Passeggiate

Tra gli zampilli e il refrigerio delle fontane

Alcune delle tante fonti artificiali che si possono trovare nelle città e nei borghi delle nostre regioni: monumentali, artistiche, semplicemente celebrative o segno delle nostre tradizioni.

Tra gli zampilli e il refrigerio delle fontane
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Quando potremo passeggiare liberamente per le nostre città (speriamo il più presto possibile…) probabilmente farà già caldo visto che, prima di Pasqua, in alcune zone d’Italia si poteva tranquillamente girare in camicia o in maglietta. E con il caldo è sempre piacevole guardare una bella fontana e, magari, appoggiare la mano nell’acqua fresca per cercare un po’ di refrigerio. Così abbiamo deciso di segnalarvi alcune delle tante fontane che si possono trovare nelle città e nei borghi delle regioni in cui pubblichiamo i nostri giornali, alcune monumentali e artistiche altre semplicemente celebrative, altre ancora segno di un passato che ricorda le nostre tradizioni.

Lombardia: i milanesi le ribattezzano, anche in dialetto

La scelta da dove partire è facile se tra i capoluoghi lombardi ne hai uno che chiamano la “città dalle 1000 fontane”. Così, almeno, definiva Brescia il poeta Bartolomeo Dotti nel XVIII secolo. No, non preoccupatevi, non le descriveremo tutte: non basterebbero certo queste due pagine… Però, non perdetevi la fontana della Pallata, tra le più antiche, che si trova ai piedi dell’omonima torre nel centro storico di Brescia eretta a protezione della Porta di San Giovanni posta sulla prima cinta muraria medioevale. Detta anche “fontana dei fiumi”, presenta quattro statue allegoriche, di cui le due in basso rappresentano le divinità dei due fiumi principali di Brescia: il Mella (a sinistra) e il Garza (a destra). Risale, invece, al ‘700, la pregevole fontana che si trova nel cortile del Broletto, sede medioevale delle signorie regnanti sulla città, con vasca a calice in marmo Botticino, mentre siamo in epoca fascista per la fontana di Piazza della Vittoria, opera dell’architetto Marcello Piacentini, nota soprattutto per aver ospitato alle origini sui suoi bordi un colosso di virile bellezza che rappresentava l’arte fascista dell’epoca e che i bresciani chiamavano “il Bigio”: eliminati entrambi dopo la seconda guerra mondiale, la fontana venne ripristinata nel 2011, mentre del Bigio non c’è più traccia. Bella anche la fontana dell’Abbondanza in Piazza del Mercato: ritrae un fanciullesco Acheloo che, nella mitologia greca, diede vita al mito della Cornucopia. E qui ci fermiamo.

Brescia, fontana della Pallata

Raggiungiamo Bergamo, in Città Alta, dove non può mancare una visita alla fontana Contarini di Piazza Vecchia dove, chiunque sia stato nel capoluogo orobico per la prima volta ha fatto una foto. Magari seduti su una sfinge o un leone in marmo Zandobbio (da sgridare, perché non si potrebbe) con sullo sfondo il Palazzo della Ragione, il Palazzo del Podestà o la facciata della Biblioteca Angelo Mai. È qui vicina la fontana di Antescolis, accanto alla porta posteriore della basilica di santa Maria Maggiore, unica nel suo genere: infatti, era un vecchio lavatoio risalente probabilmente al XII secolo dalla forma a due fornaci unite da un arco trasversale, simile alle fonti toscane e umbre. E non è distante l’antica e singolare fontana del Lantro, citata già alla fine del X secolo: si trova nell’interrato della chiesa di San Lorenzo ed è dotata di una colonna portante collocata al centro della vasca sulla quale poggiano volte ad archi a tutto sesto e sesto acuto.

