IL CASO

«Sulla Chivasso-Asti pesa il silenzio di Palazzo Santa Chiara»

Renato Cambursano ricostruisce la storia della linea ferroviaria e punta il dito contro l’amministrazione di Castello

«Sulla Chivasso-Asti pesa il silenzio di Palazzo Santa Chiara»
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Renato Cambursano fa un lungo excursus sulla linea Ferroviaria Chivasso-Asti.

«Sulla Chivasso-Asti pesa il silenzio di Palazzo Santa Chiara»

Parte da quando era sindaco di Chivasso, nel 1986 e la Chivasso-Asti venne inclusa in un elenco di “rami secchi”, ma grazie al l’azione congiunta dei sindaci del territorio non venne tagliata. Vennero solo apportate modifiche minori di orario.
Passa poi all’inizio degli Anni Novanta quando l’intera rete secondaria piemontese fu oggetto di un profondo programma di rinnovamento che mirava a diminuire i costi di esercizio attraverso l’automazione e il telecomando degli impianti. Conseguenza la linea venne chiusa nel 1991 per consentire i lavori che comportarono “la soppressione di undici passaggi a livello e l’automazione di altri quarantaquattro, nonché l’eliminazione dei binari di incrocio e l’impresenziamento (assenza di personale addetto) di tutte le stazioni, con l’eccezione di quella di Cavagnolo-Brusasco e Montiglio-Murisengo.
La Linea fu riaperta il 19 novembre 1992, ma l’ipotesi dei tagli di alcune linee fu nuovamente ventilata nel 1993, quando la città era commissariata.

Entra nel merito: «Fu la natura a porre il primo serio ostacolo al proseguimento dell’esercizio: la linea subì infatti ingenti danni durante l’alluvione del novembre 1994, quando crollò quasi interamente il ponte sul fiume Poi i lavori di ripristino comportarono dunque la ricostruzione del ponte; durante il loro svolgimento fu istituito un servizio a spola fra Asti e Cocconato che perdurò sino al 27 agosto 2000, quando fu inaugurata la riapertura dell’intera linea ferroviaria».
Si arriva al 2001 quando la gestione passò alla neo costituita Rete Ferroviaria Italiana. Nel 2011 venne sospesa la circolazione sulla linea, a causa dell’instabilità della galleria di Brozolo, che necessitava di ingenti lavori di messa in sicurezza.
Considerata la pesante situazione economico-finanziaria di alcune linee “secondarie”, la Regione Piemonte non intese avviare un programma di valorizzazione del trasporto su ferro decretando la sospensione dei contratti di servizio con Trenitalia per il trasporto passeggeri. A partire dal 2013 furono rimosse le barriere nella maggior parte dei passaggi a livello e spenti i sistemi di segnalazione.

Cambursano prosegue: «Nel 2017, su sollecitazione del sindaco Ciuffreda, vennero pianificati studi per la riapertura, ad opera dell’Agenzia Mobilità Piemontese. Il 3 agosto 2018 l’assessore Balocco concordò con i sindaci del territorio, la riapertura parziale della linea, che avrebbe incluso il tratto Chivasso-Brozolo, in attesa di successivi interventi di ripristino della restante tratta sino ad Asti necessitante di importanti interventi infrastrutturali.
A seguito dell’intervento della Fondazione FS, furono completati i lavori di ripulitura e bonifica del sedime ferroviario nel tratto Chivasso-Brozolo, che arrivarono poi sino a Montiglio-Murisengo e nel febbraio 2022 furono estesi oltre Montechiaro d’Asti.
Il 15 maggio 2022 venne effettuata una corsa di prova nel tratto Chivasso-Montiglio e ripetuta il 29 settembre nel restante tratto fino ad Asti.
La riapertura ufficiale della linea si è tenuta il 2 ottobre 2022 con due treni storici: il primo con trazione a vapore da Chivasso, mentre il secondo, proveniente da Cuneo via Asti con automotrici a trazione termica.
Dal 2022 la linea è percorsa esclusivamente da treni storici della Fondazione, una/due volte all’anno.
Nel settembre dello scorso si è attivato il “Comitato per la riapertura della linea Chivasso-Asti”, forte dell’ufficialità della riapertura della Asti-Alba.
L’ex consigliere regionale Gianluca Gavazza (Lega) nel marzo del 2023 lanciò una proposta: “un anno di prova nel corso del 2024 con otto copie di treni da Chivasso a Montiglio”.
La proposta non ha avuto seguito, anzi l’assessore regionale Marco Gabusi dichiarò pubblicamente: “La Regione Piemonte deve a RFI ancora 40 milioni di euro dei 60 stabiliti da una Sentenza passata in giudicato, relativi a fatti del 2017, (cioè prima della Giunta Cirio) e questa Giunta non se la sente di impegnarsi ad un simile passo vincolante, anche perché vi sono comunque grossi limiti sui numeri della potenziale utenza” pertanto la Chivasso-Asti non rientra nei piani della Regione.

La Città di Asti, intanto, si era attivata sottoscrivendo un “Protocollo d’intesa” tra la città capoluogo e diversi Comuni per il recupero del sedime ferroviario in disuso “Asti-Chivasso” nell’ottica di “una sua riconversione a pista ciclabile”, come quella che è stata realizzata sulla tratta Airasca-Moretta.
Ad aderire al protocollo sono state le amministrazioni di Chiusano, Cinaglio, Cocconato, Cortanze, Cossombrato, Cunico, Montechiaro d’Asti, Montiglio Monferrato; Murisengo, Robella e Settime, le quali precisarono che “però serve una organizzazione capillare del trasporto su gomma».
Ecco la conclusione: «La linea ferroviaria Chivasso-Asti riaprirà”: parole di Fabrizio Debernardi, pochi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale per le ultime regionali, in vista della sua candidatura. Agli “inquilini di Palazzo santa Chiara” interessa solo apparire quando in pompa magna presenziano alla partenza di vecchi treni dalla nostra stazione, e non hanno mai preso in seria considerazione altre ipotesi che pure c’erano e ci sono. Ora si sveglia anche Gianna Pentenero - che nel 2017 era assessore della Giunta Chiamparino – e chiede al Presidente Cirio che “si proceda ad aggiornare lo studio del 2017” e si sveglia pure Avetta, già in allora consigliere regionale, dimenticando le loro responsabilità. Complimenti».

Commenti
Valter

Sarebbe utilissimo riaprire la Chivasso - Asti specialmente per gli studenti, ma non solo per loro

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