Valentina Pani, l'unica donna vigile del fuoco a Montanaro
L'intervista alla 36enne

«Solo entrando dentro un Distaccamento e vivendolo, si può capire chi sono i Vigili del Fuoco e cosa fanno». Ne è convinta Valentina Pani, 36 anni. Unica donna in servizio presso il Distaccamento volontario di Montanaro, in provincia di Torino.
Valentina Pani, l'unica donna vigile del fuoco a Montanaro
Direi che il soccorso ce l’hai nel DNA…
«Direi di sì. A 14 anni ero già in supporto in un gruppo di Protezione Civile. Seguire il loro operato era per me una formazione importante. Lo aiutavo per come mi era consentito a quell’età. Il solo guardarli è stata per me una grande scuola e occasione di crescita».
A 18 anni presenti domanda per diventare soccorritrice di 118 ed è sempre in quegli anni che presenti anche richiesta per effettuare il corso da Vigile del fuoco. Raccontaci di questa nuova avventura.
«Abitavo con la mia famiglia a Torino, poi ci siamo trasferiti a Montanaro. Avevo da poco iniziato il servizio come soccorritrice di 118 quando alcuni colleghi mi hanno detto “dai, prova a fare domanda di ingresso nei Vigili del Fuoco”. La sede della Croce Rossa era attaccata al Distaccamento volontario e io seguivo sempre le loro attività. Quando partivano le APS, i volontari coordinati e uniti nell’andare dove il bisogno chiamava. Quel mondo mi ha sempre affascinata. Ci ho provato, ho presentato domanda ed è stata accettata. Questo si è tradotto nell’effettuazione del corso di formazione che ho fatto a Torino, poi il mio ingresso due anni fa nel Distaccamento di Montanaro. Da quando ho presentato domanda di ingresso nei VVF sono passati un po' di anni prima di avere l’ok. Ma oggi, eccomi qui».
Qual è l’intervento che ricordi maggiormente?
«Purtroppo quello dello scorso anno quando siamo intervenuti su un incendio dove ha perso la vita una donna. Abbiamo tentato il tutto per tutto...».
Unica donna in un Distaccamento di soli uomini. Come è il rapporto con i colleghi?
«Basta farsi rispettare. Certo è che all’inizio non è stato facile. Un gruppo di soli uomini è ovvio che ti osserva prima di accettarti totalmente. Mi sono sempre posta senza la presunzione di essere la migliore. Anzi, ho sempre riconosciuto che essere donna ha spesso dei limiti su determinati interventi dove la forza fisica di un uomo di certo non è comparabile con quella di una donna. Loro hanno aiutato spesso me, e io loro in campo sanitario grazie alla mia formazione nel 118 di Croce Rossa. E’ un dare-avere quotidiano. Solo così si diventa famiglia. E loro lo sono diventati per me. Il gioco di squadra è basilare».
La tua dedizione alla famiglia. Il tuo voler stare insieme a loro e nello stesso tempo dedicarti agli altri come volontariato. Riesci a far collimare tutto ciò?
«Sì. Insieme a mio marito, mio figlio di 14 anni e mia figlia di 13 abbiamo deciso di trasferirci a Montanaro lasciando Torino, sette anni fa. Ho scoperto un bellissimo paesino. Tranquillo, dove sto bene e dove ho trovato due famiglie. Quella della Croce Rossa e quella dei Vigili del Fuoco».
Cosa consigli ai giovani che vogliono entrare nei Vigili del Fuoco?
«Di non arrendersi, di provarci sempre! Come ho fatto io. Confesso che il mio sogno era quello di diventare carabiniere, ma non sono riuscita ad esaudirlo. Giungendo però a realizzare un altro traguardo, quello di essere un Vigile del Fuoco. Amore che è scattato proprio quando mi sono trasferita a Montanaro. Anche io ho ancora un sogno. Quello di diventare Vigile del Fuoco permanente. Forse rimarrà nel cassetto. Ma quello che è certo è che ci si deve sempre impegnare per fare uscire da lì i nostri desideri e concretizzarli. Io ci credo ancora di poterlo esaudire...».
Roberta Vernè