Strappa un orecchio a morsi al rivale
Parla la famiglia del ragazzo aggredito.
Le urla, il sangue, la corsa prima all'ospedale di Chivasso poi al CTO di Torino per cercare di limitare i danni. Quella di sabato sera (17 settembre), a Castelrosso di Chivasso, è stata l’ultima notte di follia di un’estate che sembra non trovare pace.
Strappa un orecchio a morsi al rivale
Prima le risse e le corse in auto in via Torino, poi le botte in stazione, la scorsa settimana il gesto di un folle che ha sfasciato un distributore automatico di bibite e snack a colpi di coltello. Ma torniamo al 17 settembre, a Castelrosso.
In piazza un gruppo di giovani, residenti in paese e non. Qualcuno studia, qualcun altro lavora, tutte facce conosciute.
All’improvviso, per cause che saranno ora i carabinieri della Compagnia di Chivasso a chiarire, intorno alle 2.30 due dei presenti iniziano a discutere.
Il tono di voce si alza, iniziano gli spintoni e le sfide «fisiche», uno scontro che fortunatamente si ferma quando i contendenti vengono divisi dagli amici.
Tutto sembra risolto, ma è una pace destinata a svanire in fretta. Poco dopo, infatti, una nuova scintilla accende la miccia e ad avere la peggio è un ragazzo residente in paese, a cui un coetaneo (con un passato da pugile amatoriale - forse voleva imitare Mike Tyson contro Evander Holyfield - e stagista in una attività di Chivasso) stacca letteralmente un orecchio a morsi.
La corsa in ospedale
Sotto choc, la vittima non può far altro che correre in ospedale, a Chivasso prima (accompagnato dagli amici) e al Cto dopo, affidandosi ai medici per rimediare alla gravissima ferita.
La vicenda deve essere ancora chiarita nei dettagli, ma è probabile che la brutale aggressione abbia strascichi in un’aula di tribunale.
Per ora, le giornate del giovane a cui è stato staccato l’orecchio continuano ad essere scandite dalle visite mediche dal chirurgo, nella speranza che quanto successo sabato possa diventare presto solo un brutto ricordo.
La reazione della famiglia
«Anche noi abbiamo un trauma psicologico, e non ci sembra giusto che il ragazzo che ha strappato un orecchio a mio figlio aggredendolo alle spalle passi per la vittima della situazione».
A parlare, dopo una settimana dai fatti, sono i genitori del ragazzo di Castelrosso finito in ospedale, a Chivasso prima e al Cto dopo, dopo essere stato ferito gravemente, la scorsa settimana, in seguito ad una banale lite nella piazza del paese. Una lesione che ha reso necessari più di cinquanta punti di sutura, e che fra quattro mesi si chiuderà con un intervento chirurgico ricostruttivo.
«Tutto è successo alle 2.30 di domenica - spiegano i genitori - e i carabinieri non sono intervenuti fino a quando mio figlio è rimasto in piazza. Al Pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso lo ha portato un amico (è qui che gli hanno dato i 50 punti), al Cto lo abbiamo portato noi domenica pomeriggio dopo una medicazione, al mattino, a Chivasso con visita dall’otorino per valutare eventuali danni all’udito.
Come famiglia siamo sconvolti da questa cosa, increduli. Una storia del genere non se la aspetta nessuno in una realtà come Castelrosso. Qui siamo oltre i pugni, che già non vanno dati. Se c’è stato qualcosa prima, una lite, una discussione, ci si doveva fermare li. Saranno scioccati anche il ragazzo che ha ferito mio figlio e la sua famiglia, ma qualcuno in paese dice che mio figlio ha solo un danno fisico, mentre questo altro ragazzo ha un trauma psicologico. Mio figlio, intanto, è stato aggredito alle spalle e si è fatto dare più di 50 punti senza anestesia. Dolore, spavento, ha una lesione permanente perché al momento gli manca ancora un pezzo di orecchio. È una settimana che non dorme, dorme male, dorme poco, perché non è rilassato. Prende tante medicine tra antibiotici e cicatrizzanti, e dovrà subire un intervento di ricostruzione tra qualche mese. L’orecchio non sarà più quello di prima, ma è quello che ci preoccupa meno. Posso capire che quel ragazzo abbia un trauma psicologico, ma voglio chiarire che l’abbiamo anche noi e il ragazzo che l’ha portato al pronto soccorso. I suoi amici hanno raccolto un pezzo di orecchio per terra, non sapevano nemmeno se avvisarci e come farlo. Alla fine ha chiamato mia figlia, che non abita in Italia, e insieme hanno deciso di aspettare per non spaventarci. Quando ti chiamano dal Pronto Soccorso, non sai mai se ti dicono la verità, Così, lo abbiamo visto a casa, fasciato ma vivo. Non sappiamo cosa dirà quel ragazzo, ma il referto parla di morso umano, e poi c’è chi ha visto tutto. Non c’erano solo loro due. Mio figlio non se lo aspettava: è stato preso alle spalle, poi ha sentito male e ha visto il sangue. Non ti aspetti un gesto del genere da una persona che conosci. Adesso tutto è in mano ai carabinieri: abbiamo fatto subito denuncia e vedremo come agire. Per ora ci siamo affidati a un medico che ci seguirà verso l’operazione tra 4 mesi, dopo la guarigione».