il caso

Chivasso c’è (ma solo se non sei un poveraccio)

Borghesio: «Non potevano almeno aspettare marzo?»

Chivasso c’è (ma solo se non sei un poveraccio)

«Castello, Centin, Casalino, Debernardi, Varetto e per ultimo Vitale chiudono il dormitorio pubblico per senzatetto, aperto dal sindaco Ciuffreda nel 2015. Si spende troppo e “non” votano… Ecco la sinistra chivassese». E’ Renato Cambursano, ex sindaco di Chivasso ed ex senatore, il primo a commentare la notizia della chiusura del dormitorio comunale di via Nino Costa, da noi data la scorsa settimana mentre non si erano ancora spente le polemiche sui soldi delle multe (sette mila euro per essere precisi) utilizzati per l’albero di Natale al Campus delle Associazioni. Questione di priorità.

Questione dormitorio

In fondo la «visione» degli amministratori di Chivasso è tutta qui, in quel «Panem et circenses» che da Giovenale è arrivato fino a noi ben descrivendo la politica non solo locale, politica per cui ogni azione deve essere comunque legata al consenso.
E poco male se, a causa delle proprie decisioni, fra pochi giorni gli «ultimi» che almeno avevano un letto su cui dormire torneranno in mezzo ad una strada o, nella migliore delle ipotesi, su di una sedia al Pronto Soccorso.

Libero Ciuffreda, che il dormitorio l’aveva aperto nel 2015, ha «Seguito con un certo imbarazzo quello che sta facendo la Giunta Castello. Mi auguro che vogliano ripensarci, c’è sempre tempo per tornare indietro quando si parla di un errore che va oltre il colore politico. La questione è da che parte stare, ovvero se considerare tutte le persone con una dignità e creare quindi le condizioni per cui una città sia il più possibile accogliente. Capisco che ci siano dei costi, ma servirebbe uno sforzo strategico. Non mi risulta, così come invece accadde quando iniziammo questo nuovo servizio, che vi sia una partnership con l’Asl. Avere il controllo di queste persone anche dal punto di vista sanitario permette di ridurre la loro presenza in Pronto Soccorso, controllare eventuali malattie infettive (dalla scabbia alla tubercolosi), creare un piano di collaborazione tra chi deve “garantire” la salute della città e chi la deve “controllare”. In passato avevamo questa convenzione con l’Asl, e questo ci aveva permesso di ridurre notevolmente i costi.
In queste circostanze, se c’è la volontà vera di dare un servizio, si creano nuovi “patti”, e credo vi siano imprese e associazioni disponibili. Tutto ciò però non vuol dire “sbolognare” quel servizio, come avrebbero voluto fare con la Caritas all’ex Marsan.
Il dormitorio tocca tutti noi, anche se abbiamo un letto o una doccia, e questi aspetti sono attività peculiari di un sindaco. Mi sembra che ciò che Castello sta di nuovo dimostrando sia l’incapacità di gestione. Gli chiedo di ripensarci. E’ un errore che grida alle coscienze. Mi pare che Castello sia un cattolico praticante, e questo è proprio un caso di coscienza. Ripensateci, il Natale non è ancora arrivato. Io sono a disposizione per trovare una soluzione, insieme, senza polemica e contrapposizione».
Unica voce fuori dal coro quella dell’ex sindaco Andrea Fluttero, che rispondendo a Cambursano sui social ha dichiarato «Io non lo avrei nemmeno aperto. Per i chivassesi in difficoltà il Comune deve agire da solo o con Atc con gli strumenti dell’emergenza abitativa. E così abbiamo sempre fatto, anche realizzando alloggi comunali per gestire situazioni provvisorie. Ricordo minialloggi presso il Palazzo comunale ed alloggi presso la ex scuola di Boschetto. Una struttura come quella serve solo ad attirare a Chivasso senzatetto da Torino e comuni limitrofi. Di quelli si deve occupare il loro Comune di residenza o al più la Prefettura».

L’intervento di Lina Borghesio

«Il Vangelo secondo il Regolamento non è ancora stato scritto». Lina Borghesio, anima dell’associazione «Punto a Capo» e riferimento del Centro Antiviolenza di Chivasso, usa queste parole per riassumere (e nessuno avrebbe saputo fare meglio) lo sguardo che Chivasso ha sul sociale: non più città accogliente, capofila, punto di riferimento per un territorio più vasto (che infatti inizia a guardare altrove con sempre più insistenza), ma un Golem fatto d’argilla e burocrazia che non guarda più in faccia nessuno, soprattutto se povero, bisognoso e (aggiungiamo noi) non vota a Chivasso o almeno fa parte del «cerchio magico» che ruota intorno a Palazzo Santa Chiara.

