Scandalo AslTo4

Carla Fasson non parla ai PM: “Chiarirà davanti ai Giudici”

Un ruolo non marginale nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Ivrea è quello di Carlo Bono, direttore del Distretto di Settimo

Carla Fasson non parla ai PM: “Chiarirà davanti ai Giudici”

Come abbiamo già scritto la scorsa settimana, una delle posizioni più complesse nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Ivrea che ha travolto l’AslTo4  è quella di Carla Fasson, ex direttrice delle Professioni Sanitarie.

Carla Fasson non parla ai PM: “Chiarirà davanti ai Giudici”

«L’unica cosa che ci sentiamo di dire – spiega il suo avvocato Beatrice Rinaudo – è che siamo felici che ci sia stata la contestazione sull’esercizio abusivo della professione. Questo ci darà modo di chiarire, e avremo modo, finalmente, di discuterne davanti all’Autorità Giudiziaria.
Su tutto il resto, ovviamente, chiariremo le vicende nei tempi e modi opportuni davanti ai Giudici, non certo davanti ai PM».

Tutto il resto riguarda i bandi che Fasson avrebbe «sistemato» per far vincere amici e persone di fiducia e le assenze dal lavoro, con bollature effettuate nonostante si trovasse dalla parrucchiera, dall’estetista o a giocare a Golf.

Di quest’ultima ipotesi accusatoria (essere sul Green invece che in ospedale) deve rispondere anche Libero Tubino, ex primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Chivasso: a lui, numerosi gli episodi contestati.

Le accuse a  Carlo Bono

Un ruolo non marginale nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Ivrea che ha travolto l’AslTo4 è quello di Carlo Bono, foglizzese, attuale direttore del Distretto di Settimo Torinese.
Le contestazioni a Bono

Il nome di Bono, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, compare in una serie di contestazioni che hanno al centro le RSA di San Mauro e Settimo Torinese.
In un primo caso, insieme ad altri cinque indagati, è accusato di aver «fraudolentemente turbato» una gara presso il carcere Lorusso e Cotugno di Torino e quelle per la gestione delle RSA di San Mauro Torinese (Mezzaluna) e Settimo Torinese.

Nello specifico, l’attività «fraudolenta» sarebbe consistita, in entrambe le gare, «Nel proporre offerte di volta in volta non rispondenti all’effettiva situazione dei luoghi oggetto di appalto, ovvero nel modificare sistematicamente le ore di impiego proposte in maniera non corrispondente alle effettive necessità della stazione appaltante, cosi potendo presentare proposte maggiormente vantaggiose rispetto a quelle di altri concorrenti» e «Nel contattare previamente i funzionari incaricati della predisposizione dei bandi, facendosi predisporre un “bando fotografia” modulato in maniera tale da rispondere alle caratteristiche di CM Service Srl al fine della successiva aggiudicazione della gara, così da predisporre offerte migliori rispetto alle altre società partecipanti alla gara, con richieste che venivano accolte».

E ancora, «Nell’ottenere dai funzionari addetti alla predisposizione dei bandi i prezzi, ovvero i valori delle lavorazioni, così da essere in grado di formulare proposte economicamente più aderenti alle esigenze dell’amministrazione, disponendo di conoscenze di molto superiori rispetto a quelle degli altri partecipanti alla gara».

Bono risulta poi indagato per aver chiesto a Massimo Ferdinando Cassinelli, «Amministratore di fatto della CM Service», di assumere Angela Spagone (anch’essa indagata) come direttrice della RSA «Mezzaluna» di San Mauro. Alla base di questa richiesta il ruolo che Bono avrebbe avuto nell’assegnazione della struttura alla CM Service (vedi sopra). Spagone direttrice lo è stata per sei mesi, venendo però licenziata per una serie di assenze (si legge) «ingiustificate» legate ad un esaurimento nervoso e ad una sindrome depressiva in cui era caduta non essendo stata nominata definitivamente al vertice della RSA.

Il sindacato «SI Cobas»

«I gravi fatti contestati nelle indagini della Procura di Ivrea sull’Azienda Sanitaria Ospedaliera AslTo4 – scrive il sindacato SI Cobas – se confermati non sarebbero altro che la naturale conseguenza dell’aziendalizzazione e privatizzazione senza limiti del servizio sanitario. Senza stupirci pertanto di quanto leggiamo, come SI Cobas vogliamo porre l’attenzione ancora una volta sui temi che riguardano direttamente tanti lavoratori e utenza.
Quei lavoratori che magari pensano, come dovrebbe essere nella normalità, che i concorsi e le selezioni debbano essere condotti con serietà e imparzialità. E che certamente vedono crescere la loro sfiducia nei confronti del duro lavoro che svolgono ogni giorno in corsia.
Il sistema degli appalti, truccati o meno, incide in negativo su ogni singolo lavoratore e utente, creando sacche di parassitismo per aziende private che lucrano sui fondi pubblici destinati alla salute di tutti, a spese del servizio e delle condizioni di lavoro. Ed è chiaro che se il
servizio sanitario diventa (o meglio è già ampiamente diventato) una gallina dalle uova d’oro per gli interessi economici più disparati, si diffondono fenomeni di corruzione e malaffare.
Dai dati presentati dall’autorità nazionale anticorruzione, la filiera sanitaria è sempre più al centro di fenomeni corruttivi. Blitz della Guardia di Finanza, indagini e notizie di questi giorni, non aiutano sicuramente l’utenza a mantenere una visione positiva. Pazienti che, ricordiamo, tutti i giorni per vari motivi hanno difficoltà ad accedere ai servizi, aggravando anche le tensioni che non di rado si presentano e che spesso vengono indirizzate erroneamente verso chi già lavora per un salario inadeguato e un orario eccessivo.
E ciò non riguarda certo solo il nostro territorio: il principio dell’universalità, uguaglianza e gratuità, è oramai abbandonato da tempo da nord a sud. Non crediamo quindi purtroppo siano sufficienti operazioni giudiziarie sporadiche ad eliminare il malaffare in un sistema ormai caratterizzato dalla privatizzazione e della logica della valorizzazione economica a spese del paziente e del lavoratore. Solo l’organizzazione e la lotta di lavoratori e lavoratrici per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, uniti ai pazienti che come loro soffrono il declino e il rincaro dei servizi, può invertire il disfacimento del sistema posto a tutela della nostra salute».