Don Piero Massaglia lascia la sua parrocchia
Il sacerdote ha sempre mostrato grande attenzione verso la comunità e una preparazione immensa sia dal punto spirituale che culturale.
Don Piero Massaglia, che per 18 anni è stato il parroco della comunità di Monteu da Po, lascia il suo ministero per un altro incarico, presso il Santuario Madonna di Crea.
Don Piero Massaglia lascia la sua parrocchia
Don Piero Massaglia, che per 18 anni è stato il parroco della comunità di Monteu da Po, lascia il suo ministero per un altro incarico, presso il Santuario Madonna di Crea. E' arrivato, dopo la morte di don Felice Celoria, il 30 novembre 2004. Un uomo giovane, di Cocconato nell'astigiano, che ha dimostrato sin dall'inizio una preparazione notevole non solo dal punto di vista religioso, ma di grande cultura, in particolare attento conoscitore e studioso dei Beni del patrimonio storico artistico, che anche a Monteu sono numerosi. Infatti, si è interessato sin da subito a sistemare le antiche chiese, le case di Dio, che presentavano gravi problemi per mancanza di manutenzione nel tempo, tali da non poter ospitare i fedeli per le sacre funzioni. Tante opere realizzate e ancora tante da cominciare e altre da concludere.
L'intervista
Don Piero, la chiesa parrocchiale è stata oggetto di lavori importanti sia all'esterno, come il tetto, sia all'interno?
«La chiesa mostra ancora, malgrado i furti come quello che ha danneggiato il battistero ligneo, problemi da risolvere; importante e prioritario è il restauro del prezioso altare in marmo policromo che rappresenta Cristo e la centralità della sua presenza, per questo il restauro sarebbe auspicabile soprattutto per la sua funzione di rispetto e di venerazione».
Per parlare di altri altari, so che ti sei prodigato tantissimo per quello di san Grato?
«Si ho sempre cercato di attivarmi per le funzioni anche nelle altre tre chiese presenti a Monteu, la più antica e biglietto d'ingresso del paese è proprio quella di San Grato, che conserva gli affreschi cinquecenteschi della leggenda di santa Fede celati sotto l'intonaco e un altare ligneo che è stato, dopo tante vicende, sottoposto a una delicata operazione di restauro. Attualmente si trova nei locali della Diocesi di Casale ed è desiderio mio e di tutti che possa presto essere ricollocato al suo posto originario. Anche quest'anno, è stata aperta in occasione della festa del Santo la seconda domenica del mese e così per la chiesa di San Sebastiano a Mezzana il 15 agosto e la domenica successiva alla chiesa di San Rocco. In tutte le tre occasioni, c'è stata una grande partecipazione di fedeli».
Qual è il messaggio spirituale che ti senti di lasciare ai fedeli e che hai maturato in tutto questo tempo?
«Durante gli anni del mio ministero a Monteu, ho compreso che è necessario superare le divisioni interne per vivere più profondamente quell'attenzione verso il più debole che ci ha insegnato il Signore. Aggiungo anche che è necessario superare i pregiudizi che possono impedire un sincero rapporto con l'altro, perché ho compreso che senza questa dimensione di carità anche il ministero di un sacerdote è compromesso».
Nella tua permanenza a Monteu hai dato molta importanza al Catechismo. Quale è stata la motivazione di questa attenzione verso i più piccoli e i giovani?
«In primo luogo, ho fatto catechismo personalmente, convinto di dare loro un contatto diretto con il sacerdote: a volte la mediazione allontana. Poi ritengo che questo contatto mirato con i ragazzi mi abbia tenuto molto vicino alle famiglie».
Che cosa ti senti di dire alla comunità montuese nel momento in cui la stai lasciando?
«Per prima cosa, un grande grazie a tutti, per i rapporti umani costruiti, per il bene e le testimonianze ricevute, dico grazie a tutti, sia nei riguardi dei fedeli, sia di quelli dell'amministrazione comunale con cui ho collaborato nel tempo. Un caro e sentito arrivederci a voi tutti».