Il ricordo

Addio a Massimo Bona, imprenditore e "cuore granata"

Si è spento prematuramente all’età di 52 anni, colpito da un male incurabile contro cui ha lottato con forza fino all’ultimo

Addio a Massimo Bona, imprenditore e "cuore granata"
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Si è spento prematuramente all’età di 52 anni, Massimo Bona, colpito da un male incurabile contro cui ha lottato con forza fino all’ultimo. Massimo era un uomo conosciuto sia nel paese di Montanaro che in quello di Castelrosso, due comunità che oggi si stringono nel dolore per la sua scomparsa.

Addio a Massimo Bona, "cuore granata"

Originario di Torino, Massimo ha fatto i suoi studi giovanili presso l’Istituto Tecnico Tecnologico Agnelli Edoardo, conseguendo il diploma nel settore metalmeccanico. Dopo una prima esperienza lavorativa presso la Aster Data Systems, aveva fondato una ditta sui lavori di meccanica generale, la Mec. Alan, a Montanaro, paese nel quale si era trasferito da Torino. Aveva costruito questa ditta con impegno e una forte determinazione, frutto di anni di esperienza nel settore.

Tre anni fa Massimo si era trasferito con la famiglia a Castelrosso, dove aveva continuato la sua attività professionale presso l’officina meccanica O.M.A.R, diventando un punto di riferimento per colleghi e clienti grazie alle sue esperte competenze tecniche. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo lo ricorda come una persona onesta, concreta, un grande lavoratore. Era capace di creare legami sinceri, duraturi, sempre pronto ad ascoltare e a tendere una mano a chi ne aveva bisogno.

Amava la famiglia

Al centro della sua vita, prima di ogni altra cosa, c’era sempre la sua famiglia. Marito devoto di Alessandra Di Bari e padre affettuoso dei figli Andrea e Alessio, si è dedicato a loro con infinito affetto. Massimo era un uomo che amava le cose semplici che sono, nello stesso tempo, anche le più importanti della vita: una cena in famiglia, una domenica allo stadio o una partita tra amici.
«Mio papà - riferisce Andrea - ha fatto tutto per noi, per la nostra famiglia. Ci ha cresciuto con amore e ci ha trasmesso quei saldi valori che continuiamo a portare avanti, seguendo il suo esempio».

Tifoso e giocatore

Grande tifoso del Torino, Massimo seguiva con entusiasmo le vicende del club granata, fede calcistica che lo ha accompagnato per tutta la vita. Ma il calcio non era solo una passione da tifoso: per anni Massimo è stato anche protagonista sui campi da gioco locali. Aveva ricoperto il ruolo di centrocampista nelle squadre di Montanaro. Ma non era solo un giocatore, era un vero capitano, una guida sempre rispettata da tutti gli atleti. Indossava con orgoglio la maglia del calcio di Montanaro, con un attaccamento che andava oltre il semplice sport. In campo si distingueva per il suo spirito di squadra, ma soprattutto per la sua capacità di motivare i compagni, anche nei momenti difficili. Anche quando la sua squadra usciva sconfitta, Massimo non si abbatteva: sapeva accettare le sconfitte con spirito sportivo, e coglieva l’occasione per imparare e migliorarsi.

«Quando giocava a Montanaro - ricorda il figlio Andrea - portava la maglietta con il numero 10. Ne andava fiero. Seguiva poi tutte le partite del Toro. Quelle domeniche per lui erano importanti. E poi il rientro a casa era sempre bello, vittoria e sconfitta che fosse, per ritrovare gli amici e condividere una cena. Era anche quello un momento significativo, per parlare della partita e stare insieme».

Il ricordo

La notizia della sua morte ha gettato nel dolore le tante persone che lo avevano conosciuto: amici, ex compagni di squadra, colleghi e concittadini.
A Castelrosso e Montanaro in molti lo ricordano come un lavoratore infaticabile e un amico sempre pronto ad aiutare. Gran parte della sua vita l’aveva trascorsa proprio a Montanaro. In questo paese, aveva stretto legami indissolubili nel tempo, aveva gli amici di sempre che avevano condiviso con lui i momenti più rilevanti che segnano l’esistenza. Anche a Castelrosso era riuscito a farsi volere bene. In poco tempo, aveva saputo guadagnarsi la stima dei cittadini, instaurando rapporti autentici. Anche qui, come a Montanaro, era diventato parte della comunità, apprezzato per la sua umanità. Sui social, in queste ore, si stanno moltiplicando i messaggi di cordoglio, testimonianza concreta di quanto Massimo fosse amato e rispettato.

«Non ci sono parole - è il messaggio commosso di un’amica - per quello che la vita e il destino crudele riservi, un abbraccio immenso». «Ti ricorderò - scrive un amico - per le belle serate passate insieme, a parlare del Toro. Grazie per l’amicizia sincera. Ci incontreremo, di nuovo, un giorno». «Le persone non si perdono mai se le hai nel cuore» è il messaggio di un’altra conoscente.
I funerali si sono svolti mercoledì 30 luglio, alle 15 nella chiesa parrocchiale San Giovanni Battista e Rocco, a Castelrosso.

Lascia la moglie Alessandra, i figli Andrea e Alessio, i fratelli Franco con la moglie Patrizia e Mario con la moglie Lina, la cognata Stefania con Leonardo, il suocero Giorgio con la moglie Gesy, i nipoti Giorgia, Pietro, Lorenzo, Giulia. Massimo ha perso la partita più importante, quella contro la vita. Una sfida che ha affrontato con la stessa dignità, forza e serenità che lo hanno sempre contraddistinto.

Ma se è vero che i campi da calcio ora saranno più vuoti senza di lui, resta forte il suo esempio: un uomo che ha saputo insegnare, anche nei momenti più difficili, cosa significhi affrontare le sfide con coraggio e accettare le sconfitte senza mai perdere la propria umanità. Il suo ricordo continuerà a vivere nei racconti degli amici, della sua famiglia, in tutti quei gesti semplici che oggi diventano indimenticabili.