Asl To4, Ospedale di Chivasso, 118 e Case della Salute: la cura Riboldi
L'intervista al neo assessore della Regione Piemonte
Ex sindaco di Casale Monferrato, ex vice presidente della Provincia di Alessandria e con una lunga esperienza nella «res publica», Federico Riboldi è il nuovo assessore con deleghe a Sanità, Livelli essenziali di assistenza, Prevenzione e sicurezza sanitaria ed Edilizia sanitaria della Giunta guidata dal presidente Alberto Cirio.
L'intervista all'assessore alla sanità
Assessore Riboldi, lei ha una lunga storia da amministratore locale. Qual è la sua idea di Sanità Territoriale per il Piemonte?
«L’esperienza da amministratore locale è stata fondamentale per capire e conoscere le esigenze di un territorio e quanto sia importante l’uso oculato e mirato delle risorse, sia umane sia economico – finanziarie.
Per questo motivo sono assolutamente consapevole e convinto dell’importanza della sanità territoriale ed è per questo che cercheremo di dare una marcia in più ai servizi, affinché i cittadini, soprattutto i più deboli, non debbano rimanere indietro o, ancor peggio, esclusi».
Pur assorbendo l’80% del bilancio regionale, la Sanità è quella che più subisce l’effetto dei tagli. Come si può invertire la rotta?
«Quando ho fatto il sindaco di Casale Monferrato l’uso oculato delle risorse mi ha permesso, a parità di bilancio, di realizzare più progetti rispetto all’amministrazione precedente; quindi sono convinto che con il “modello del primo cittadino” si possano raggiungere ottimi risultati anche nella sanità. Le figure professionali di alta qualità ci sono, quindi sono assolutamente fiducioso».
Nelle ultime settimane sono stati stanziati i fondi per ridurre le liste d’attesa aumentando visite ed esami presso strutture convenzionate. Come vede il rapporto pubblico-privato? Un’opportunità o la resa del Servizio Sanitario Nazionale?
«Innanzitutto vorrei ribadire una volta di più come la soluzione al problema delle liste di attesa sia una priorità del mio mandato: per questo motivo, grazie anche all’intervento del Governo con una norma ad hoc, abbiamo chiesto ai Direttori Generali di adoperarsi con il massimo impegno per trovare una soluzione da condividere a inizio settembre.
Per quanto riguarda il rapporto tra pubblico e privato, non parlerei di resa del Servizio Sanitario Nazionale: i due settori devono garantire una sanità integrata, una non deve mai prevalere sull’altra, ma lavorare insieme avendo sempre come obiettivo primo la salute e il benessere dei cittadini».
Il caso Chivasso
Nelle ultime settimane si è parlato molto della crisi dell’ospedale di Chivasso e dell’Asl To4 in generale, dalla mancanza di un emodinamica aperta H 24 a quella dei medici in servizio sulle ambulanze del 118, anche se in questo caso Azienda Zero è corsa ai ripari garantendo la quasi totalità dei turni fino a fine mese. Non crede che possa essere rivista la logistica e l’offerta di quella che resta una delle più grandi Asl piemontesi?
«Mi dispiace ripetere concetti che ormai da anni vengono espressi a più livelli, ma non possiamo neppure far finta che non esista una conclamata carenza di personale medico, e più in generale sanitario, a livello regionale e nazionale.
Fatta questa doverosa premessa, sul caso specifico vorrei ricordare che il servizio di Emodinamica di Chivasso da quando esiste ha sempre avuto un’organizzazione non sulle 24 ore (che invece l’Asl garantisce a Ciriè e Ivrea) e per portarlo a quel monte ore si dovrebbe, appunto, incrementale la dotazione medica. Però fatemi dire che quello di Chivasso è comunque un buon servizio che ha erogato nel 2023 oltre 700 coronarografie e 378 angioplastiche.
Per quanto riguarda invece il 118 a inizio settembre avremo un incontro specifico e, dopo il confronto e la condivisione che ci sarà, sapremo dare sicuramente risposte concrete.
Per concludere, sono convinto che si possa e si debba migliorare l’erogazione dei servizi sanitari nell’Asl TO4, così come in tutte le altre aziende piemontesi: da inizio mandato ho già incontrato più volte i Direttori Generali e, per la prima volta, anche i Direttori dei presidi ospedalieri regionali chiedendo a tutti loro un impegno concreto e duraturo per mettere al centro i cittadini, soprattutto quelli più deboli».
Con la nascita del futuro ospedale di Ivrea, saranno ulteriormente ridotti i servizi in capo a Chivasso, che ha già visto ridursi l’urologia e a fine anno rischia di veder chiudere l’oculistica?
