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«Ex Marsan, Castello la vuole vendere...»

Buo: «Ci aveva già provato con l’ex campo Enel»

«Ex Marsan, Castello la vuole vendere...»
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«Quindi l'amianto c'è? L’amianto c’è eccome». A distanza di una settimana dal nostro servizio sui sei progetti sul tavolo del sindaco Claudio Castello per la riqualificazione dell’area ex Marsan, Claudia Buo, di LiberaMente, torna sul tema che ha acceso non poco l’ultima campagna elettorale.

«Ex Marsan, Castello la vuole vendere...»

«La relazione - spiega Buo - dice in modo chiaro e definitivo che tutte le strutture verticali, la pavimentazione, parte dei controsoffitti e la totalità degli sporti sono costituiti da materiale contenente amianto. Scritto nero su bianco! Tant’è che delle sei ipotesi progettuali nessuna, e ripeto nessuna, prevede la conservazione dello stato di fatto della struttura, ma tutte ne prevedono la demolizione o la bonifica. Pensate che per mantenere e riutilizzare l’edificio, il costo della bonifica ammonterebbe addirittura a un milione e mezzo di euro, senza contare le pesanti manutenzioni necessarie successivamente.
Questo mette la parola fine a tutte le mezze verità e le bugie che quest’amministrazione, sindaco in testa, ha raccontato per anni in Consiglio Comunale.
Ultime in ordine di tempo quelle dei consiglieri Peroglio e Pasteris. La prima che spiegava, durante uno degli ultimi Consigli Comunali, con tutta la sufficienza dovuta a noi comuni mortali, come l’edificio fosse sanissimo e come non ci fosse proprio motivo di abbatterlo. E da buona maestrina tirava le orecchie a noi, poveri consiglieri d’opposizione, avvertendo che se avessimo “avuto contezza” (cito testualmente) della pericolosità dell’edificio, avremmo dovuto informare immediatamente le autorità, e non agitare le paure della popolazione! Ora che la Peroglio ha lei stessa contezza di cosa ormai tutti sanno, ossia che i derivati dell’amianto lì contenuti sono molto pericolosi, e noi abbiamo contezza che lei invece ha preso per deliberatamente per il naso i cittadini, che mai potrà fare? Si scuserà pubblicamente e si impegnerà nell’abbattimento, come da noi sempre auspicato, o accamperà altre inascoltabili scuse?
Idem per il compagno Pasteris, che all’opposizione chiedeva l’abbattimento della struttura, dai banchi della maggioranza ne esalta invece la salubrità. Davvero un politico per tutte le stagioni.
La relazione delinea molto bene le intenzioni della maggioranza. Innanzitutto nelle premesse si ribadisce che “non ci sono previsioni di fondi propri comunali, si valuterà la presentazione di candidature a bandi di finanziamento statali ed europei”, che tradotto significa che Castello & company non hanno la minima intenzione di mettere un euro per risolvere il problema Marsan, e che dovremo sperare nella Regione di Cirio o nel governo Meloni (ma non erano cattivissimi?) o in fondi europei.
Poi prospettano sei ipotesi progettuali di cui cinque assolutamente improbabili. Rimane l’ipotesi di demolizione e vendita terreno, con una bella variante di PRGC, per la realizzazione iniziativa immobiliare privata, con tanti saluti al programma ed ai principi progressisti, ormai lettera morta nella sinistra chivassese. Sicuramente sarà questa la via preferenziale di Castello, tant’è che in chiusura di relazione si sottolinea che sarà “facoltà dell’Amministrazione Comunale di adottare procedure e modalità operative che si discostino dalle presenti indicazioni”. Che tradotto vuol dire che l'amministrazione potrà avere mano libera e fare carta straccia di tutte le prescrizioni progettuali rivolte al “green” contenute nella relazione.
L’ultima opzione è quella che perseguiranno? Mi sembra chiaro che l’orientamento dell’amministrazione sia quello di cedere ai privati, dopo opportuna variazione al PRGC, per farci un bel palazzone: è un’idea ricorrente di Castello. Era già era stata stoppata dalla maggioranza precedente, di cui facevo parte, per evitare le solite speculazioni e per provare a dare concretezza all’idea di una città più sostenibile e più verde. Anche per l’ex campo Enel ricordo bene che Castello, allora assessore ai lavori pubblici, spingeva per la vendita ai privati. Non certo un’idea green e progressista: fu bloccato e, fortunatamente per la città, si fece diversamente».

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