Bergamo, fontana Contarini in Piazza Vecchia

Ci spostiamo vicino a Como per una fontana che nulla ha a che vedere con le precedenti. Parliamo della monumentale fontana di Camerlata, realizzata da Cesare Cattaneo e Mario Radice nel 1936 in calcestruzzo bianco ed esposta inizialmente nel Parco Sempione di Milano in occasione della VI Triennale di Milano. Demolita nella seconda guerra mondiale, venne ricostruita nel 1960 e posizionata a Camerlata, come previsto in origine. Lasciamo la parola ai suoi autori per descrivere queste quattro sfere disposte l’una sull’altra e alternate ad anelli orizzontali, aggettanti dal bordo di una grande vasca tonda: «Opera di decorazione pura, esaltazione di belle forme ottenute con geometrica perfezione... senza pretese di contenuto letterariamente simbolico o di destinazione funzionale».

Ricco di fontane è anche il capoluogo lombardo. A cominciare da quella del Piermarini, in piazza Fontana, la prima pubblica di Milano. Inaugurata nel 1782 e realizzata in stile neoclassico in granito rosa di Baveno, misura 20 m² ed è composta da tre vasche sovrapposte di diverse dimensioni. È ornata da due statue in marmo di Carrara che rappresentano due belle sirene a cavallo di draghi che i milanesi chiamano “Le Teodolinde”.

Fontana del Piermarini, Milano

Ci spostiamo in piazza San Babila per ammirare “I Monti, i Laghi, i Fiumi di Lombardia” come ha chiamato questa fontana il suo ideatore, l’architetto Luigi Caccia Dominioni, che ha voluto ricreare il ciclo dell’acqua con le acque che dalle montagne scorrono attraverso i grandi laghi fino alla pianura padana. Il nucleo principale è formato da un tronco di piramide di pietra rossa con un grande pomolo sulla cima da cui sgorga l’acqua che scivola lungo le pareti levigate della montagna stilizzata e riempie la vasca rotonda sottostante. I milanesi, per la sua forma, l’hanno ribattezzata “budino”.
Prendiamo via Montenapoleone, e la percorriamo tutta, lustrandoci gli occhi per le vetrine dei negozi. In fondo, in via Croce Rossa, all’incrocio con via Manzoni, troviamo la fontana dedicata al settimo presidente della Repubblica, Sandro Pertini, opera dell’architetto Aldo Rossi. Consiste in un cubo di otto metri di lato composto da blocchi di marmo di Candoglia grigio rosato, lo stesso del Duomo di Milano: sul retro della parete di fondo ospita un condotto triangolare dal quale scende acqua fino a una vasca posta al centro della parete.
“San Francesco che parla agli uccelli” è, invece, la nota fontana di forma ottagonale che campeggia in Piazza Sant’Angelo con la statua in bronzo del poverello di Assisi che, appunto, predica agli uccelli, realizzata su progetto dello scultore Giannino Castiglioni. Non è lontana, poi, la bellissima e moderna fontana Gae Aulenti, nell’omonima piazza a Porta Nuova, interamente rivestita di Ardesia e progettata da César Pelli: è circondata da una “panchina-scultura” di 105 metri dalle linee sinuose realizzata con getti prefabbricati in cemento e graniglia bianca ed è divisa in quattro irregolari porzioni “d’acqua”, tre delle quali sono coperte da un velo d’acqua che scompare a cascata in tre grandi fori ovali mentre la quarta può trasformarsi, a seconda delle necessità, anche in uno spazio per eventi o spettacoli all’aperto.
E concludiamo con la famosa “Torta Nuziale”, la fontana di piazza Castello, davanti alla Torre del Filarete, soprannominata dai milanesi, appunto, “la turta di spus” per la sua forma rotonda e piatta a vasche degradanti, sormontata da uno zampillo a ventaglio che la rende simile a una torta nuziale e che venne costruita intorno agli anni ’30 dall’azienda elettrica della città, l’Aem.

Liguria, è qui il paese delle fontane

Per la Liguria non partiamo dal capoluogo, perché in questa regione si trova il piccolo comune di Fontanigorda. “Nomen omen” è il caso di dirlo per questo paese di circa 250 abitanti che può contare sulla presenza di quattordici fontane lungo gli angoli delle strade. D’accordo, niente di monumentale, ma il “paese delle fontane” meritava la citazione.

