L'iniziativa

«Cantiere Giovani», un convegno per il primo anno di attività

Primo compleanno per il progetto innovativo del Dipartimento di Salute Mentale dell’AslTo4, guidato da Silvana Lerda

«Cantiere Giovani», un convegno per il primo anno di attività

Il «Cantiere giovani», nuovo progetto innovativo del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL TO4, guidato da Silvana Lerda, in collaborazione con la Cooperativa sociale Il Màrgine, venerdì 5 dicembre ha festeggiato un anno di attività con l’evento «Mi illumino al buio», nella sala convegni di Palazzo Einaudi.

«Cantiere Giovani», un convegno per il primo anno di attività

Tra i presenti, l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, il Direttore Generale dell’AslTo4  Luigi Vercellino, i sindaci Claudio Castello (Chivasso), Elena Piastra (Settimo Torinese) e Giulia Guazzora (San Mauro Torinese), e Dimitri Buzio (presidente LEGACOOP Piemonte).

Silvana Lerda e Simonetta Matzuzi (vicepresidente della cooperativa Il Margine) hanno introdotto la giornata ricordando come il progetto, che parte da esperienze pregresse, intende dare ascolto, visibilità e spazi in cui i giovani si possano sentire ascoltati e trovare momento di cura, se necessario. Per questo primo anno si è scelto di chiamarlo «Kaukokaipuu», parola finlandese che descrive la nostalgia per un luogo in cui non si è vissuto, ma che rappresenta un rifugio in cui trovare riparo.

Un talk dinamico sul mondo giovanile

La forma è stata un talk dinamico, curato da Anna Maria Accetta, psicologa del CSM di Settimo e referente clinica del Cantiere Giovanni per l’Asl TO4, sul tema del mondo giovanile, arricchito da contributi video, letture, testimonianze, interventi artistici e voci autorevoli di esperti (Alessandro Zennaro, professore ordinario del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, e Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica-SIEP, Presidente del Collegio nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale e direttore dell’AslTo5).
Al centro diversi temi d’attualità, come l’attivismo, il lavoro, l’uso di sostanze e il ritiro sociale.

Hanno dialogato con gli esperti le psicologhe del progetto Simona Santoro e Sharon Carfora Lettieri, sottolineando in particolare la necessità di adottare, sul tema del disagio giovanile, un modello di intervento integrato e multidisciplinare, che unisce assistenza sanitaria e sociale per rispondere a bisogni complessi e sempre più emergenti.

L’intervento dell’assessore regionale Federico Riboldi

Nel suo intervento, l’assessore Riboldi ha spiegato che «In questi giorni stiamo lavorando ad un nuovo piano sociosanitario e per portare avanti il potenziamento dei servizi di salute mentale con una visione più moderna, un approccio nuovo che va nella direzione del coinvolgimento dei non coinvolti. Con la creazione di un settore regionale dedicato alla salute mentale, fortemente voluto da Giorgio D’Allio, che ne è l’advisor, nascerà un servizio con un’attenzione particolare sul tema, con un focus molto attento alla prevenzione, alle tematiche del disagio giovanile e al lavoro sui territori.

Per quanto riguarda la salute mentale, lavorare sui gruppi sui giovani, sui gruppi giovanili, sui territori, significa evitare problematiche che, in maniera automatica, sorgerebbero in tempi successivi. Se agiamo tempestivamente, creiamo una società futura più serena. Il vero obiettivo della Sanità del futuro è innanzitutto curare il reale bisogno, ma soprattutto far in modo che il percorso della vita sia un percorso il più possibile pieno e sereno. Pieno vuol dire che ci dà le possibilità di esercitare le attività che vogliamo esercitare, ovviamente con i limiti che tutte le età dettano, ma al massimo possibile di quei limiti che l’età detta. E sereno, pienamente inserito nella società, per quanto riguarda la salute mentale.

Essere pienamente inseriti non significa che siamo tutti uguali o siamo assenti da problematiche anche significative, ma significa che, al massimo delle nostre possibilità, nonostante i problemi che tutti noi abbiamo, a seconda delle situazioni e delle interpretazioni, si debba fare il massimo affinché tutte le persone possano vivere in pienezza la loro esperienza all’interno della comunità.

E poi l’ultimo messaggio, alle famiglie, perché il problema della salute mentale non sia uno stigma, ma sia un momento di consapevolezza dove accompagniamo le nostre figlie e i nostri figli a un futuro diverso, migliore. Chi ha subito lo stigma nel passato oggi può essere quella persona che (proprio perché l’ha subito), può accompagnare e sostenere davvero chi ive le stesse situazioni all’interno dei propri nuclei familiari. E quindi in questo caso l’appello va proprio alle famiglie, al gruppo dei pari, alle istituzioni scolastiche, a tutti coloro i quali nel passato non hanno saputo superare lo stigma, la vergogna, il disagio di avere una persona all’interno della propria cerchia che chiede aiuto a tutti i livelli. Penso sia un lavoro che parte dalla base e che possa andare davvero in questa direzione».

Al termine, l’evento si è poi spostato all’XXL Café di Chivasso per un «AperiPare nel chill», con musica e gadget ispirati al mondo della GenZ. All’interno del locale la regista Elena Beatrice con il videomaker Daniele Lince, hanno raccolto testimonianze dirette dei giovani e delle giovani presenti. A seguire, puro svago in cui poter dialogare, confrontarsi e essere semplicemente se stessi.