Giraulo e Ravello smentiscono Borasio: "Ramelli e Cossetto sono vittime indiscusse"
Dopo le dichiarazioni dell'ex sindaco

Non si fanno attendere le risposte di Domenico Giraulo, assistente al sindaco e promotore delle iniziative dedicate a Norma Cossetto e Sergio Ramelli, e del Consigliere Regionale di FdI Roberto Ravello, alle dichiarazioni rilasciate dall’ex sindaco Borasio.
"Ramelli e Cossetto sono vittime indiscusse"
In una nota Giraulo afferma: “Le riflessioni , per così dire, rilasciate dall’ex sindaco Borasio in riferimento a Norma Cossetto e Sergio Ramelli, sono gravissime. Sergio Ramelli non faceva parte di nessun gruppo neofascista extraparlamentare, bensì del Fronte della Gioventù (movimento giovanile dell’MSI). L’unica colpa di Sergio era quella di non avere mai rinnegato le sue idee. Prima di fare dichiarazioni approssimative e errate - continua Giraulo - invito Borasio a informarsi su ciò che è accaduto realmente, soprattutto in virtù della carica che ha ricoperto per ben due lustri. Tornando a Sergio, l’intitolazione a suo nome del parco giochi di Arborea è stato un atto dovuto in ricordo di un martire degli anni di piombo. Se Borasio voleva intestare questo spazio a un rappresentante della Sinistra, parole sue, perché non l’ha fatto nei suoi 10 anni di mandato?”.
“Parole che trasudano un indegno giustificazionismo, oltre che una volgare ignoranza. Motivo in più - rincara la dose Roberto Ravello (FdI) -per riaffermare il grande valore di un’iniziativa che vorremmo contribuisse, nel ricordo di Sergio - non vittima di uno “scontro tra teste calde” ma massacrato sotto casa a colpi di chiave inglese da una squadra di militanti di Avanguardia operaia - a prendere definitivamente le distanze dall’odio e dalla violenza politica e a non rendere vano il suo sacrificio.”
Il caso Cossetto
Giraulo conclude riferendosi ora a Norma Cossetto:
“È aberrante che l’ex sindaco giustifichi velatamente, ma non troppo, le barbarie partigiane subite da Norma Cossetto. Lei è stata una vittima. Senza se e senza ma. È stata stuprata ripetutamente, seviziata e buttata ancora viva in una foiba, a 17 anni. Non importa chi fosse il padre. La violenza non ha colore nè periodo storico e non deve mai essere legittimata. Sono sconcertato nel leggere queste considerazioni nonostante fosse stato organizzato, e patrocinato dalla sua amministrazione, un’incontro nella sala consiliare del Comune con un esule istriano per parlare dell’esodo giuliano-dalmata e di tutti i soprusi per troppo tempo taciuti. In quell’occasione il signor Borasio aveva partecipato commosso e ringraziato il sottoscritto per la possibilità di conoscere i fatti realmente accaduti dopo la guerra in quelle terre. Probabilmente chi ha la memoria corta è proprio lui.”