la vicenda

La storia di una giovane «rifugiata» a Verrua

Ugo Vittone racconta la vicenda di quando la sua famiglia ospitò Reginetta Ortona e la sorella durante il fascismo

La storia di una giovane «rifugiata» a Verrua
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La storia di una giovane «rifugiata» a Verrua. Ugo Vittone racconta la vicenda di quando la sua famiglia ospitò Reginetta Ortona e la sorella durante il fascismo .

La storia di una giovane «rifugiata» a Verrua

«27 gennaio. Ai più questa data, questa ricorrenza, non dice nulla, come non dicono nulla passato, storia, valori». Inizia così il racconto di Ugo Vittone, ex amministratore comunale e appassionato di storia locale.
«Quei pochi che ne conoscono il significato, lo riconducono ad un mondo ed un periodo lontano, il Fascismo, con tutte le sue nefandezze, la più grave, direi io, le leggi razziali. - continua - Epoca e situazioni, che se non fossero state tenute in vita, da certa parte politica, sarebbero scomparse nell’oblio della storia, come è scomparso il Risorgimento, i moti Mazziniani... Appunto, leggi razziali, “cose da politici, da studiosi”, cosa centra Verrua? Ho molti dubbi, per invero, tante certezze che i miei lettori, quelli del Comprensorio, sappiano che invece che il nostro contesto, socio-territoriale, fu teatro di una triste vicenda, piccola numericamente, ma grande per la sua tragicità, ma anche per la sua umanità».

La vicenda

«Raccontiamo... Mio zio Dante verso la seconda metà degli Anni 30, era fidanzato, diventerà poi sua moglie, con Irma Sesia, di località Tabbia, domestica di possidenti Crescentinesi/Torinesi, gli Iona, ebrei.
Verosimilmente attraverso questo collegamento, (zia Irma,) la famiglia Ortona, (genitori, figlie Reginetta detta Ginetta e Delfina,) parenti degli Iona, fu nascosta a Longagnano, presso la famiglia di mio nonno Giuseppe Vittone, detto Pinot Venesia.
Ginetta, in particolare, vi rimase per tanti anni, stabilmente, la sorella Delfina poco, anche perché fu catturata e “dispersa” nelle camere a gas ad Auschwitz.
Fatti che io sapevo, ho conosciuto personalmente Ginetta, ho fatto una “memoria”, sottoscritta da tutti noi, cugini Vittone, per riepilogare la vicenda, ma, recentemente ho fatto ricerche per avere riscontri oggettivi.
Presso l’archivio ebraico Terracini, ho potuto accedere alla documentazione che questa persona, alla sua morte, ha donato ed ho visto e toccato con mano documenti, per mia valutazione, quasi avente rilievo di sacralità.
Dovendo essere sintetico, cito, in primis, la lettera con la quale Ginetta comunica ad un parente che la sorella “è stata presa”. Pur essendo una persona molto colta, è laureata in filosofia, ha viaggiato, usa una espressione di una crudezza disarmante, ma reale, diretta.
Ne cito un altro, quello dove le tragedie, vengono sublimate dalla burocrazia, cioè il verbale presso la stazione dei carabinieri, per la dichiarazione di morte presunta, una sopravvissuta ad Auschwitz, riferisce, di aver saputo, da un’altra persona, che Delfina Ortona è “al suo arrivo al campo fu inviata alle camere a gas per l’eliminazione”. Vi sono varie lettere e varie buste indirizzate a Irma Sesia, frazione Tabbia, era il modo con cui Ginetta intratteneva i rapporti epistolari, zia Irma non era un soggetto “attenzionato” dalle autorità e poteva così fare da tramite perché frequentava la casa di Longagnano della famiglia del marito. I Vittone: eroi, incoscienti? Rischiare anche loro la deportazione o come minimo l’incendio della casa! I fascisti, il podestà, i fiduciari del fascio? Nessuno si è accorto? Ma! Forse nessun aggettivo è appropriato, se non quello di umile, onesta e brava gente di campagna. Quelli che, dopo il 25 aprile, scomparsi i partigiani, si dette da fare, come tutti gli italiani, a rifare il paese. Torniamo al 27 gennaio, più che mai di attualità. Chi avrebbe detto che, dopo 80 anni, dalla fine dell’olocausto, le “piazze” di tutto il mondo inneggiano a nuovi olocausti! La guerra Israele/Palestina è la cartina di tornasole di una ferita destinata a non rimarginarsi mai. Agli amici lo dico e lo dicevo da quando sono stato in Israele, ed avevo solo capito due cose: non è possibile comprendere la situazione ed il conflitto Israele Palestinese non ha soluzione.
Come una “piccola” vicenda in un paese da “nulla”, trova il suo spazio nella “grande” vicenda della storia e del mondo».

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