E’ morta la partigiana Tigre, Carla Dappiano
La donna, rimasta orfana, seguì le orme dell'impegno politico di suo nonno, militante della Lega dei Braccianti
Il suo nome di battaglia era Tigre. Lei credeva fermamente nella libertà, nella lotta al fascismo e nella difesa della donna. Ideali per i quali ha sempre combattuto, che ha sempre portato avanti e trasmesso ai giovani, tant’è che era anche presidente onoraria della sezione Anpi V Torino.
E’ morta la partigiana Tigre, Carla Dappiano
Una storia importante quella di Carlotta Dappiano, anche se tutti la chiamavano Carla. Una storia che ha voluto raccontare anche nei filmati dell’Anpi affinché tutti potessero conoscere ciò che sono stati realmente il Ventennio e le battaglie partigiane. Quello che è stato fatto, da lei e da moltissimi altri, affinché ogni cittadino potesse esser un uomo o una donna libero.
Carla era nata a Crescentino il 4 ottobre del 1929. Da piccola perse il papà e seguì, come lei stessa ha raccontato più volte, le orme dell'impegno politico di suo nonno materno, militante della Lega dei Braccianti. Visse, appunto, con i nonni materni, una famiglia poverissima ma che lottò per i propri diritti. Prima della Guerra, lavorò alla Westinghouse a Torino. Poi i bombardamenti bloccarono le produzione, dunque finì il lavoro. In quel tempo conobbe i Gruppi di difesa della Donna guidati da Cornelia Benissone «Vittoria» e diede un suo importante contributo.
A Crescentino entrò a far parte della 42a brigata autonoma Vittorio Lusani del comandante Giuseppe Rossetti, con il ruolo di staffetta. Carla più volte ha ricordato i tempi in cui lei e sua mamma ospitarono un giovane ebreo che era in attesa di fuggire in Svizzera (papà ebreo, mamma ariana). E di quando lei e la mamma, sempre insieme, andavano a Borgo Revel a prendere il treno per andare a lavorare a Torino nonostante la paura dei bombardamenti.
La sua vita dopo la Guerra
Terminata la guerra, Carla non lasciò subito il Vercellese. Lavorò come mondina nelle risaie. Poi la scelta di trasferirsi a Torino dove trovò impiego come operaia presso la Paracchi, azienda che produceva tappeti e tessuti. Ma qui non lavorò a lungo perché, a causa dei suoi impegni sindacali e politici, venne licenziata. Carla, infatti, era nel PCI e nella CGIL, impegni che condivideva con il marito Pierino Frasca, che ricoprì anche il ruolo di segretario della Camera del Lavoro di Torino. Ha continuato il suo impegno civico fino all'ultimo, sempre attiva nello SPI e con l'Auser, oltre che come testimone in numerosi interventi nelle scuole della sua esperienza nella Resistenza, sempre pronta a combattere le ingiustizie e stare dalla parte degli ultimi.
Ma nelle tante testimonianze di Carlotta, che meritano veramente di esser ascoltate per conoscere bene la storia del Paese, ci sono anche le attività svolte dall’Avanguardia garibaldina, lei lavorò nel gruppo di zona Centro. Ricordava i ragazzi che partivano con il fazzoletto rosso al collo armati di buona volontà, rastrello, pala e scopa per sistemare i danni provocati dalla guerra o dal maltempo. E poi ancora l’associazione Ragazze d’Italia, la cui attività era concentrata nella distribuzione di volantini, in incontri e manifestazioni, organizzate con le operaie delle fabbriche in circostanze particolari. Lei ne era stata protagonisti perché lottava per le donne, per il riconoscimento dei diritti. Lottavano per la parità delle donne nella famiglia, nel lavoro nella società, contro i licenziamenti per maternità o matrimonio. Dappiano, impegnata su più fronti, fu anche segretario dell’associazione Pionieri d’Italia.
Una donna che ha scritto veramente una pagina importante della storia del Piemonte che sarà ricordata per il suo grande impegno.