Sanità, liste d'attesa: la critica del sindacato
"Chiediamo che tutte le risorse finalizzate ad incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per la carenza di personale siano utilizzate per il motivo per il quale sono state finanziate, nel rispetto degli accordi sottoscritti e con le modalità indicate, e che questo avvenga in egual modo in tutte le aziende"
Il sindacato degli infermieri NurSind Piemonte denuncia la gestione dei fondi regionali destinati all'abbattimento delle liste di attesa e alla carenza di personale sanitario. Il comunicato evidenzia come la Regione Piemonte non abbia stanziato le risorse previste dalla Legge di Bilancio 2023 per supportare i piani operativi volti alla riduzione delle liste d’attesa. Invece di utilizzare i 25 milioni previsti per tale scopo, la Regione avrebbe impiegato fondi originariamente destinati a contrastare la carenza di personale, violando così gli accordi.
La nota del sindacato
Francesco Coppolella, Segreteria Regionale NurSind Piemonte ha diramato una nota nella quale critica fortemente la scelta della Regione Piemonte.
Coppolella scrive:
La Regione Piemonte non ha destinato le risorse previste dalla Legge di bilancio per garantire i piani operativi per l’abbattimento delle liste di attesa. La finanziaria del dicembre 2023 autorizzava infatti le regioni a poter utilizzare una quota non superiore allo 0,4% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard, per un ammontare di 520 milioni a livello nazionale. Parliamo dei 25 milioni annunciati più volte che la regione avrebbe dovuto destinare alle aziende per remunerare le prestazioni utili all’abbattimento delle liste di attesa.
Per garantire i piani operativi per l’abbattimento delle liste di attesa la regione ha pensato bene di utilizzare altre risorse che la stessa Legge di bilancio aveva invece messo a disposizione per un altro motivo: la carenza di personale, ossia quelle per valorizzare e incentivare prestazioni aggiuntive rese oltre l’orario di lavoro, incrementando la tariffa oraria a 60 euro, per un ammontare di 80 milioni di euro per il personale del comparto, circa 6 milioni per il Piemonte. Risorse oltretutto finanziate per un triennio 2024-2026.
Certamente un notevole risparmio realizzato sottraendo di fatto risorse destinate prevalentemente agli infermieri che erano finalizzate a remunerare maggiormente il sacrificio e la disponibilità a rendere prestazioni aggiuntive oltre l’orario di lavoro per sopperire alla carenza di personale, infermieri che sono costretti pertanto a farlo senza vedersi riconosciuto ciò che lo Stato aveva messo loro a disposizione.
Altro che valorizzazione e incentivazione se poi ci tolgono anche quello che ci spetta.Oggi infatti, nonostante un accordo sottoscritto con il presidente Cirio e una dgr che lo ha recepito, in considerazione del fatto che non sono state ripartite le risorse per garantire i piani operativi per l’abbattimento delle liste di attesa, le aziende, anche su indicazione della stessa regione, stanno utilizzando solo quelle dedicate alla carenza di personale per entrambi i fini, privilegiando totalmente o prevalentemente quelle per l’abbattimento delle liste di attesa rispetto a quelle per la carenza di personale.
Laddove, in alcune aziende, parte delle risorse sono state destinate alla carenza di personale, non vengono rispettati gli accordi sottoscritti e ogni azienda, come spesso accade, opera come gli pare infischiandosene degli accordi che ricordiamo essere recepiti da una dgr e finanche delle note regionali che ne indicano il rispetto.
Pertanto, nonostante sia chiaramente indicata la decorrenza del provvedimento, gennaio 2024, ogni azienda ha deciso diversamente. Nonostante la tariffa oraria sia indicata chiaramente a 60 euro non vi è uniformità da parte delle aziende. Nonostante sia previsto il confronto con le organizzazioni sindacali per definire le modalità di utilizzo e un monitoraggio dello stesso, poche aziende si sono attenute. Nonostante fosse prevista la permanenza del provvedimento fino a dicembre 2024, ricordiamo che le risorse sono state stanziate anche per il 2025 e 2026, alcune aziende hanno terminato le risorse a disposizione poiché utilizzate diversamente.
Al di là della differenza di trattamento e di condizioni a seconda dell’azienda dove si opera, che riteniamo elemento non condivisibile oltre che ingiusto, tutto questo non è accettabile, come non lo è il fatto che un ulteriore milione e mezzo destinato agli infermieri dell’emergenza urgenza dalla precedente finanziaria per incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive non sia stato ancora ripartito e non si sa che fine abbia fatto, nonostante un verbale di confronto tra le parti.
Abbiamo già scritto all’assessore alla sanità affinché possa dare una risposta a ciò che da mesi stiamo rivendicando poiché riteniamo siano insoddisfacenti quelle ricevute sino ad oggi.
Chiediamo che tutte le risorse finalizzate ad incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per la carenza di personale siano utilizzate per il motivo per il quale sono state finanziate, nel rispetto degli accordi sottoscritti e con le modalità indicate, e che questo avvenga in egual modo in tutte le aziende.