nel piccolo cimitero del borgo. A Bolgheri Carducci lasciò anche una parte del suo cuore, perché qui conobbe Maria Banchini, figlia dei mugnai del borgo, il suo primo amore che gli ispirò la poesia “Idillio maremmano”.

Il borgo medievale di Castagneto Carducci

Ripercorriamo il Viale dei Cipressi e raggiungiamo Castagneto Carducci (LI), autentica perla medievale della Costa degli Etruschi, dove la famiglia si trasferì nel 1848 dopo che alcune fucilate erano state sparate contro la loro casa di Bolgheri a causa delle posizioni liberali del padre. Troviamo la Casa-Museo a lui dedicata, un paio di stanze, di cui una è la camera da letto del poeta con gli arredi originali tardo ottocenteschi e l’altra contiene documenti, fotografie e oggetti a lui appartenuti che testimoniano la sua presenza a Castagneto e a Bolgheri. Da parte al municipio, invece, c’è il Museo Archivio: propone un percorso espositivo che, attraverso alcuni pannelli, ripercorre i principali momenti dell’attività letteraria del poeta, in particolar modo quelli legati alla Maremma.
Non andatevene senza prima aver dato un’occhiata alla propositura di San Lorenzo, con la sua torre campanaria in stile neomedioevale, le cui origini risalgono a prima del 1212.

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