Chivasso, insulti razzisti sul campo di calcio. Arriva la sospensione fino a fine stagione
Il provvedimento, dopo l'episodio di domenica scorsa, è stato adottato dalla società del Gassino San Raffaele
Il provvedimento, dopo l'episodio di domenica scorsa, è stato adottato dalla società del Gassino San Raffaele
Minuto 21' del secondo tempo della sfida tra La Chivasso e Gassino San Raffaele, categoria Allievi: il giocatore appena subentrato tra le fila dei rossoblù Giovanni Bellomo viene espulso dal direttore di gara per qualche imprecazione di troppo, la gara si innervosisce tanto che al 27' anche la tribuna comincia a diventare calda. E proprio dalla tribuna il giocatore del Gassino Alessio Di Sano rivolge all'esterno chivassese Zuher Lafdaigui un insulto razzista. Da qui prima la rissa quasi sfiorata tra genitori, poi il chiarimento immediato tra le parti in causa con tanto di stretta di mano chiarificatrice. Tutto finito? Assolutamente no, perché la società Gassino San Raffaele nei confronti del proprio tesserato Di Sano decide per una presa di posizione chiara e inequivocabile, ancora più forte se si considerano i tempi ristrettissimi con cui la dirigenza ha deciso per il provvedimento. Sospensione fino al termine della stagione. A metterci subito la faccia è il direttore generale della società Piercesare Uras che così nelle ore immediatamente successive ha parlato: «Dopo aver fatto le verifiche del caso abbiamo deciso di sospendere con effetto immediato il nostro tesserato. Chi si macchia di simili cose non può vestire la maglia del Gassino: questo è il messaggio che vogliamo arrivi a tutti quanti. Noi qui a Gassino lavoriamo per un calcio diverso e un simile provvedimento lo avremmo preso nei confronti di chiunque. Adesso ci adopereremo anche per fare pervenire al ragazzo de La Chivasso e alla sua famiglia le nostre più sentite scuse». Ovviamente la decisione non è passata inosservata e da qualcuno è stata anche giudicata eccessiva, visto che se fosse successo in campo e l'arbitro avesse preso provvedimenti, il giudice sportivo non sarebbe andato oltre le dieci giornate di stop. Uras, però, anche nei giorni successivi, ha voluto mantenere il punto: «La nostra posizione rimane questa. Siamo i primi a essere dispiaciuti per il ragazzo, ma ha fatto una fesseria e in questi casi le linee di principio vanno rispettate. C'è poco da fare. Noi come società poi abbiamo delle responsabilità non solo nei riguardi del nostro nome, ma anche nei confronti di tutti i nostri iscritti. In prima squadra abbiamo un giocatore angolano e uno cubano che ogni domenica vengono sistematicamente offesi: non possiamo girarci dall'altra parte adesso». Ancora il direttore generale: «Abbiamo avuto un colloquio con il ragazzo e con la sua famiglia, credo ci sia stato un chiarimento tra le parti. Non pensiamo che il ragazzo sia un razzista, ma si è reso autore di un comportamento che va fuori le regole di questa società. Da qui la decisione di sospenderlo fino al 30 giugno». Uras sottolinea poi la natura del provvedimento: sospensione e non allontanamento. Così il dirigente: «Sebbene ci sia stato chiesto di liberarlo in questa sessione di mercato, abbiamo deciso di non mandarlo via, perché se la nostra missione deve essere quella di insegnare qualcosa, non ci possiamo permettere di imboccare scorciatoie, altrimenti davvero non cambia mai niente. Capisco che il mondo del calcio sia pieno di gente poco coerente, ma noi non siamo così, non possiamo cambiare idea in base alla convenienza delle circostanze». Infine Uras parla della possibilità di organizzare a breve un'amichevole tra le due squadre: «Con la società La Chivasso siamo in ottimi rapporti e sull'accaduto mi sono già confrontato con Ozimo. I ragazzi già durante la partita si sono chiariti, ma penso che possa essere bello organizzare una sfida tra le due annate per testimoniare una volta di più che da episodi negativi possono nascerne positivi. Noi non vogliamo essere dei censori, ma vogliamo dare degli insegnamenti».