All’Avis serve una sede per le donazioni
Ma Asl e Comune proprio non ci sentono
Bastano 100-150 metri quadri per garantire che l'Avis di Chivasso possa continuare la sua missione fondamentale: raccogliere donazioni di sangue, un gesto vitale che salva vite umane, come è stato ripetutamente sottolineato soprattutto durante la pandemia.
All’Avis serve una sede per le donazioni
Tuttavia, l'Avis di Chivasso si trova attualmente in una situazione difficile, con solo un'autoemoteca a disposizione, che non permette di aumentare il numero di donatori dai 300 attuali agli 800-1000 previsti, soprattutto in un contesto dove molte piccole sedi stanno chiudendo.
Ne abbiamo parlato con Andrea Bernardini, portavoce dell'Avis di Chivasso e membro del direttivo, che ha ricoperto il ruolo di guida per anni.
Bernardini ci ha raccontato che tutto è iniziato circa sette anni fa, quando l'Asl ha deciso improvvisamente di non ospitare più i donatori Avis nei suoi locali di via Nino Costa. Questa decisione ha rappresentato un duro colpo per l'associazione, che nonostante i vari tentativi ha sempre ricevuto risposte negative dall'Asl.
In un'occasione, un direttore generale ha addirittura confuso l'Avis con una compagnia di noleggio auto, mostrando una chiara mancanza di conoscenza e rispetto per l'associazione. Di fronte a questa chiusura, anche l'amministrazione comunale di Chivasso non si è dimostrata sensibile.
Bernardini ci ha spiegato che l'Avis ha più volte chiesto al comune di mettere a disposizione un locale, dichiarandosi disposta a pagare l'affitto e a renderlo idoneo secondo le disposizioni sanitarie. Nonostante i tentativi in diverse sedi, tra cui le casette ex TAV e Palazzo Einaudi, ogni sforzo è stato vanificato dalla burocrazia.
Palazzo Einaudi, in particolare, avrebbe avuto tutte le caratteristiche giuste, ma ogni volta qualcosa ha bloccato la soluzione.
Alla luce di questa situazione, l'Avis di Chivasso ha deciso di lanciare un appello pubblico anche ai privati, perché una sede è davvero necessaria per continuare il loro prezioso lavoro.
È assurdo pensare che un comune non comprenda l'importanza di avere donatori di sangue attivi nella propria città. Eppure è così: due amministrazioni e una pandemia non sono state sufficienti per trovare una soluzione.
"C'è bisogno di un supporto concreto e immediato"
L'appello dell'Avis chiaro: c'è bisogno di un supporto concreto e immediato per trovare una sede stabile. Solo così l'associazione potrà continuare a svolgere il suo ruolo fondamentale nella comunità, garantendo la possibilità di salvare vite attraverso le donazioni di sangue.
Ci piace infine ricordare che nel 2025 l’Avis di Chivasso compirà 70 anni. Una lunga storia alle spalle che certo non può venire ignorata ne cancellata.