CHIVASSO

Fatma, tormentata per la sua religione

Da anni è vittima degli insulti di un geometra chivassese, ora denunciato per vilipendio.

Fatma, tormentata per la sua religione
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Fatma ci apre la porta della sua casa, in corso Galileo Ferraris a Chivasso. Con lei il marito Ahmed e i loro 4 figli. Una donna semplice che nel suo paese d’origine, l’Egitto, è un’insegnante, ma qui il suo titolo di studio non è riconosciuto ma potrebbe insegnare nelle scuole arabe. Fatma, invece, si prende cura della famiglia. Si occupa dei figli, delle faccende di casa. Ha 45 anni, come suo marito, e dal 2010 abita a Chivasso. E’ arrivata due anni dopo Ahmed che in Egitto è farmacista ma da quando è Italia fa il cuoco, oggi in un locale di Leini.

Fatma, tormentata per la sua religione

Fatma ci racconta quello che vive da quando ha deciso di trasferirsi a Chivasso. Lei indossa il burqa fuori casa (il velo fissato al capo che copre l'intera testa, permettendo di vedere solamente attraverso una finestrella all'altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti) un indumento che qualcuno non accetta in città.
«Quando mia moglie è arrivata in Italia era stata denunciata perché indossava il burqa, ma abbiamo vinto la causa perché lei può indossarlo. L’importante è che se una forza dell’ordine le chiede di mostrare il volto, lei lo faccia» racconta il marito.

Ma nonostante questo un uomo da sempre la insulta, come lei stessa ci racconta: «E’ una situazione che va avanti da anni. Ha iniziato dicendomi che devo andare via di qua, che devo tornare al mio paese. Mi rivolgeva parole terribili in italiano, ma anche in inglese e in arabo. Vedendo che a queste parole io non reagivo, ha iniziato anche ad insultarmi. Ma io nulla. Poi ha iniziato a perseguitarmi entrando nei negozi in cui mi trovavo e mi ripeteva quelle parole».
Fatma racconta quello che da oltre 10 anni sta subendo senza reagire. Lei è stata in silenzio fino a quando quest’uomo non ha insultato il suo Profeta: «A quel punto gli ho solamente chiesto perché lo stesse facendo. Per noi, il Profeta è la figura più importante. L’uomo mi ha risposto in inglese: “Freedom” (libertà). Questo mi ha fatto molto male, ha colpito il mio credo».

Un italiano ha insultato il Profeta

Venerdì però di fronte alla scuola primaria Marconi non c’erano solo i genitori degli altri studenti, ma anche un carabiniere libero dal servizio che ha assistito alla scena: «Lui ha visto tutto, mi ha detto di stare tranquilla e che avrebbe chiamato i colleghi. Intanto io avevo già avvisato mio marito che quell’uomo mi aveva di nuovo insultata, che aveva insultato il nostro Profeta. Naturalmente Ahmed stava arrivando. Quando i carabinieri sono arrivati ci hanno chiesto cosa fosse successo, abbiamo spiegato che non era la prima volta e ci hanno detto che era importante sporgere denuncia. Così abbiamo fatto. Siamo andati in caserma. Era la prima volta che i carabinieri si trovavano di fronte ad un episodio del genere».

Una famiglia ben integrata

A Chivasso, infatti, non era mai successo perché la famiglia Ahmed e Fatma è ben integrata, i ragazzi studiano, sono coinvolti in tutte le attività. Il loro credo non li rende diversi. Anzi.
«I compagni dei nostri figli erano incuriositi dal burqa e hanno chiesto informazioni. Loro hanno spiegato cosa fosse e perché viene indossato» raccontano.

«Io non voglio che questo uomo sia sanzionato o altro - raccontano Fatma e suo marito - Noi siamo pronti al dialogo. Attraverso un nostro connazionale, infatti, abbiamo chiesto se fosse possibile parlare con questa persona, avere un confronto. Ci auguriamo veramente che questo possa accadere perché noi vogliamo la pace, non vogliamo che si verifichino altri episodi di questo genere, non vogliamo avere paura per i nostri figli e le nostre figlie».

Loro desiderano solo che quest’uomo la smetta di perseguitarla, di insultarla. Desiderano una sana convivenza: «Abbiamo ricevuto molte testimonianze di solidarietà in questi giorni, ne siamo felici».

Denunciato

Dal punto di vista giudiziario, i carabinieri del Capitano Urbano Marrese dopo aver identificato l’autore degli insulti nel geometra Giancarlo Matta, residente proprio davanti alla «Marconi» (e già noto per le sue posizioni contro il burqa che nel 2010 lo avevano portato a presentare un esposto contro l’AslTo4), lo hanno deferito per vilipendio alla religione, ai sensi dell’articolo 403 del codice penale. Ora rischia da mille a cinque mila euro di multa.

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