Omicidio in collina, un mistero ancora da risolvere

Sono passati sette anni dal ritrovamento del cadavere dell'informatico torinese Paolo Pilla.

Omicidio in collina, un mistero ancora da risolvere
Pubblicato:

Ancora irrisolto il caso dell'omicidio in collina, vittima un informatico di 33 anni.

La sera di luna piena

L'elemento ricorrente in tutti gli articoli della cronaca nera della provincia sul delitto Pilla è uno e uno solo. La luna piena. Perché, anche se sembra un paradosso, è l'unico elemento certo di un vero e proprio mistero rimasto irrisolto dopo 7 anni di indagini e attività tecniche. L'omicidio di Paolo Pilla, giovane informatico torinese, resta ancora oggi un enigma, un delitto irrisolto. Un «cold case» per dirlo come ci hanno abituati i telefilm americani. Il suo corpo senza vita venne ritrovato il 2 agosto 2011 nel cortile di quella villa di Rivalba che il giovane aveva acquistato a un’asta giudiziaria per 80mila euro.

Un'uccisione misteriosa

Ucciso con tre colpi di pistola sparati, ancora oggi, senza un motivo. E quel cadavere lasciato nel cortile della villetta, vicino a tre buche scavate nel prato. Un segnale? Quei tre colpi di pistola sparati proprio alla nuca dell’informatico di 33 anni nascondevano una ritualità? In quelle buche c’era nascosto qualcosa? Armi, denaro? Tutte domande a cui gli investigatori non sono ancora mai riusciti a trovare alcuna risposta. Perché Paolo Pilla nel pomeriggio di sabato 30 luglio 2011, l’ultimo momento in cui è stato visto in vita, era diretto alla villa di Regione Borgiona. Chi erano le persone con cui è stato visto a bordo di una Fiat Panda che, ormai a sera, si allontanava dalla strada scoscesa a gran velocità?

Indagini senza un risultato

A poco, in questi sette anni, è servito il lunghissimo e intenso lavoro dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino che, dopo le prime indagini della caserma di Castiglione e del Nucleo di Chivasso, i primi a intervenire sul posto, hanno avocato l’indagine alla Prima sezione del reparto investigativo dell’Arma di Torino. Così come a nulla sono serviti i lunghi e disperati appelli di mamma Agnese, l’anziana madre di Pilla che si era rivolta persino al Papa perché la coscienza degli assassini, o delle persone informate dei misteri che si celano dietro al delitto, si smuovesse una volta per tutte e perché qualcuno facesse emergere la verità. O almeno offrire una valida pista da «battere» per cercare la soluzione dell’enigma della collina di Rivalba.

Si va verso l’archiviazione

Le indagini sul delitto di Rivalba sono state lunghe e faticose. Ad ogni “passo in avanti” è sembrato ne corrispondessero altrettanti indietro. Gli investigatori hanno lavorato per molto tempo a caccia di ogni minimo dettaglio in grado di stravolgere il quadro investigativo e arrivare a concludere le indagini. A guidare e coordinare il pool di esperti del Nucleo Investigativo c’è sempre stato il Pubblico Ministero Marco Gianoglio, della Procura della Repubblica di Torino. E’ stato lui, sin da subito, a coordinare il lavoro degli inquirenti.
Ma oggi, sette anni dopo quel misterioso delitto, potrebbe arrivare la richiesta di archiviazione, chiudendo definitivamente l’infinito «cantiere» delle indagini dei militari. Troppo pochi gli elementi raccolti fino ad ora, troppo difficile con quanto in possesso degli inquirenti riuscire a procedere. Già a settembre, quindi, il caso potrebbe essere chiuso per assenza di prove, di elementi, di risposte ai tanti, troppi enigmi.

Tutti i perché del caso

Perché Pilla è uscito di casa lasciando nell’appartamento di via degli Artisti, a due passi dalla Mole Antonelliana, i suoi telefoni cellulari?
Che fine ha fatto l’agenda su cui il giovane annotava ogni appuntamento? Quali «segreti» contenevano quelle pagine, tanto da giustificare la sparizione improvvisa di quel taccuino? Con chi aveva appuntamento Paolo Pilla quel 30 luglio? Sicuramente con persone a lui note, tanto da recarsi fino a piazza Borromini (corso Casale a Torino) a bordo della sua Peugeot 206 (che fu ritrovata alcuni giorni dopo, ndr) e fidarsi a salire sulla Fiat Panda rossa che «sfrecciava» dalla collina di Rivalba dopo il calare del sole. Quando ormai il delitto era già stato consumato, quando Pilla era già cadavere e i suoi assassini fuggivano di gran carriera facendo perdere ogni loro traccia, eliminando ogni elemento che potesse far arrivare a loro.
Allora come oggi, a sette anni di distanza.

Seguici sui nostri canali