Politiche sociali a Chivasso: tra emergenze, tagli e visioni mancate
Riva Cambrino: "La città ha bisogno di un welfare che dia dignità e libertà"

L'estate non ferma il socialista chivassese Marco Riva Cambrino che, attento a ciò che accade nella sua città, critica un altro aspetto dell'Amministrazione del sindaco Claudio Castello.
Politiche sociali tra emergenze, tagli e visioni mancate
Marco Riva Cambrino in una nota estiva spiega:
Negli ultimi anni l’Amministrazione comunale di Chivasso ha fatto parlare di sé per le politiche sociali, ma se scendiamo dal piano delle dichiarazioni a quello dei fatti il quadro è tutt’altro che confortante.
Nel 2022 il Comune è stato capace di mobilitare oltre mezzo milione di euro in contributi per affitti e utenze domestiche. Una misura importante, che ha sostenuto centinaia di famiglie colpite dal caro-energia e dall’aumento del costo della vita. Un intervento reale, immediato, che ha permesso a molte persone di tirare un sospiro di sollievo.
Ma queste misure hanno avuto il carattere dell’emergenza e non si sono tradotte in una visione strutturale del welfare. Sul terreno dei servizi stabili e duraturi, infatti, la direzione intrapresa dall’Amministrazione è opposta: fondi al dormitorio comunale ridotti fino al loro azzeramento nel 2026, mensa scolastica piegata a una logica punitiva e selettiva invece che universale, assenza di progetti credibili di prevenzione del disagio giovanile o di sostegno alle persone anziane sole.
Perché questa scelta? Forse perché gli interventi strutturali nel sociale richiedono tempo, visione, coerenza, e non portano immediata visibilità. Il loro obiettivo è liberare le persone dal bisogno, renderle autonome e quindi meno ricattabili. Al contrario, una certa politica sembra preferire schiere di cittadini da “accontentare” in momenti strategici, magari sotto campagna elettorale, con interventi spot che ricordano – in piccolo – la famosa “scarpa di Achille Lauro”: il sindaco di Napoli che dava ai poveri la scarpa destra prima del voto e la sinistra dopo.
L’attuale Amministrazione si definisce “progressista”. Bene: lasciamo loro questa etichetta, perché definirla di Sinistra sarebbe un insulto alla storia e alla tradizione della Sinistra italiana, che ha sempre inteso le politiche sociali come strumento di emancipazione e giustizia, non come beneficenza a tempo determinato.
Da socialista, io credo che la direzione opposta sia possibile e necessaria: mantenere e rafforzare i presidi come il dormitorio; garantire la mensa scolastica come diritto universale; investire in spazi pubblici, politiche giovanili, rigenerazione urbana; trasformare i contributi per affitti e utenze in misure stabili e non in interventi di convenienza politica.
Chivasso non ha bisogno di un welfare di facciata, ma di un welfare che dia dignità e libertà. Solo così una comunità può crescere coesa e giusta.