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Prestia rivendica l’orgoglio del Borgo Sud-Est

«C’è tanta voglia di riscatto»

Prestia rivendica l’orgoglio del Borgo Sud-Est
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Il Borgo Sud-Est non è un appendice della città, ma ne è parte integrante. Di questo è profondamente convinto il consigliere comunale Bruno Prestia che lì risiede e che non perde occasione per ribadirlo. E le sue battaglie, tante, sono proprio finalizzate a dare il giusto peso al Borgo Sud-est.

Prestia rivendica l’orgoglio del Borgo Sud-Est

Per la prima volta questa parte della città ha un suo rappresentante in consiglio. Soddisfatto?

«Certamente perché è giusto che la nostra voce giunga a Palazzo, anche se purtroppo i politici fanno orecchie da mercante. Promettono ma poi...».

Ci racconti il suo quartiere, al di là degli slogan scontati che tendono ad emarginarlo.

«Io vivo in un quartiere dove fra i residenti ci sono rapporti quotidiani, dove si parla di tutto e fra vicini si cerca sempre di aiutarsi. C’è voglia di riscatto, di vedere realizzare ciò che negli anni è stato promesso, ma è sempre rimasto lettera morta. Vedo passione. E mi spiace quando leggo certi titoli di giornale o quando riferendosi al Borgo Sud-Est vengono sempre date etichette negative. Come dire è più facile parlarne male che bene. Soprattutto in quest’ultimo periodo, c’è voglia di rivalsa ed è più forte il senso di unione. Forse anche perché finalmente c’è un rappresentante istituzionale».

Si ma tornando all’immagine negativa?

«Certamente gli ultimi fatti accaduti non fanno bene. Ma non dimentichiamo che - mi riferisco a Giusy - non è successo qui, ma ha visto coinvolta una persona che viveva qui, una persona che probabilmente dalle istituzioni è stata abbandonata. Ci terrei a mettere in evidenza che questo è un quartiere fatto di persone che vanno a lavorare, di anziani che sperano di potersi godere la pensione. Come ovunque, c’è il bene e il male. Peccato che del bene se ne parli poco. Faccio un esempio, domenica si è svolta la manifestazione “Natale al borgo Sud- Est”. Una bella festa, spiace, però, che non ci fosse alcun rappresentante delle istituzioni, fatto salvo per i colleghi consiglieri di minoranza. Certo capisco che farsi fotografare con cento persone sia meno di impatto che con mille in piazza della Repubblica».

Parliamo di legalità.

«Tante belle parole vengono dette. Qui poi vengono fatte tante promesse e non si riescono a risolvere neanche i problemi più semplici. Quest’estate sono andato a colloquio con il sindaco e il vice, ho parlato con loro e alcuni dirigenti delle problematiche del Borgo Sud-Est. Ha fatto seguito un sopralluogo, ma nulla è stato fatto. Ad esempio la cassetta dei rifiuti è sempre lì che impedisce l’accesso ai disabili e alle mamme con le carrozzine. Questo denota il senso di abbandono e noncuranza, nonostante la delibera di spostamento sia di un anno fa. In sintesi sono state solo chiuse due buche. Ne consegue che centinaia di famiglie da anni si sentono prese in giro e messe da parte. Serve la volontà di chi governa di fare interventi. Basta poco per miglioralo e renderlo più sicuro».

Pesa l’assenza delle istituzioni?

«Certo, ci si sente abbandonati. Istituzioni che si fanno sentire sempre e solo quando ci sono risvolti negativi. Mi permetta una battuta finale. Sono stato accusato di aver intimidito una persona per una lettera pubblicata sul suo giornale. E proprio da colei, Lina Borghesio , che ha definito il Borgo Sud-Est un quartiere omertoso. Se difendere un quartiere da accuse infondate significa fare intimidazioni continuerò a farlo, perché di certo non smetterò di difendere il mio quartiere».

E a proposito di baby gang e dell’arresto dei due fratelli che vivono lì?

«Mi auguro possano seguire un percorso utile per il loro recupero. Credo che siano diventati anche una sorta di capo espiatorio, ma da lì a etichettare un intero quartiere ce ne passa».

 

 

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