il personaggio

Le prime cento candeline di nonno Dante

Nato in una famiglia contadina, con la moglie Rosa Angela gestì il bar Roma poi la scelta di intraprendere la professione di operaio sino alla pensione.

Le prime cento candeline di nonno Dante
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Un’atmosfera di gioia e commozione ha avvolto la RSA di Livorno Ferraris sabato 17 maggio 2025, quando Dante Aimaro ha spento le sue prime, incredibili, cento candeline.

Le prime cento candeline di nonno Dante

Un’atmosfera di gioia e commozione ha avvolto la RSA di Livorno Ferraris sabato 17 maggio 2025, quando Dante Aimaro ha spento le sue prime, incredibili, cento candeline.

Un traguardo raro e prezioso, celebrato con l’affetto delle figlie, dei sindaci di Livorno Ferraris Franco Sandra e di Tronzano Michele Pairotto, e della grande famiglia che lo circonda nella residenza.

La sua storia

La storia di Dante affonda le radici in una Moncrivello contadina, dove nacque il 17 maggio 1925. Appena quaranta giorni dopo, la sua famiglia si trasferì in una cascina a Bianzè, un luogo che ha segnato la sua giovinezza fino al matrimonio, all’età di 27 anni, con la sua amata Rosa Angela, con la quale ha condiviso sessant’anni di vita. Per molti anni, Dante si è dedicato con passione al lavoro nei campi, prima a Bianzè e poi a Tronzano, dove, dopo le nozze, insieme alla moglie aprì il bar Roma. Lì nacque la loro prima figlia, Maria Beatrice. L’arrivo della seconda figlia Giorgina portò la coppia a una nuova decisione: lasciare l’attività per permettere alla moglie di crescere le figlie, così Dante intraprese la carriera operaia in diverse fabbriche del vercellese. Fu proprio nel 1964 che la famiglia si trasferì a Livorno Ferraris, seguendo le opportunità lavorative. La vita lo portò poi a Santhià nel 1976, per poi fare ritorno a Tronzano una volta raggiunta la meritata pensione. Da qualche mese, Dante ha trovato una nuova casa nella RSA di Livorno, dove continua a essere circondato dall’amore dei suoi cari.

Un uomo speciale

«Papà, all’età di 93 anni, guidava ancora, si prendeva cura di sé, cucinava e prendeva le medicine in modo impeccabile – racconta con ammirazione la figlia Maria Beatrice – Poi, con il Covid e le notizie che ci spaventavano, io e mia sorella abbiamo sentito il bisogno di stargli più vicino. E così si è ripreso. È una persona che ragiona ancora con la sua testa, e che ama raccontare gli episodi più belli della sua vita». E di episodi da raccontare, Dante ne ha davvero tanti. Tra le sue grandi passioni spiccava la caccia in pianura, soprattutto alla lepre, vissuta con lo spirito di un tempo, immerso nella natura con i suoi fedeli cani. «Papà racconta spesso del nonno, emigrato da giovane in Argentina e tornato in Italia durante la Prima Guerra Mondiale. I racconti di quella terra lontana lo hanno sempre affascinato e ancora oggi li condivide con noi. Ma parla volentieri anche del suo lavoro, dei tanti momenti della sua vita lavorativa, perché non si è mai tirato indietro di fronte all’impegno». Nonostante abbia frequentato la scuola solo fino alla quinta elementare, Dante ha sempre coltivato una grande passione per la lettura, arricchendo il suo bagaglio di conoscenze.

«Papà fino a poco tempo fa leggeva il quotidiano tutti i giorni – confida la figlia – Non amava molto la televisione, soprattutto gli spettacoli musicali, ma adorava i documentari sugli animali e sulla natura, due mondi che lo hanno sempre incuriosito. Ricordo che fin da giovane aveva una vera passione per gli alberi da frutto. Aveva un pezzo di terra con tantissime varietà. E anche quando ha lasciato la campagna per la fabbrica, ha sempre coltivato un grande orto. Anche dopo la pensione, fino a quando la salute gliel’ha permesso, passava le sue giornate nel suo amato orto».

La storia di Dante Aimaro è una testimonianza vivente dei profondi cambiamenti che hanno attraversato la nostra terra in questo secolo. Ha vissuto la guerra, la pandemia, la straordinaria evoluzione tecnologica, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua capacità di raccontare. Questo compleanno speciale non è solo la celebrazione di un secolo di vita, ma anche un omaggio alla saggezza, alla forza d’animo e all’affetto di un uomo che ha saputo attraversare la storia con dignità e passione, circondato dall’amore della moglie che si è spenta nove anni fa, delle sue figlie e dei suoi due nipoti. Un traguardo che illumina e riscalda i cuori di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di condividere un pezzetto del lungo e prezioso cammino di Dante.

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