Morto allo svincolo di Verolengo: la mamma vuole la verità

Morto allo svincolo di Verolengo: la mamma vuole la verità
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Massimiliano Resta di Brandizzo è morto in un incidente stradale il 27 maggio 2016. I familiari vogliono sapere com'è morto realmente. Loro infatti sostengono qualcuno abbia tagliato la strada a Massimiliano.

Morto allo svincolo per Verolengo

Massimiliano Resta è morto il 27 maggio del 2016, aveva 38 anni. E’ deceduto a seguito di un incidente con il suo scooter. La famiglia è convinta che la caduta che gli è costata la vita sia stata provocata da un altro automobilista.

La mamma della vittima

La mamma della vittima non si da pace. Sta lottando per conoscere la verità sulla morte del figlio. Ha diffuso dei volantini in cui invita chiunque avesse delle informazioni sul tragico incidente a segnalarlo.

Le indagini

Dalle indagini di Studio 3A emerge un'altra verità sull'incidente costato I familiari avevano presentato un esposto in Procura e lanciano un appello ai testimoni «Com'è morto veramente Massimiliano Resta? La sua è stata una fuoriuscita autonoma, come si vorrebbe far credere, o gli hanno tagliato la strada, salvo poi dichiarare il falso e manomettere le prove?». E' la domanda che i familiari di Resta ponevano alla Procura di Ivrea, con un esposto e contestuale richiesta di opportuni accertamenti, alla luce delle importanti novità emerse dalle indagini svolte, per il tramite dei propri servizi investigativi, da Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i congiunti di Resta si sono rivolti, attraverso il consulente personale, Giancarlo Bertolone, per fare piena luce sui fatti di quel “maledetto” 27 maggio 2016: novità che raccontava tutta un'altra verità da quella sin qui accertata.

L'appello della moglie

La moglie aveva lanciato anche un appello rivolto in primis ai due occupanti del furgone che seguiva suo marito, i quali hanno assistito alla tragica scena e potrebbero fornire ulteriori elementi preziosi per ricostruire l'effettiva dinamica del sinistro. Resta procedeva in sella al suo scooter Yamaha T Max verso Chivasso quando all'altezza dello svincolo per Verolengo, avrebbe perso il controllo della moto rovinando sull'asfalto e battendo violentemente la testa contro il cordolo di un'isola spartitraffico. L'uomo è deceduto sul colpo. Sua moglie non sapeva capacitarsi di come il marito fosse rimasto vittima di un simile incidente perdendo il controllo dello scooter apparentemente senza motivo, stando almeno alla ricostruzione operata dagli agenti della Polizia Stradale e basata essenzialmente sulla testimonianza di un 27enne di Cavagnolo. Il quale, stando a quanto ha dichiarato agli inquirenti, procedendo sulla Sp 31 bis con la sua Volkswagen Polo nel senso opposto di marcia (da Chivasso) rispetto al motociclo, era fermo nella corsia riservata alla svolta a sinistra in attesa di girare e di immettersi nello svincolo per Verolengo. Studio 3A, che ha attivato i propri investigatori per approfondire le indagini, acquisendo elementi fondamentali per riaprire completamente il caso. Un trentenne di Verolengo che, su una Peugeot 307, sopraggiungeva lungo la Sp 31 bis, diretto a Crescentino, e che dunque seguiva di qualche decina di metri la Polo ed ha visto tutta la scivolata della moto, ha infatti raccontato tutta un'altra storia.

Il testimone

Il giovane, che ha assistito alla fase finale del sinistro, ha spiegato di essere venuto a conoscenza della sua dinamica dalle persone a bordo del furgone che seguiva lo scooter e dallo stesso conducente della Polo, che però gli ha riferito una versione del tutto diversa da quella poi verbalizzata con gli inquirenti. Il 27enne di Cavagnolo, infatti, era palesemente spaventato e agitato, temendo di aver provocato lui la caduta: in realtà la sua auto non sarebbe stata ferma nella corsia di svolta della Provinciale per girare a sinistra, ma al contrario sarebbe uscita dallo svincolo per Verolengo per immettersi sulla SP 31 bis in direzione Crescentino. «Nel fare tale manovra – conclude il testimone riferendo il racconto reso a caldo dal guidatore della Polo -, egli si è accorto che dalla sua sinistra sopraggiungeva una moto il cui conducente, spaventatosi dalla presenza della sua auto che stava attraversando la Provinciale, ha sbandato perdendo il controllo dello scooter e urtando il cordolo in cemento». Va da sé che, se fosse confermata questa dinamica, pur non essendoci stato impatto tra i due mezzi, il ruolo della Polo nell'incidente, nel causare quanto meno una grave turbativa, sarebbe stato determinante, e con esso le responsabilità in capo al suo conducente. Quasi di certo, senza questa manovra avventata della vettura, il motociclista sarebbe ancora vivo.

L'esposto

La moglie e la mamma della vittima, mercoledì 21 dicembre 2016, hanno quindi presentato un esposto in Procura a Ivrea, chiedendo di effettuare gli opportuni approfondimenti in merito a questi nuovi elementi e valutando anche se sussistano ulteriori profili di rilevanza penale a carico del conducente della Polo, che avrebbe spostato ad arte la sua auto dalla posizione iniziale e inquinato l'evoluzione delle indagini e la formazione delle conclusioni delle autorità competenti per sottrarsi alle responsabilità.

La Procura rigetta l'esposto

La procura purtroppo ha rigettato la  richiesta di indagini archiviando il caso come morte da incidente. E a questo punto che la mamma non si arrende e vuole far luce sulla vicenda che è costata la vita a Massimiliano Resta.

 

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