La polemica

Associazioni, la guerra dei contributi: sempre più un miraggio

Il Comune stringe ancora le maglie sui contributi: impossibile chiedere rimborsi per le spese di rappresentanza dei singoli eventi.

Associazioni, la guerra dei contributi: sempre più un miraggio
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«Sono la prima a riconoscere che un controllo sull’uso dei fondi pubblici legati ai contributi sia non solo necessario, ma doveroso. Tuttavia, ciò che osserviamo ormai da anni a Chivasso è una serie di regolamenti che sembrano concepiti da amministratori completamente scollegati dalla realtà del tessuto associativo locale. È come se considerassero le Pro Loco, le associazioni culturali e quelle ricreative un problema da contenere, anziché una risorsa da valorizzare». Claudia Buo, di LiberaMente, mette nero su bianco quelli che sono i dubbi di buona parte (per non dire tutte) delle associazioni chivassesi.

Associazioni, la guerra dei contributi: sempre più un miraggio

Al centro vi è il il nuovo «Regolamento per la concessione dei contributi» approvato dal Consiglio Comunale lo scorso 28 novembre, al termine di una discussione incentrata principalmente sulle eventuali prebende a partiti e sindacati.
A mettere in discussione il futuro degli eventi in città è però la Guida alla rendicontazione, apparsa sul sito internet del Comune di Chivasso e mai discussa, né in Consiglio né in Commissione, nonostante introduca delle novità non da poco.

Le spese non ammissibili

A mettere una serie ipoteca su feste e quant’altro è principalmente il punto «F» delle Spese non ammissibili, per la richiesta di contributi: «Le spese di rappresentanza, e di liberalità di qualunque genere: ricevimenti, incontri di carattere conviviale, omaggi, premi, donazioni ad altri Enti/soggetti pubblici e privati, ecc». In parole povere se si vorrà organizzare un rinfresco per gli ospiti e le autorità, o se si vorranno consegnare delle targhe ricordo, tutto dovrà essere pagato dai soci.

Tempi duri per le associazioni

«Chiunque abbia avuto esperienza diretta nel mondo dell’associazionismo - prosegue Buo - sa bene cosa significhi portare avanti queste attività. Sono realtà che si reggono esclusivamente sul volontariato di persone che, invece di dedicare il proprio tempo libero alla famiglia o agli hobby personali, si impegnano per mesi nell’organizzazione di eventi. Lo fanno dopo una giornata di lavoro, sacrificando serate e weekend, con la consapevolezza che il successo di un’iniziativa può essere compromesso da mille incognite: il maltempo, le difficoltà logistiche, l’imprevisto sempre dietro l’angolo. E tutto questo senza alcun guadagno personale, se non la soddisfazione di riuscire a mandare avanti le attività e raccogliere i fondi necessari a coprire le spese di gestione dell’associazione: affitti, bollette, servizi essenziali.

Eppure, queste persone, che io considero veri e propri eroi civili, vengono trattate come soggetti da tenere sotto stretta sorveglianza, quasi fossero delinquenti in potenza. I regolamenti imposti dall’Amministrazione comunale non fanno altro che appesantire il loro lavoro con una burocrazia soffocante, priva di buon senso e spesso applicata in modo assurdo. Ormai, gran parte del tempo viene impiegata non per organizzare eventi, ma per compilare moduli e cercare di districarsi tra i cavilli della normativa “Gabrielli”, che, seppur nata per garantire la sicurezza pubblica, viene applicata con rigidità burocratica, trasformando l’organizzazione di un evento in un’impresa titanica.

Il risultato? Chi decide di mettersi in gioco finisce con l’assumersi responsabilità enormi, mentre l’Amministrazione, invece di supportare, si limita a complicare ulteriormente le cose.
Se continuiamo su questa strada, vedremo progressivamente scomparire feste di paese, rievocazioni storiche, eventi culturali e ricreativi. Sempre più persone si stancheranno e rinunceranno, mentre resteranno attive solo le “associazioni amiche”, perché – e lo sappiamo bene – per loro una soluzione si trova sempre. Ancora una volta, ci troveremo di fronte alla solita logica del “fatta la legge, trovato l’inganno”».
Nello specifico, pare che si possa superare ogni scoglio appaltando l’intera organizzazione di un evento a un soggetto terzo.

A rischio anche Carnevale e Festa dei Nocciolini

«Eppure - conclude Buo - piaccia o non piaccia, manifestazioni come il Carnevale, la Festa dei Nocciolini, la Patronale e le feste dei borghi e delle frazioni portano un valore aggiunto alla città. Non si tratta solo di tradizione o folclore: sono eventi che generano economia, attraggono visitatori, creano occasioni di socialità e offrono momenti di svago per moltissime persone. Sono una ricchezza, non un problema da regolamentare all’eccesso. Per questo, l’Amministrazione ha il dovere di supportarle, non di soffocarle con normative rigide e con un atteggiamento che scoraggia chi si mette al servizio della comunità.
Abbiamo già vissuto situazioni simili con il dormitorio, la mensa scolastica, la farmacia comunale. Ogni volta che l’Amministrazione ha fatto un passo falso, ha preferito impuntarsi, anziché tornare sui propri passi. Eppure, i regolamenti non sono scritti nella pietra. È possibile modificarli, migliorarli, renderli più equi ed efficaci. Ma per farlo occorre coraggio: il coraggio di ammettere gli errori e di cambiare direzione, invece di restare ostinatamente ancorati a decisioni che penalizzano l’intera comunità».

Il sindaco: "No Comment"

Il sindaco Claudio Castello, sentito sul tema dei contributi tramite l’ufficio stampa del Comune, «Non ha nessuna dichiarazione da rilasciare in merito ma rimanda agli atti degli uffici che condivide».

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