Superbonus, un duro colpo al comparto edile e all’economia torinese
A rischio 40 mila imprese edili in Italia, 2000 nella Città metropolitana di Torino
Superbonus, un duro colpo al comparto edile e all’economia torinese sul Decreto Legge 16 febbraio 2023. A rischio 40 mila imprese edili in Italia, 2000 nella Città metropolitana di Torino.
Superbonus, un duro colpo al comparto edile e all’economia torinese
Il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri assesta un durissimo colpo al sistema di incentivazione per la riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato e aggrava il problema dei crediti incagliati.
La decisione del Governo anzitutto è grave sotto il profilo del metodo. Il decreto è stato approvato ignorando qualsiasi confronto con il sistema delle imprese che da tempo sollecitano un tavolo per superare la fase di profonda incertezza intorno ai meccanismi dei bonus generata dalle continue modifiche normative.
Un intervento che arriva in modo traumatico sul sistema della cessione dei crediti fiscali, senza alcuna distinzione tra le varie tipologie di incentivi (non solo i bonus edilizi) ma con l’unica evidenza di paralizzare qualsiasi operazione.
Il decreto del Governo rappresenta un elemento di rottura preoccupante per quanto riguarda le strategie e la gestione delle politiche economiche producendo un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali, considerato che il mercato della riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare ha rappresentato il principale contributo alla consistente ripresa nel biennio 2021-2022.
Investimenti importanti
L’insieme dei bonus edilizi nei primi 10 mesi del 2022 ha attivato investimenti per un ammontare di oltre 74 miliardi, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito.
La scelta del Governo pertanto comporta la rinuncia a investimenti aggiuntivi privati per una cifra di oltre 50 miliardi annui. I riflessi dell’orientamento, incomprensibile, del Governo saranno una drastica riduzione dell’attività per tutta la filiera che conta circa 750mila imprese, quasi tutte micro e piccole.
Il provvedimento aprirà una stagione di contenziosi sui termini dell’applicazione delle nuove norme oltre ad acuire il livello di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica.
Il decreto trascura i grandi obiettivi della transizione, infatti rompe il percorso virtuoso avviato dal paese che avrebbe dovuto garantire una prospettiva di medio e lungo termine coerente con l’obiettivo di riqualificazione energetica degli immobili prevista della nuova direttiva casa che nei prossimi anni dovrebbe attivare interventi su circa 8 milioni di edifici.
Il decreto blocca, altresì, la messa in sicurezza degli immobili rispetto a terremoti e alluvioni che colpiscono spesso l’Italia provocando la perdita di vite umane e danni materiali per decine di miliardi.
Il decreto frena un mercato rilevante, aiuta il sistema bancario in termini di garanzie giuridiche, alleggerendo la responsabilità dei cessionari dei crediti, ma dimentica le 40 mila imprese che hanno crediti di imposta bloccati per oltre 8 miliardi di euro che non riescono a cedere.
Non solo, il provvedimento vieta anche le iniziative da parte di Regioni, Province e Comuni che si sono attivati per offrire un contributo all’emergenza dei crediti incagliati. Iniziative lodevoli che andrebbero spronate e che indicano la gravità della situazione sul territorio.
Le richieste
CNA chiede strumenti e soluzioni rapidi, che il Governo avrebbe già dovuto mettere in campo prima di gettare nel caos imprese e famiglie e allontanare il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica.
Al momento dall’esecutivo non sono pervenute indicazioni né strategie su come centrare gli ambiziosi obiettivi in termini di riduzione dei consumi energetici e di dipendenza dalle fonti fossili, che l’Italia ha sottoscritto e che da ultimo sono stati ulteriormente esplicitati con la direttiva europea sulla casa, in via di approvazione.
Non è realistico che le risorse e gli investimenti del PNRR possano sostituire il venir meno degli investimenti del settore privato. Si tratta di mercati diversi, così come diverse sono le imprese protagoniste.
Il decreto ha effetti anche sul piano socio-economico: con la cancellazione dell’opzione della cessione del credito sarà di fatto precluso l’accesso al sistema dei bonus alle fasce più deboli che non dispongono delle risorse finanziarie per avviare gli investimenti o la capienza per utilizzare i crediti di imposta. Una discriminazione che deve essere superata ripristinando il meccanismo o, in alternativa, individuando misure che siano effettivamente in grado di produrre gli stessi effetti.
In vista dell’incontro con le organizzazioni datoriali annunciato dal Governo per lunedì prossimo, la CNA chiede l’immediata istituzione di un tavolo permanente per trovare soluzioni efficaci e condivise sul riordino del sistema degli incentivi.
Senza risposte convincenti nell'incontro di lunedì si cercherà in accordo con altre Associazioni di stabilire azioni di protesta.