Genova, fontana di piazza De Ferrari

Comunque, la fontana simbolo della città e dell’intera regione è sicuramente quella di piazza De Ferrari a Genova. Al centro della piazza dal 1936 è collocata la grande fontana in bronzo, disegnata dall’architetto Giuseppe Crosa di Vergagni e divenuta ben presto, assieme alla Lanterna, uno dei principali simboli cittadini. Intitolata al politico e banchiere genovese Luigi Raffaele De Ferrari, la fontana è costituita da una vasca centrale, appunto in bronzo, larga 11 metri e del peso di 36 tonnellate, al centro della quale si innalza un grande zampillo d’acqua. Il bacile, sorretto da sei pilastri, è posto al centro di una vasca poligonale dalla quale una serie di mascheroni riversano l’acqua in una seconda vasca di forma circolare. Intorno ad essa si trova infine una terza vasca anch’essa circolare.
Sempre a Genova, sono molto belle le fontane che si trovano nel giardino all’italiana verso il mare della storica Villa Principe, quella che fu la residenza privata dell’ammiraglio Andrea Doria: in particolare, la fontana del Tritone, un capolavoro di Giovanni Angelo Montorsoli, e la fontana del Nettuno realizzata da Taddeo Carlone con il fratello Giuseppe e suo figlio Battista a fine XVII secolo.

Ed ora a Portovenere che da sola merita una visita. Già che ci siete date un’occhiata e scattate una foto anche alla fontana dei Leoni nella piazza dedicata al benefattore Paolo Centinaro, dove una volta si raccoglievano le acque piovane: la fontana è stata fatta costruire durante il fascismo dall’allora podestà Ettore Andrea Mori.

Savona, fontana del santuario di Nostra Signora della Misericordia

Merita di essere segnala la fontana che campeggia davanti al santuario di Nostra Signora della Misericordia a Savona: opera barocca di Giacomo Ponsonelli di Massa è caratterizzata da una vasca quadrilobata con al centro una guglia slanciata su cui svetta un angelo, con le ali aperte, che nel cartiglio che tiene in mano cita un versetto di Isaia: “Haurietis in gaudio”, “Vi disseterete in allegrezza”.

Concludiamo il nostro tour tra le fontane ligure con uno dei simboli di Sanremo. Il casinò? Il Teatro Ariston? Ma no, la fontana dello “Zampillo” che sorse lungo la via Aurelia, là dove sgorgò il primo getto d’acqua dell’acquedotto cittadino il 12 marzo 1884.

Piemonte, un tuffo nei misteri di Torino

Ricchi di fontane sono chiaramente i vari parchi e giardini di tutta la regione, e di cui abbiamo già parlato nei numeri precedenti. Ma anche Torino ne abbonda. Quella più conosciuta è probabilmente la fontana dei Dodici mesi nel Parco del Valentino, inaugurata durante l’Esposizione Generale Italiana del 1898 nel punto dove, racconta il mito, cadde il carro infuocato di Fetonte, figlio del dio Sole e di Iside: da una terrazza ellittica dove troneggiano le statue dei quattro fiumi che costeggiano il centro di Torino (il Po, la Dora Riparia, la Stura e il Sangone) sgorga una cascata che finisce in un’ampia vasca ovale. Tutt’intorno, su una balaustra, le eleganti statue allegoriche dei dodici mesi che le danno il nome.