«Nell’articolo riferito alla chiusura del dormitorio – spiega Borghesio – sono stata citata come parte in causa utilizzando parole lusinghiere di cui vi ringrazio. Vorrei a questo punto esprimere le mie valutazioni sulla situazione del disagio sociale che sta mettendo a dura prova i nostri concittadini e non solo loro, purtroppo.
Intanto, volevo precisare che quello che fa Punto a Capo è un lavoro di squadra vero, a cui partecipano volontari preparati a cui deve andare il ringraziamento non solo mio, ma della collettività. Con il loro lavoro stanno insegnando a tutti noi che il senso di responsabilità è un dovere civico a cui nessuno è titolato a sottrarsi.
Criticare e offrire soluzioni a parole è molto più facile.
Detto questo, è vero che io, e non solo io, non dormo bene la notte, perché chi si occupa di disagio sociale (ed in particolare di persone in bassa soglia, cioè di persone che vivono situazioni di grave marginalità perché sono senza casa e senza relazioni sociali importanti) non analizza solo numeri, magari con una lettura falsata dai pregiudizi.
Chi, come me, legge non le cifre, ma la sofferenza, la paura e il nulla che gli occhi di chi gli sta davanti esprimono.
Chi, come me, deve servire quattro pasti e non uno solo a chi ha fame.
Chi, come me, deve procurare scarpe e abiti asciutti a chi dormiva all’aperto e si è tutto bagnato perché si è trovato sotto una pioggia improvvisa.
Chi, come me, accoglie donne sole, o con i propri figli, che hanno con sé solo una o due borse di plastica che contengono tutto il mondo che avevano prima.
Quelli come me vedono il mondo da un altro punto di vista, perché vedono l’erba dalla parte delle radici, cioè da quella parte brutta e sporca che teniamo nascosta perché possano crescere rigogliosi i fiori colorati.
Sapete chi sono le radici nascoste dei fiori colorati e delle luci di Natale? Sono persone di giovane età, tra i 18 e 34 anni, tra cui emergono sempre più numerose le donne. Volete sapere quanti sono? Volete i numeri? All’help center gestito da Punto a Capo, dall’inizio del 2025 si sono rivolti per potersi lavare, avere abiti puliti, poter mangiare e poter dormire, circa 120 persone, e non sempre siamo stati in grado di rispondere a tutte le loro richieste. I numeri in assoluto possono sembrare non così grandi, ma in percentuale sono gli stessi di Roma.
Noi non siamo stati in grado di rispondere perché siamo una piccola associazione, ma quello che è più grave è che la città non è stata in grado di rispondere. Una città accogliente si vede da come accoglie gli ultimi, non i primi.
C’era un dormitorio, è vero, ed era un servizio importante. Vi sembra che dicembre sia il mese più adatto per chiudere un servizio di questo tipo? Servizio ubicato presso la struttura dei Servizi Sociali che di questi adulti in difficoltà si dovrebbe occupare.
Considerato il fatto che gli ospiti provenivano sì da Chivasso, Comune che ne ha sempre sostenuto le spese, ma anche da Comuni referenti al consorzio dei servizi sociali, ora mi chiedo: perché i sindaci dei Comuni consortili non hanno voluto contribuire agli oneri finanziari derivanti dalla gestione del servizio di ospitalità notturna di cui i propri concittadini hanno usufruito?
Perché i Servizi Sanitari che si occupano di dipendenze e che hanno inviato al dormitorio pazienti dei loro servizi, non hanno contribuito a sostenere questo servizio. Noi stiamo distribuendo coperte a chi è già per strada.
So che i locali che chiuderanno saranno utilizzati per i servizi a rivolti a persone con altre difficoltà, e so che il Comune di Chivasso ha cercato soluzioni adeguate per ospitare i suoi concittadini senza però addivenire a una soluzione. Ma il primo gennaio 2026 non inizieranno i lavori di adeguamento delle nuove esigenze. È così difficile pensare di spostare a marzo la chiusura e mettere intorno ad un tavolo gli enti interessati per fare un progetto di sostegno alle nuove povertà che comprenda il nuovo dormitorio, ma anche le risposte che alle nuove povertà ha bisogno bisogna dare?

Quando chiedo di affrontare questo modo nuovo di organizzare i servizi mi si risponde che i regolamenti non lo prevedono. Ma il Vangelo secondo il regolamento non è ancora stato scritto.

E poi ci sono le donne. Nei locali di cui disponiamo noi stiamo ospitando tre donne e due bambini. Giovedì abbiamo ricevuto tre nuove richieste di accoglienza a cui abbiamo dovuto dire di no. Vogliamo parlare di questo problema o il numero tre non è significativo?
Chiudo tornando da dove ho iniziato: la coscienza civica. Durante le festività non sempre potremmo avere i pasti che serviamo alla nostra mensa, perché chi ce li fornisce, grazie all’accordo con il comune di Chivasso, chiude nei giorni festivi. Chi utilizza questo servizio rischia di restare senza cibo anche per quattro giorni consecutivi. Qualcuno ci vuole aiutare a tenere aperto il servizio? Qualche cittadino o qualche ristoratore può donarci del cibo o del tempo per servire immensa? Sono le nostre azioni che accendono le luci del Natale. Perlomeno credo che sia così. Grazie».