Stalliere «torturato», condanne durissime per Cassina e Carvelli
I fatti risalgono a marzo 2017.
Stalliere «torturato», condanne durissime per Cassina e Carvelli. E' arrivata così la condanna per la coppia accusata di lesioni aggravate.
Stalliere «torturato»
E’ arrivata la condanna di primo grado per Salvatore Carvelli, 63 anni, e . Camilla Cassina, 29, accusati di lesioni personali aggravate, sequestro di persona e minacce gravi ai danni di Giovanni Santi, stalliere di 61 anni di Ciriè.
Quattro anni e due mesi per l’uomo e tre anni e nove mesi per la compagna.
La sentenza
La sentenza è stata emessa nella mattinata di giovedì 4 ottobre dal giudice del Tribunale di Ivrea Ombretta Vannini. I due imputati, inoltre, dovranno versare alla parte offesa un risarcimento provvisionale di 60mila euro.
Sono state dunque addirittura inasprite le pene richieste del Pubblico Ministero Giuseppe Drammis che aveva chiesto tre anni e quattro mesi per Carvelli e due anni e dieci mesi per la Cassina.
La vicenda
La vicenda risale al mese di marzo del 2017: sul programma televisivo «Striscia la Notizia» va in onda un servizio in cui un uomo, tenuto nell’anonimato, accusa i due imputati, gestori di un maneggio a Caluso, di presunti abusi sui cavalli. Secondo le ricostruzioni, il giorno successivo Salvatore Carvelli e Camilla Cassina avrebbero accusato Giovanni Santi di essere l'autore della denuncia e gli avrebbero intimato, con minacce e percosse, di confessare di essersi inventato tutto.
L'aggressione
L’aggressione si è conclusa con la frattura di un braccio e diverse ferite su varie parti del corpo, sarebbe durata due ore. Dei due imputati, però, solo Cassina aveva confessato di aver commesso il fatto, sostenendo che il suo compagno non fosse presente al momento dell’aggressione. L’avvocato difensore Celere Spaziante ha infatti spiegato che sicuramente ricorreranno in appello e che chiederà una riduzione di pena per Cassina e una pronuncia assolutoria per Carvelli, forte del parere del suo consulente medico e di quello di parte civile, entrambi concordi nel giudicare non compatibili le ferite riportate dal Santi con la sua deposizione.
D’altro canto, il PM Giuseppe Drammis sosteneva in sede di discussione che la donna si fosse addossata la colpa solo per non aggravare ulteriormente il casellario giudiziario del compagno.
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