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Conbipel, una cordata italiana per salvare il grande marchio

E’ stata presentata la newco pronta ad acquisire l’azienda. C’è però preoccupazione per gli esuberi

Conbipel, una cordata italiana per salvare il grande marchio
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Da Como per salvare la Conbipel. E’ stata presentata la Newco (ovvero la società di nuova costituzione, composta da due aziende italiane) pronta ad acquisire l’azienda di Cocconato, capeggiata dalla Euroseta di Como. Una cordata italiana infatti, è scesa in campo per investire nel rilancio del marchio Conbipel.

Conbipel, cordata italiana per salvare il grande marchio

La Newco ha presentato la proposta vincolante di acquisto ritenuta più idonea (erano cinque quelle presentate) nell’ambito della procedura di Composizione negoziata di crisi, avviata dall’azienda a causa del trend economico negativo che sta vivendo. E’ emerso al tavolo di crisi che si è tenuto giovedì 6 febbraio, a Roma, convocato su indicazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del sottosegretario con delega alle crisi aziendali, Fausta Bergamotto, alla presenza della proprietà e delle organizzazioni sindacali. Al centro il futuro dell’azienda, con sede a Cocconato, acquisita nel 2022 dalla BTX Italian Retail and Brand SpA (con una partecipazione dell’Agenzia di Stato Invitalia). Parte della holding Eapparels Ltd, la BTX si era aggiudicata marchio, sede, magazzino e punti vendita.
Inoltre, l’Euroseta, azienda produttrice e distributrice di capi in seta che opera nel settore tessile da oltre vent’anni, è fornitrice di Conbipel da circa dieci anni. «La società – spiegano in una nota stampa Giuseppe Zimmari e Paolo Andreani, rispettivamente segretario nazionale e generale Uiltucs Uil – ha sottolineato la volontà di sostenere un brand italiano in cui crede. In tale progetto la newco sarà supportata da Invitalia».

I sindacati

«La scelta della proposta di Euroseta è fondata – spiegano i sindacati – su fattori importanti: la presenza nel mercato, la catena di fornitori, gli impegni finanziari forti e la disponibilità ad assumere il perimetro di lavoratori più ampio possibile».
Si salverebbero così 104 negozi su 120, di cui 17 franchising, per un totale di 745 dipendenti (circa il 70% della forza lavoro). Invece, per quanto riguarda la sede di Cocconato, è disposta ad assumere 50 persone sugli attuali 139 dipendenti. Tuttavia l’acquisizione, che secondo la procedura dovrà avvenire ad aprile, dovrà avere l’avvallo del Tribunale di Asti.
In un comunicato, il Ministero ha fatto sapere di aver chiesto all’azienda uscente una gestione non traumatica degli esuberi con l’attivazione degli ammortizzatori sociali per un ricollocamento, anche con il supporto delle Regioni coinvolte. Ricorda poi che la società ha confermato di continuare la ricerca di ulteriori soluzioni per i rimanenti punti vendita e la relativa forza lavoro rimasti fuori dal perimetro dell’offerta.

«Sicuramente – commenta Francesco Di Martino, segretario generale provinciale Uiltucs Uil che ha partecipato all’incontro di Roma – la proposta di acquisto va considerata positivamente, in quanto si tratta di un investimento importante che salverebbe l’azienda. Parliamo di un gruppo italiano che opera in questo campo da anni, che ha presentato il suo progetto e vuole investire sulla Conbipel perché crede nelle sue potenzialità. Tuttavia, da parte nostra rimane una forte preoccupazione per i dipendenti, in particolare su quelli che lavorano in sede: 50 assunti su 139 sono davvero pochi. Senza contare che temiamo per il futuro stesso della presenza della sede a Cocconato. Come diciamo da tempo, la separazione del magazzino ha indebolito la sede, perché ha eliminato il motivo fondamentale della sua presenza nel paese astigiano. Comunque ora aspettiamo il pronunciamento del Tribunale. Dopodiché, se la proposta di acquisto sarà approvata, ci impegneremo a trattare con la proprietà per ridurre il più possibile il numero degli esuberi».

Sul futuro della sede e dei dipendenti interviene anche Laura Pepè Sciarria, componente della segreteria provinciale Filcams Cgil e dipendente Conbipel da 28 anni: «Come Cgil abbiamo apprezzato l’impegno degli imprenditori, ma siamo molto preoccupati per il futuro dei lavoratori. Oltre a chiedere se sarà possibile aumentare il numero di negozi da salvare, ci concentreremo sul futuro della sede. All’incontro i vertici della newco hanno affermato che garantiscono l’impegno a mantenerla a Cocconato per due anni, mentre non possono ancora pronunciarsi sull’orizzonte temporale successivo. Venerdì abbiamo svolto l’assemblea sindacale con i lavoratori, tra cui l’ansia dovuta all’incertezza è palpabile».

Commenti
Andrea turati

Vorrei saperlo anch’io

Claudio Imberti

Sono stato dipendente della Conbipel per 20 anni, fino al 2000, anno in cui si sono venduti 10 milioni di capi di abbigliamento con un fatturato che soddisfava tutti, proprieta e i 1500 dipendenti compresi 18 impiegati. Tre anni dopo è stata venduta ad un fondo di investimento americano e nei due anni successivi gli impiegati sono passati a 150 circa. Peccato che il fatturato nel frrattempo sia più che dimezzato, motivo? Chiedetemelo.

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