Consulente «furbetto», nuove vittime e un esposto in Procura
Aumentano le segnalazioni di chi ha visto il proprio conto alleggerirsi di migliaia e migliaia di euro
Da quando, mercoledì 11 ottobre, è uscito il nostro primo articolo sul consulente bancario «furbetto», che avrebbe alleggerito i conti dei propri clienti a suon di operazioni e (costose, costosissime) commissioni, i telefoni della redazione non hanno smesso un attimo di squillare.
Consulente «furbetto», nuove vittime e un esposto in Procura
C’è chi vuole «sapere» e chi, invece, racconta esperienze analoghe, di una fiducia immensa verso il professionista tradita nel tempo di un estratto conto.
Ci sarebbe anche un esposto in Procura, ad Ivrea, legato ad ammanchi a sei cifre, ma nessuno vuole spingersi oltre nel commentarlo.
Ci sono trattative in corso con la banca, e la paura delle parti in causa è che una parola di troppo possa essere vista come la scusa per far saltare il banco.
Il punto di partenza (o di arrivo, dipende dai punti di vista) è che al momento nessuno ha capito perché il broker (a cui certo non mancavano i clienti) si sia infilato in un simile ginepraio: c’è chi dice per guadagnare sulle commissioni di investimento e disinvestimento (che sulle grosse cifre non sono certo di pochi spiccioli), chi sospetta che dietro questo continuo movimentare denaro ci sia una forma di «ludopatia», non legata al gioco o alle scommesse ma, appunto, ad una necessità compulsiva di investire. Peccato che questo sarebbe avvenuto con denaro altrui.
Tra le testimonianze raccolte in questa settimana, c’è anche quella di chi, scoperto l’ammanco, ha deciso di non proseguire con azioni legali: «Ci ho messo una pietra sopra, come se avessi fatto un investimento sbagliato, ma vi giuro che ho visto persone in lacrime, anche per via della fiducia che avevamo in quel consulente».
Ovviamente in campo vi sono anche numerosi avvocati chivassesi, ma anche per loro vale il «No comment» esteso alla massima potenza.
Sul «come» il consulente sia riuscito a concludere tutte quelle operazioni (si parla anche di 90 nel giro di un mese) vi sono ancora numerosi dubbi, anche se non è escluso che alcune firme possano essere state messe all’insaputa del cliente. Documenti falsi, quindi, che se non sarà trovato un accordo potrebbero peggiorare di molto la sua posizione. Poco probabile invece un «ampio mandato» che avrebbe permesso al consulente di agire in prima persona, anche se le decine e decine di operazioni nel giro di pochi giorni appaiono comunque poco giustificabili anche a fronte di un profilo di investitori propensi al rischio per guadagnare di più.
Le prime voci di quanto stava accadendo hanno iniziato a rincorrersi in via Torino nel mese di luglio, per diventare man mano sempre più insistenti e ricche di particolari.
Negli ultimi giorni, come detto, la bomba è esplosa, anche se sono ancora molti i segreti che devono essere svelati.