Torino, la fontana dei Dodici mesi

Se vogliamo scoprire le fontane torinesi di rilievo, una tappa forzata è al centro della parte recintata dei Giardini Reali dove si trova una vasca in marmo bianco con la Fontana di Nereide e dei Tritoni. Opera baroccheggiante del 1758, propone la ninfa, seduta con il busto in lieve torsione e un braccio volto quasi a indicare Palazzo Reale, attorno alla quale si ergono i tritoni.
È una tappa imperdibile per i superstiziosi perché, dicono le leggende popolari, camminare tre volte intorno alla vasca porti fortuna… A proposito di leggende, che dire di quanto si racconta sulla fontana del Parco della Tesoriera dove si trova la villa settecentesca costruita per il potente consigliere e tesoriere generale di Vittorio Amedeo II, Aymo Ferrero di Cocconato? Infatti, la fontana - semplice nella sua vasca ellittica, con spruzzi che possono creare giochi d’acqua scenografici - è anche conosciuta con il nome di “Giardin dël Diav”, in quanto si vociferava che apparisse, galoppando nel Parco, un cavaliere nero, forse il fantasma del Tesoriere del Re, Ajmo Ferrero…
Si passa, invece, all’esoterismo, di cui a Torino sono grandi esperti, quando parliamo della fontana del Monumento al Traforo del Frejus in piazza Statuto. Sull’alta piramide sono poste grosse pietre provenienti dagli scavi del traforo, sulle quali si posano corpi di titani abbattuti in marmo chiaro e, proprio sulla sommità, il genio alato della scienza: dovrebbe essere un’allegoria del trionfo della ragione sulla forza bruta, ma gli appassionati di magia e mistero hanno individuato nella fontana uno dei vertici del triangolo della magia nera e, nell’angelo della scienza, Lucifero in persona.
E per non farci mancare nulla, lasciamo Torino solo dopo aver visitato le due fontane speculari, simmetriche, di piazza CLN, poste rispettivamente dietro le chiese intitolate a San Carlo e a Santa Cristina: raffigurano un uomo e una donna che sembrano due divinità greche e sono allegorie del Po e della Dora Riparia. A proposito: qui sono state ambientate alcune scene clou di “Profondo Rosso”, girato in città dal maestro dell’horror Dario Argento nel 1975.

Cerchiamo qualcosa di più simpatico. Come potrebbe essere la fontana del Mascherone a Giaveno, in Val Sangone, località nota perché qui, nel 1898, lo svizzero Adolfo Kind utilizzò gli sci per la prima volta sulle montagne italiane. Venne scolpita nel 1622 in un blocco di travertino da Giacomo Fontana con l’acqua che sprizzava dal naso e dagli occhi, e colava in velo dalla bocca con un piacevole effetto di rifrazione in un’ampia vasca sottostante.

Segnaliamo anche la fontana dei Fiumi al Castello di Agliè che ha visto un recente restauro del gruppo dei Tritoni: il maniero è famoso perché è stato usato come ambientazione per le serie televisive “Maria José”, “Elisa di Rivombrosa” e “La bella e la bestia”.

È, invece, ormai diventata un simbolo della città di Ivrea la fontana di Camillo Olivetti, collocata all’imbocco del Ponte Nuovo. Opera originale realizzata nel 1957 dallo scultore Emilio Greco, è posizionata su una parete rocciosa verticale con l’acqua che cade a cascata in una vasca semicircolare, con la struttura scultorea che si divide in due parti: una colonna di pezzi metallici costituiti da tasti di macchina da scrivere ingranditi e un bassorilievo bronzeo, raffigurante Camillo, sospeso a un trave infissa nella roccia.

Acqui Terme, fontana delle ninfee

Concludiamo con un paio di fontane di Acqui Terme, dove, chiaramente, l’acqua non manca. Innanzitutto, a sinistra del Grand Hotel Nuove Terme, la suggestiva fontana delle Ninfee che da piazza Italia sale lungo corso Viganò.
E poi è sicuramente da segnalare “La Bollente”. Al centro dell’omonima piazza di Acqui Terme, si erge un’edicola marmorea ottagonale, realizzata nel 1879 dall’architetto Giovanni Ceruti, che circonda una fonte termale da cui sgorga acqua bollente e curativa: 560 litri al minuto a 74,5 °C di un’acqua sulfureo-salso-bromo-iodica. Visto che abbiamo abbondato con le leggende, concludiamo con questa: si racconta che i bambini appena nati venivano portati alla fonte per esservi immersi per un attimo e se ne uscivano vivi venivano definiti “sgaientò”, ossia scottati. Se ne uscivano vivi...

