OMICIDIO

Omicidio di Giusy, «Indagate tra i vicini, c'è chi sa tutto»

Una lettera anonima arrivata in redazione (e subito consegnata ai Carabinieri) getta nuove e inquietanti ombre sul delitto di Giusy Arena, ancora senza un responsabile.

Omicidio di Giusy, «Indagate tra i vicini, c'è chi sa tutto»
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Un killer che a distanza di più di tre settimane continua a godere della più totale impunità, indagini che non sembrano portare a nulla e un’unica certezza: Giusy Arena «deve» avere giustizia.

Omicidio di Giusy

Sono passate più di tre settimane da quando, in un piazzale lungo la sponda sinistra dell’Orco frequentato da omosessuali in cerca di incontri a pagamento, il corpo di Giusy Arena è stato ritrovato in un lago di sangue. Il volto tumefatto e tre colpi di pistola in faccia, sparati a distanza ravvicinata (e questa è l’ultima ipotesi) per coprire le lesioni e spostare in avanti l’ora dell’aggressione.
Una delle ultime ipotesi, infatti, vede Giusy massacrata di botte altrove, nel giorno del suo compleanno, e poi caricata su un furgone insieme alla sua bicicletta e gettata a terra, come un rifiuto, alle porte di Pratoregio. Ad oggi non risultano infatti tracce del suo passaggio, nessuna telecamera l’avrebbe inquadrata mentre da via Togliatti si dirigeva a Pratoregio attraversando corso Galileo Ferraris e il centro cittadino. Cinque chilometri, quindici minuti sui pedali che Giusy avrebbe affrontato come un fantasma.

«Indagate tra i vicini, c'è chi sa tutto»

Ma ora, c’è un altro elemento che getta una luce inquietante sulle ultime ore di Giusy: pochi giorni fa, infatti, è arrivata in redazione una lettera anonima (subito consegnata ai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Chivasso coordinati dal Capitano Enrico di Lascio) che invita gli inquirenti a seguire una pista forse mai del tutto abbandonata.

«Egregi giornalisti - si legge - vi scrivo al riguardo di Giusy. Vi inviterei ad indagare nei vicini di casa, sanno tutto, riferitelo ai carabinieri. Io non posso esporre perché ci sono troppi delinquenti. Scusate».

Poche righe, scritte a mano, inviate lo scorso 21 ottobre (il timbro è quello del centro di smistamento di via Reiss Romoli) con il francobollo commemorativo di Lucio Dalla, che indicano come mittente «Inquilino via Togliatti».

Che il killer debba essere cercato tra le persone «vicine» a Giusy (di casa come per altri legami) è una circostanza emersa più volte in queste settimane.
Ci sono tante cose che non tornano, dalla persona con cui è stata vista litigare (possibile che nessuno lo abbia riconosciuto o abbia preso il numero di targa della sua auto scura?) a chi (fuori dalla cerchia famigliare) poteva essere a conoscenza del suo segreto, di quei cento e più mila euro depositati in posta e legati all’eredità ricevuta dalla madre.
Nel quartiere, nel bene e nel male, tutti conoscono tutti, e un «forestiero» difficilmente riesce ad allontanarsi da via Togliatti senza lasciare traccia. Figuriamoci dopo aver litigato (più volte in giorni diversi) con una persona fragile come Giusy.
Potrebbe essere questo il «segreto» citato dall’anonimo?
E ancora, lo stesso discorso vale per la porta di casa di Giusy, trovata chiusa dai carabinieri (la sera del delitto) quando lei la lasciava invece sempre aperta. Possibile che qualcuno sia entrato (nelle dodici ore trascorse tra il delitto e l’arrivo degli inquirenti) senza farsi notare? Oppure, nessuno l’ha notato perché si tratta di una persona residente nel quartiere o comunque presenza abituale?

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