Mentre non si è ancora spenta l’eco della rissa avvenuta qualche settimana fa al campo sportivo di Collegno (coinvolti il portiere 13enne del Volpiano, un giocatore del Carmagnola e i loro genitori), un altro episodio ancora tutto da chiarire getta ombre sullo sport più praticato e seguito nel nostro paese: il calcio.
Dopo la partita scatta la «vendetta»
Teatro della vicenda il campo sportivo di piazza Borella, a Rondissone, assegnato al «Chivasso Calcio», impegnato nel Campionato di Seconda Categoria, Torino – Girone C, in cui nella serata di mercoledì 10 settembre si è svolta una partita «amichevole» tra i padroni di casa e l’FC Rondissone, società di nuova costituzione che affronterà il Campionato di Terza Categoria, Torino – Girone A.
Chiunque abbia mai preso a calci un pallone sa perfettamente che di «amichevole» in questo genere di incontri c’è solo il nome, e così durante una fase concitata due giocatori si sono scontrati durante un colpo di testa: quello del Chivasso Calcio si è ritrovato con uno zigomo gonfio, quello dell’FC Rondissone (un chivassese classe 1997) con il sopracciglio spaccato (pare da una gomitata, da accertare quanto «involontaria»).
Nulla, purtroppo, che non capiti abitualmente in ogni parte del mondo.
A questo punto, però, la situazione si fa poco chiara, dato che le testimonianze non coincidono se non per il fatto che il giocatore dell’FC Rondissone a fine partita avesse chiesto l’intervento del 118 per farsi accompagnare al Pronto Soccorso.
P reso a pugni in faccia da un tifoso
Ed è proprio durante l’attesa di un’ambulanza della Croce Rossa di Chivasso che il calciatore sarebbe stato nuovamente colpito al volto (con uno o più pugni) da un tifoso della squadra avversaria.
I dirigenti delle due società, che in campo avevano subito cercato di riportare la pace tra i contendenti, non avrebbero assistito direttamente alla scena (avvenuta come detto a partita conclusa e fuori dagli spogliatoi), anche se tra le fila dell’FC Rondissone ora c’è chi dice che «Quanto successo è davvero increscioso. Non l’abbiamo ancora superato, questi episodi non hanno nulla a che fare con il calcio».
Il calciatore chivassese è stato visitato e dimesso con venti giorni di prognosi (e quasi altrettanti punti di sutura), mentre sul fatto stanno indagando i Carabinieri della Compagnia di Chivasso.