«Senza un bus mia figlia autistica non può andare a scuola»
Il grido disperato di mamma Angelica
Angelica è la mamma di una giovane studentessa di Torrazza Piemonte affetta dallo spettro dell’autismo, che quest’anno ha iniziato a frequentare le scuole superiori a Chivasso, in via Paleologi. Se da un lato l’inizio della scuola è stato positivo, lo stesso non si può dire per il tragitto quotidiano per raggiungere l'istituto.
«Senza un bus mia figlia autistica non può andare a scuola»
«Mia figlia, affetta da questa sindrome, non può viaggiare in treno perché il caos e i rumori sia durante il viaggio sia in stazione le causano problemi, destabilizzandola – racconta la mamma – Rischierebbe di avere delle crisi sia durante il tragitto che al momento di scendere dal treno. Abbiamo fatto una prova, ma è stata tragica. Diversamente, il viaggio in pullman sarebbe più adatto, peccato che non esista una linea diretta che colleghi Torrazza a Chivasso». Infatti, non c’è un autobus che colleghi queste due località, causando un grande disagio alla famiglia.
«Quando abbiamo iscritto nostra figlia a scuola a Chivasso (non abbiamo potuto scegliere Caluso perché, pur avendo mezzi comodi, l’edificio è troppo grande e c’è una presenza eccessiva di studenti) abbiamo scoperto che non c'era un collegamento in autobus – continua la mamma – Era maggio, e abbiamo provato a contattare la nostra assistente sociale per cercare una soluzione. Tuttavia, siamo riusciti a parlarle solo una decina di giorni fa, grazie all’intervento del sindaco Massimo Rozzino, che ha cercato in tutti i modi di aiutarci. Il sindaco ha contattato GTT, l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico, ma la risposta è stata che le tratte non sono decise da loro, ma da un ente metropolitano preposto. Anche noi abbiamo scritto a GTT, e la risposta è stata la stessa. Eppure, questa azienda ha un autobus che ferma a Rondissone e poi a Busignetto di Verolengo: perché non può prevedere una fermata anche a Torrazza Piemonte, che si trova proprio tra Rondissone e Busignetto?». «Di fronte a questa situazione, il sindaco ci ha messo in contatto con l’associazione Vita Tre, che si occupa di trasporti e richiede solo un tesseramento – prosegue la mamma – Ora dobbiamo provare questa opzione e speriamo che mia figlia riesca ad accettarla, perché la sindrome di cui soffre rende difficile il rapporto con le persone. Se riusciremo, lei viaggerà al mattino con mio marito che, andando a lavoro, la accompagnerà al MoviCentro, mentre al ritorno useremo questo servizio, per il quale faremo una donazione. Al momento, io, che sono appena rientrata a lavoro dopo un’assenza di due anni per motivi di salute, mi trovo già a dover chiedere permessi. È una situazione assurda, e forse questo nostro appello non servirà a nulla, ma è giusto far sapere che nonostante le grandi difficoltà che viviamo, non ci viene offerto alcun supporto».
Questa famiglia, infatti, si sente abbandonata. Se non fosse per l'Amministrazione comunale, ogni loro richiesta d’aiuto sarebbe rimasta inascoltata.