«No alla riduzione delle aree protette del Parco del Po per agevolare la caccia»
La associazioni ambientaliste si schierano contro le richieste giunti da Provincia e Comune oltre che dalla Regione
«Revisione dei confini del Parco e dell’Area Contigua». E’ questo il tema che sta scatenando non poche polemiche discusso nel corso dell’assemblea che si è svolta a Casale.
Abolizione delle aree contigue e la riduzione delle Aree Protette
La Provincia di Vercelli insieme ad alcune amministrazioni comunali, tra cui quelle di Saluggia, Crescentino e Livorno Ferraris nonché a cacciatori e agricoltori ha chiesto l’abolizione delle aree contigue e la riduzione delle Aree Protette ritornando ai confini del 2020 con conseguente cancellazione del recentemente istituito Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi.
«No alla riduzione delle aree protette del Parco del Po per agevolare la caccia»
Una decisione che le associazioni ambientaliste piemontesi non condividono: «Il mondo venatorio, in rivolta dopo gli ampliamenti dei confini entrati in vigore nel gennaio 2021, spalleggiato da quello agricolo (o, meglio, parte di esso - che inspiegabilmente ancora preferisce assecondare la lobby venatoria piuttosto che sostenere l’implementazione di pratiche davvero efficaci nel controllo dei cinghiali) e di cui alcune Amministrazioni locali si sono fatte portavoce, si propone ancora una volta come la soluzione del problema cinghiali e danni alle coltivazioni. Tuttavia, è ormai ampiamente documentato tramite studi e ricerche che la caccia non è la soluzione. Gli ultimi decenni ne sono una evidente testimonianza sotto gli occhi di tutti. Laddove necessari, gli interventi di controllo faunistico devono essere effettuati con un approccio tecnico e non ludico, devono essere pianificati, coordinati e continuativi, e, infine, devono avere un basso impatto su altre specie.
Comunicazione del vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso
Il Consiglio del Parco è stato preceduto da una comunicazione del vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, il quale ha ribadito la volontà della Regione di ascoltare le richieste del territorio, dettando in maniera affatto velata la linea che il Consiglio del Parco avrebbe dovuto tenere per l’espressione del parere sulle richieste di modifica dei confini pervenute. La drammaticità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Il gesto senza precedenti è stato preceduto nelle ore prima del consiglio da un “ultimo assalto”, ovvero dall’arrivo di alcune ulteriori lettere inviate da Provincia di Vercelli, comune di Livorno Ferraris e alcune associazioni agricole per ribadire le richieste già espresse».
Ambientalisti che sono dunque contro il parere del Consiglio che ha accolto la richiesta di conversione per consentire anche ai non residenti nei comuni di cacciare.