A leggere le carte della Procura della Repubblica di Ivrea legate allo scandalo giudiziario che ha travolto l’AslTo4, una delle prime cose che salta agli occhi è la spasmodica e totale volontà di controllo che la manager Carla Fasson (aiutata dal medico Giulio Meinardi) aveva nei confronti di Libero Tubino, all’epoca primario di otorinolaringoiatria dell’ospedale di Chivasso.
Scandalo AslTo4: veleni sulle elezioni per il sindaco di Chivasso
Secondo gli inquirenti voleva sapere, sempre, dove fosse e con chi, spiandolo sia tramite la piattaforma aziendale delle bollature in entrata e in uscita (le stesse che hanno poi fatto finire nei guai Tubino con l’accusa di aver timbrato pur essendo sui campi da golf) che con l’applicazione «Find my iPhone» del suo cellulare, o ancora tramite un Gps che un investigatore privato avrebbe posizionato (in ipotesi) sul suo Suv.
Una situazione diventata insostenibile per Tubino (in questo filone parte lesa), che pur avendo capito di essere «pedinato» non sapeva bene da chi. Emblematico lo sfogo catturato dagli investigatori: «Non posso nemmeno andare a mangiare una pizza…».
Rimanendo nell’ambito della famiglia Tubino, chiunque abbia seguito le elezioni amministrative del 2022 ricorda la costante presenza di Carla Fasson accanto a Clara Marta, moglie del primario e candidata a sindaco contro Claudio Castello.
A parole e in pubblico la sosteneva, presenziando agli incontri ufficiali (vedi foto, Fasson è la prima a destra) o accompagnandola alle interviste, ma la realtà era ben diversa. Nel corso di una intercettazione, infatti, avrebbe detto ad Agostino Ghiglia, uomo forte di Fratelli d’Italia in Piemonte e componente del Garante per la protezione dei dati personali, di non appoggiare Marta, mentre nel corso di una seconda telefonata avrebbe riferito commenti assai poco lusinghieri che sarebbero stati pronunciati, sempre nei confronti di Marta, da un noto esponente leghista del territorio: «Guarda Carla, se ci fosse una persona come te», e invece hanno candidato «Quella **** che tutti odiano». Sarà vero? In ogni caso, tra il primo e il secondo turno Clara Marta è passata da 4355 a 4048 voti, segno che molti dei suoi supporter avevano davvero preferito «andare al mare» piuttosto che ai seggi.
La multa
Sempre a Ghiglia, Fasson si sarebbe rivolta per una possibile multa milionaria all’Asl comminata dal Garante (per una mail con i destinatari visibili e non in copia nascosta) caso che si è poi risolto con alcune migliaia di euro. Ad onor del vero, non è chiaro se vi sia stato o meno un interessamento del politico.
Sete di potere
In tutto questo, a differenza di molti altri casi che hanno interessato la Sanità in Italia, è doveroso ribadire come a spingere gli indagati non vi sarebbe stata una sete di denaro (non è stato registrato il passaggio nemmeno di un singolo euro) quanto di potere. Potere che avrebbe permesso a Fasson di diventare il «Gran Burattinaio» dell’AslTo4, muovendo anche i suoi superiori (come l’ex direttore generale Stefano Scarpetta e l’ex direttore amministrativo Stefano Loss Robin – che pur non si fidavano di lei, o meglio, non più di tanto) come pedine sulla sua personale scacchiera.
Antonio Barillà e l’amore per l’ospedale
Una delle poche persone a fare davvero «bella figura» è il medico chivassese Antonio Barillà, che in una telefonata di fuoco con Scarpetta aveva messo nero su bianco le condizioni del Pronto Soccorso di Chivasso, tra barelle ammassate e personale in fuga. Un appello di cuore, fatto da chi conosce bene i meccanismi sanitari non solo locali.
Icardi: “Non voglio privati predatori”
Un altro passaggio interessante vede al centro la telefonata tra Alessandro Rossi, indagato, liquidatore della SAAPA di Settimo Torinese, e l’ex assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi.
Al centro la gestione della struttura ospedaliera di Settimo Torinese, per cui Icardi aveva subito detto di volere «Gente seria», e non un «Privato predatore», e che assolutamente non bisognava aprire a qualcuno a cui è venuto in mente «Di venire a rubare in Piemonte».
In ospedale anche di notte, ma per dormire
Il resto è la cronaca, degna di un romanzo, di piccole e grandi miserie quotidiane tra l’ospedale (in cui a quanto si legge qualcuno andava più a riposarsi che a lavorare, anche di notte), gli uffici di via Po e i più noti campi da golf del territorio.
A questo punto non resta che attendere le prossime mosse della Procura della Repubblica di Ivrea, che al termine delle tempistiche di rito (e al netto di eventuali rinvii richiesti dalle parti per poter studiare gli atti) potrebbe chiedere il rinvio a giudizio degli indagati, che solo a quel punto diventeranno imputati.