Uccise il patrigno a colpi di pistola, condannato il settimese Cristian Clemente
Il Giudice ha inflitto una condanna totale a 19 anni e 4 mesi per l'omicidio, il porto abusivo d'arma e per la ricettazione della pistola usata per commettere l'omicidio di Settimo.
Il settimese Christian Clemente, classe 1992, uccise il suo patrigno Domenico Gatti dopo una discussione familiare.
Uccise il patrigno a colpi di pistola
Sparò nove colpi di pistola, una calibro 22, indirizzati al corpo di Domenico Gatti, il suo patrigno. Christian Clemente, giovane settimese classe 1992, fu arrestato poco dopo la tragedia consumata sul pianerottolo di casa in via Fantina 47 in seguito a una violente lite familiare. Fu proprio il giovane, dopo l'omicidio, a chiamare i carabinieri e a indicare la sua posizione dopo aver raccontato al telefono quanto accaduto.
Condannato dal Giudice di Ivrea
Dopo il procedimento penale, celebrato con rito abbreviato, Christian Clemente è stato condannato dal Giudice del Tribunale di Ivrea Ombretta Vanini. Per lui il magistrato ha stabilito una pena di 18 anni per l'omicidio dell'ex poliziotto Domenico Gatti, per la detenzione e il porto illegale di arma da fuoco. Pena a cui bisogna aggiungere 1 anno e 4 mesi che il Giudice ha ritenuto di infliggere per il reato di ricettazione della pistola che era risultata rubata due anni prima a Piacenza.
Le reazioni
A commentare la sentenza disposta nella giornata di ieri, lunedì 8 luglio, l'avvocato Antonio Foti, difensore del giovane settimese.
Ricorreremo in appello - spiega -. Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza. Quello che posso affermare è che la pena inflitta al mio assistito è relativamente "mite".
Il legale, però, si dimostra poco convinto sulla decisione di condannare il ragazzo anche per la ricettazione dell'arma:
Non capisco per quale ragione il giudice abbia deciso di condannarlo anche per questo reato. A nostro avviso non c'è alcuna prova che possa dimostrare da quanto tempo il giovane detenesse l'arma. Non ci sono indicazioni, infatti, sulla durata del reato. Anche su questo punto aspettiamo di leggere come il giudice motiverà questa scelta.
Infine c'è perplessità anche sulla decisione di non procedere all'acquisizione di ulteriore documentazione utile a procedere, in un secondo momento, alla disposizione di una perizia psichiatrica per valutare le condizioni mentali del giovane.
Sinceramente mi aspettavo - conclude l'avvocato Foti - che il giudice decidesse in questo senso. Un approfondimento attraverso una perizia psichiatrica sarebbe stato senz'altro utile.