«Credo che non si possa fare una correlazione tra le due cose: ai cittadini di Ivrea daremo un nuovo ospedale più funzionale e all’avanguardia, il tutto entro una decina di anni quando, lo spero vivamente, la disponibilità di personale sanitario non sarà più un problema e potremo garantire, come stiamo già cercando di fare ora, parità di cure a tutti i cittadini.
Tornando però ai nostri giorni, vorrei tranquillizzare su oculistica dato che, proprio negli scorsi mesi, grazie a una riorganizzazione interna, l’azienda è riuscita a potenziare la struttura con un professionista aggiuntivo all’unica risorsa che era presente fin dalla sua costituzione. Un intervento che ha portato già al raddoppio dell’attività. A questo si aggiungono gli investimenti tecnologici fatti per incrementare l’attività chirurgico – oculistica, tra cui sedute operatorie per cataratte.
Per quanto riguarda l’urologia, invece, come altre strutture ha importanti difficoltà nel reperire, nonostante le numerose selezioni, il personale specialista e continua a erogare il proprio servizio parzialmente riorganizzato nel periodo estivo come succede storicamente. Sono tra l’altro in corso gli ultimi investimenti in tecnologia (laser, strumenti per la calcolosi, ecc.) per garantire uniformità delle cure e rendere attrattive le strutture anche per i professionisti».
E ancora su Chivasso, perché pur avendo un bacino d’utenza pari alla metà dell’intera Asl non riesce ad avere la dignità di un grande ospedale?
«Il distretto di Chivasso (che tra l’altro include anche Comuni di altre provincie come Crescentino, in provincia di Vercelli) rappresenta circa il 20% della popolazione dell’ASL TO4 e l’ospedale è stato al centro di alcuni interventi migliorativi per garantire proprio la dignità di cui si fa cenno. Nell’ultimo triennio, per esempio, sono stati ampliati i posti letto in base alle effettive disponibilità, in particolare sono stati aggiunti 10 posti di OBI (Osservazione Breve Intensiva) in Pronto Soccorso e 3 di terapia Semi Intensiva in Medicina e con l’attivazione dei nuovi posti letto di terapia intensiva è possibile ipotizzare di destinare i vecchi a ulteriori otto posti letto. Oltre a questo è stata completamente aggiornata tutta la parte di diagnostica per immagini (risonanza magnetica, radiodiagnostica tradizionale, ecografia, mammografia, ecc.) e proprio su Chivasso sono stati nominati nuovi primari su specialità strategiche, che stanno ampliando l’offerta anche su patologie complesse (Chirurgia generale, Ginecologia, Gastroenterologia, Anestesia e Rianimazione) e altri saranno nominati entro l’anno (Pediatria, Orl).
Inoltre il Direttore del Pronto Soccorso ora si dedica completamente a Chivasso, viste le nuove nomine degli equivalenti su Ivrea e Ciriè, consentendo così di aumentare i medici strutturati in tutti i Pronto Soccorso dell’Asl. Tramite i finanziamenti del Fondo Sviluppo e Coesione, infine, si potrà inoltre terminare la ristrutturazione della parte “monumentale” dell’ospedale.
Come ripeto e ribadisco, non nascondiamo evidenti criticità dell’intero comparto, ma sono fiducioso che tutti insieme potremo invertire la rotta».
118. Stando alla normativa dovrebbe essere presente un’ambulanza medicalizzata ogni 60 mila abitanti, mentre quella che fa base alla Croce Rossa di Chivasso copre in prima uscita il doppio degli abitanti. Pensate di trovare delle soluzioni? Potrebbe essere giocata la carta delle auto mediche?
«Come accennato precedentemente, a inizio settembre sono in calendario alcuni incontri, insieme al Direttore Generale di Azienda Zero, con alcuni rappresentanti del territorio per affrontare anche questi aspetti, che sono fondamentali per garantire alla popolazione dei servizi essenziali che, però, potrebbero certamente essere strutturati in modo differente, anche attraverso le auto mediche».
Parlando di futuro, qual è la sua posizione sulle Case della Salute e sugli Ospedali di Comunità, dato che da più parti, a causa dell’assenza di personale, vengono viste come potenziali scatole vuote o strutture da dare poi in mano ai privati?
«È proprio a causa dell’assenza di personale che le Case della Salute e gli Ospedali di Comunità possono essere un’opportunità per razionalizzare le risorse e garantire servizi territoriali più efficienti e meno dispersivi. Inoltre per quanto riguarda gli Ospedali di Comunità si potranno avere a disposizione 20 posti letto aggiuntivi per ognuno di essi.
Sul privato, come spiegato precedentemente, non ho preclusioni, l’importante è che ci sia un’integrazione fattiva e reale con al centro il paziente».