Toscana, qui le fonti hanno fatto la storia

Firenze, fontana del Nettuno

Sono altisonanti per la loro fama e nobiltà i nomi delle fontane toscane. Si pensi, cominciando da Firenze, alla fontana del Nettuno situata in piazza della Signoria, la prima grande fonte pubblica della città voluta da Cosimo de’ Medici. Realizzata con materiali diversi per natura e colore è ricca di opere d’arte, a cominciare dal gruppo del Nettuno, coi tritoni di sostegno e il cocchio coi quattro cavalli, interamente riferibile a Bartolomeo Ammannati e alla sua bottega. Di grande valore è pure la fontana dell’Oceano nel Giardino di Boboli: è ricca di sculture, opere del Giambologna, a cominciare dalla centrale statua di Nettuno, circondato da divinità fluviali sdraiate che rappresentano il Nilo, il Gange e l’Eufrate, i quali versano simbolicamente le loro acque nella vasca grande, che rappresenta l’Oceano. Così come le due fontane dei mostri marini che si trovano in piazza Santissima Annunziata a Firenze, capolavori della scultura manierista realizzate poco prima della metà del Seicento da Pietro Tacca. Ma non si può non citare la fontana del Porcellino (che in realtà è un cinghiale), uno dei monumenti più popolari di Firenze, situata in piazza del Mercato Nuovo, vicino al Ponte Vecchio: la statua in bronzo è una copia romana di un marmo ellenistico che Cosimo II de’ Medici fece fare a Pietro Tacca nel 1612 e che dal 2004 è al museo Bardini. E’ molto ricercata dai turisti perché toccarne il naso si dice porti fortuna.

Ma, quanto a fontane prestigiose, Siena non è sicuramente da meno. Si pensi, innanzitutto, alla Fonte Gaia di piazza del Campo, il cui nome deriva dall’esultanza con cui fu accolta dalla cittadinanza quando venne inaugurata nel 1346: quella che vediamo oggi è una copia perché i rilievi scultorei originali commissionati nel 1409 a Jacopo della Quercia, si trovano oggi nel Museo di Santa Maria della Scala. Altrettanto nota è Fontebranda, menzionata fin dall’anno 1081. Citata anche da Dante Alighieri nel XXX capitolo dell’Inferno (vv. 76-78: Ma s’io vedessi qui l’anima trista / di Guido o d’Alessandro o di lor frate, / per Fonte Branda non darei la vista), si presenta con tre ampie arcate gotiche ogivali sormontate da merli e una fila di archi ciechi con motivi triangolari, mentre il frontale è ornato da quattro zampilli leonini con al centro lo stemma di Siena.

Siena, Fonte Gaia in piazza del Campo

Ma girando in lungo e in largo per la Toscana, potrete trovare la fontana del Pescatorello in piazza del Duomo a Prato, che i pratesi hanno soprannominato anche fontana del Papero per i cigni scolpiti sul bordo delle vasche, o la fontana della Maremma assetata in piazza Guerrazzi a Cecina, dominata dalla figura di Ercole, oppure ancora la fontana delle Sette cannelle situata nel centro storico di Pitigliano che si presenta come un’opera imponente e monumentale, grazie alla presenza della testata dell’acquedotto da cui attinge l’acqua necessaria al suo funzionamento.

Per concludere in bellezza a Bagno a Ripoli, presso un piccolo edificio del Cinquecento chiamato Fonte della Fata Morgana o Casina delle fate: già, perché la leggenda dice che la Casina sarebbe il punto di incontro notturno per ninfe, fate e altri essere incantati e che l’acqua della fonte avrebbe proprietà magiche facendo tornare giovane chi la beve. Chissà? In ogni caso, val la pena berne un sorso.

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