L'OPERAZIONE

Tra droga, estorsioni e ‘ndrangheta: arrestato a Chivasso Angelo Maiolo

Rintracciato da parenti, è coinvolto nella maxi inchiesta condotta dai carabinieri di Chieti.

Tra droga, estorsioni e ‘ndrangheta: arrestato a Chivasso Angelo Maiolo
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Un soggetto di «origine calabrese», con «agganci» a Vibo Valentia. Così viene descritto Angelo Maiolo, classe 1984, arrestato lunedì 24 gennaio nell’ambito della maxi inchiesta condotta da Carabinieri e Finanzieri di Chieti (coordinati rispettivamente dal Tenente Colonnello Pietro D’Imperio - comandante Reparto Operativo - e dal parigrado Giuseppe Pastorelli - Comandante Nucleo Polizia Economico Finanziaria) che si è chiusa con l’esecuzione di venti ordinanze di custodia cautelare, diciotto in carcere e due ai domiciliari.

Tra droga, estorsioni e ‘ndrangheta: arrestato Maiolo

Maiolo era ospite nel Chivassese da parenti (gli investigatori devono ancora chiarire i tempi e i modi di questo «trasloco») e avuta notizia del blitz si è costituito ai militari del Maggiore Luca Giacolla e poi trasferito in carcere a Ivrea.
Nel mirino degli inquirenti, un’organizzazione criminale composta prevalentemente da soggetti di etnia albanese dedita al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti e ad attività estorsive (condotte anche con uso di armi e violenza) operante nella zona di Vasto, in Abruzzo.
Le misure sono state firmate dal GIP presso il Tribunale de L'Aquila, Marco Billi, su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia nella persona del Procuratore Capo Michele Renzo e del Sostituto Procuratore Stefano Gallo.

L'operazione

La complessa ed articolata attività di indagine (nata nel 2019 dopo l’operazione «Evelin») ha consentito di individuare, monitorare e contrastare una diversa associazione criminale, sempre di estrazione albanese, che originariamente risultava in contrapposizione con quella smantellata con l'operazione «Evelin» e che, in un secondo tempo ne aveva preso il posto nello stesso territorio ab monopolizzando in forma esclusiva e sistematica il traffico e lo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed eroina, anche attraverso la disponibilità e l'utilizzo delle armi.
I canali privilegiati di approvvigionamento della sostanza stupefacente sono risultati essere in Calabria, attraverso accertati rapporti con esponenti delle ‘ndrine operanti nell'area di Vibo
Valentia, in Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo. Lo stupefacente veniva poi re distribuito a livello locale da una moltitudine di soggetti - di nazionalità albanese ed italiana.
L'attività investigativa ha consentito di individuare e riscontrare, da un lato, le posizioni dei singoli indagati rispetto all'organizzazione in esame e, dall'altro, di acquisire importanti elementi relativi alla gestione di molteplici attività commerciali formalmente lecite, ma di fatto finanziate dai rilevanti introiti economici derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti. Si tratta prevalentemente di bar, negozi di ortofrutta, concessionarie di automobili, video lottery, sale slot e servizi di scommesse, tutti luoghi idonei e strumentali a consentire anche il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti.
Non meno importante è il ruolo svolto dall'associazione criminale nel controllo e nella gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni presenti lungo la costa meridionale abruzzese e dell'alto Molise, attraverso vere e proprie estorsioni sistematiche attuate nei confronti dei proprietari con anche l'uso di armi ed esplosivi, condotte queste che hanno spinto il PM e il GIP a contestare l’aggravante del metodo mafioso (non contestato a Maiolo).
Imponente il materiale investigativo raccolto dagli inquirenti attraverso una capillare e ramificata attività di intercettazioni telefoniche, supportata da servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati, osservazioni video ed analisi del traffico telefonico storico, che ha portato all'individuazione dei canali di approvvigionamento degli stupefacenti e della rete di smercio degli stessi.
A questo punto, tocca alla Magistratura confermare o smentire l’impianto accusatorio.

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