LIVORNO FERRARIS

Chiara, ex malata oncologica: «Mi hanno negato l’adozione»

La giovane donna insieme al marito ha scelto di prendere in affido un bimbo di una comunità

Chiara, ex malata oncologica: «Mi hanno negato l’adozione»
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Scoprire di avere un carcinoma mammario er2 fa sempre molta paura. Se poi lo si scopre quando si è in età fertile e si desidera avere tanto un figlio, diventa drammatico. Eppure Chiara Barone e suo marito Alessandro Duò, nemmeno di fronte alla malattia si sono persi d’animo.

Ex malata oncologica: «Mi hanno negato l’adozione»

Chiara, infatti, aveva 35 anni quando, scoperto il male, ha avviato tutto il percorso di cure che l’ha portata, dopo l’intervento subito proprio tre anni fa (era il 5 agosto del 2020) ad accettare di sottoporsi a quattro cicli di chemio pesanti, dodici di quella più leggera e diciotto sedute di chemioterapia intelligente. Tutto per evitare recidive, per evitare di dover di nuovo affrontare questa battaglia. Chiara, nonostante la sua grande voglia di diventare mamma, ha da subito rinunciato alla crioconservazione degli ovuli perché voleva dire fare delle terapie per cercare poi di avere un numero di ovuli sufficienti e perché il tumore è nato dalla sua malattia all'intestino, malattia che non avrebbe mai voluto trasmettere geneticamente al bimbo.
Chiara e Alessandro potevano diventare genitori con i metodi alternativi. E loro subito hanno pensato all’adozione.
«Ho finito le terapie nel dicembre 2021 - spiega Chiara - Con le oncologhe avevamo già parlato di metodi alternativi per diventare mamma. Sapendo che i tempi erano molto lunghi abbiamo deciso di intraprendere il percorso adottivo, ho sempre fatto presente che io ho avevo avuto questo problema, che stavo terminando l’ultimo ciclo di chemio. Io non ho tenuto nascosto nulla ed inizialmente mi avevano detto che non era un problema perché ero stata dichiarata libera dalla malattia, che non era un ostacolo. Dunque abbiamo avviato tutto il percorso. Dagli esami risultavo sanissima ma naturalmente arriva la segnalazione di caso di “adozione complessa” e dalla medicina legale di Vercelli ci spostano a Torino dove siamo stati sottoposti ad un’altra visita dove il medico ci ha detto che dal punto di visto medico era felice per le mie condizioni di salute, ma che lui, rappresentando la legge, era obbligato a ritenermi non idonea, dicendoci di tornare dopo qualche anno. Intanto riceviamo anche la sentenza del Tribunale dei minori. Si legge che non c’è certezza sulla mia aspettativa di vita perché c’è un’alta possibilità di recidiva e che un’eventuale rivalutazione era possibile al termine del periodo di follow up». Di fronte a questo verdetto Chiara ha così accantonato il «progetto» di vita.
La coppia avrebbe potuto valutare l’affido ma lo avevano escluso perché era un percorso totalmente diverso. Li spaventava l’idea di un affido temporaneo, che potesse finire da un momento all'altro.

La scelta di chiedere l'affido di Alessio

Ma poi qualcosa è cambiato. Chiara ha iniziato a lavorare a scuola ed è proprio lì che ha conosciuto il piccolo Alessio (nome di fantasia).
«La sua è una storia un po' triste, lui era grande e non riusciva a trovare una famiglia affidataria – racconta Chiara – Così ne ho parlato con mio marito e abbiamo dato la nostra disponibilità. Noi volevamo prendere in affido Alessio. Così abbiamo iniziato il percorso e se pensavamo che il fatto di aver già tutti i documenti per l’adozione avrebbe velocizzato l’iter, è stato l’opposto. Perché a noi non era concesso l’affido residenziale, quello che poi abbiamo avuto. Così abbiamo effettuato nuovamente i vari incontri. E durante questi abbiamo cercato di far comprendere che noi volevamo solamente aiutare questo bambino, che noi non stavamo dando la disponibilità in generale ma a questo caso specifico».
Alessio viene affidato a Chiara e Alessandro. Per due anni, con possibilità di rinnovo per altri due. Termini bruttissimi quando si parla di un bambino ma l’affido è così. C’è la possibilità che da un momento all’altro lui possa tornare dai suoi genitori, ricongiungersi con la sua famiglia che comunque incontra secondo il calendario disposto dal Tribunale.

Alessio dunque frequenta le scuole del paese, ha gli amici. Va in vacanza con la sua nuova famiglia, vive la vita di un qualsiasi bimbo della sua età ma, a differenza degli altri, ha un passato che non potrà mai scordare, sa quanto la vita possa esser brutta e ha tante paure, come tutti gli altri bimbi nella sue condizioni. L’incertezza non è bella per gli adulti, figuriamoci per loro che hanno affrontato momenti bui. Dunque diventa normale che si ponga interrogativi sul suo futuro.
Ma Chiara e Alessandro sognano un futuro con Alessio, sognano che lui possa raggiungere tutti i suoi obiettivi, che possa esser libero e felice.

«L’affido è un’esperienza bellissima ma non è certamente facile – racconta Chiara – Ovviamente ci sono momenti di difficoltà. Questi bimbi vogliono e hanno bisogno di risposte. Sanno cosa hanno vissuto e lo raccontano. Ci ripensano. Alessio, ad esempio, parla poco del suo passato, quando lo fa ci dice che ha visto cose brutte. Sono bimbi che sanno quello che gli è accaduto, sanno la verità per evitare illusioni. Il nostro compito è amarli e fargli comprendere che nulla è dovuto a loro. Io voglio dire a tutte le donne e uomini che vogliono prendere in affido un bimbo, di farlo. Ci sono tanti giovani che hanno bisogno di questo aiuto. Nonostante la difficoltà, fatelo. Il vostro cuore ve ne sarà grato».

La riflessione di Chiara

Ma Chiara parla anche ai nostri Deputati e Senatori: «Io mi sento punita perché sono stata malata, ha più possibilità chiunque altro di me solo perché ho avuto un tumore dal quale, per giunta, sono guarita. A chi oggi discute dell’oblio oncologico voglio dire che so che per il team di valutazione sarebbe difficile ma è necessario che vengano analizzati i singoli casi, valutazioni personalizzate per gli aspetti legati alla salute delle persone che vogliono adottare. Oggi, qualora Alessio dovesse esser dichiarato adottabile, non potremmo procedere con l’adozione perché non sono ancora dichiarata idonea. Perché? Questa legge mi darebbe la possibilità di adottare un bambino quando avrò 45 anni. Ma non avrò più la stesso forza, energia e anche pazienza di oggi. Su questo chiedo di riflettere».

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