Droga calata con paniere: quattro arresti

Tre persone sono state condotte in carcere e una ai domiciliari.

Droga calata con paniere: quattro arresti
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Droga calata con paniere: quattro arresti. Questa mattina, venerdì 26 luglio, i Carabinieri della Compagnia di Chieri hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari” emessa dal Tribunale di Torino – Sezione G.I.P., nei confronti di 4 persone, su richiesta di Marco Sanini della locale Procura della Repubblica, che ha diretto le indagini.

Droga calata con un paniere

L’attività investigativa, condotta dalla Stazione di Villastellone , nel periodo tra febbraio e maggio 2019, ha riguardato alcuni soggetti che si sono resi autori di numerosi episodi di spaccio “al dettaglio” di hashish, nei comuni di Torino, Villastellone, Santena e Carmagnola; nel corso dell’indagine sono stati arrestati in flagranza 2 soggetti ed effettuati diversi sequestri di stupefacente.

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L'ordinanza

Nell’ordinanza in questione l’A.G. di Torino ha concordato con le risultanze investigative degli operanti, che hanno accertato oltre 50 episodi di cessioni di sostanze stupefacenti, ravvisando le esigenze cautelari nei confronti dei 4 soggetti indagati, tre italiani e un cittadino marocchino, residenti a Torino e hinterland, gravemente indiziati – a vario titolo – del reato previsto dall’art. 73 del DPR 309 del 1990. In diversi casi è stato accertato che, uno degli arrestati, cedeva la sostanza stupefacente direttamente dal balcone della propria abitazione, utilizzando un “paniere” legato ad una cordicella che veniva lasciato cadere fino alla strada, dove l’acquirente, una volta pagata la sostanza stupefacente, riceveva all’interno del paniere  la merce.

Gli arresti

I destinatari del provvedimento cautelare sono:
G.V. classe 1974 di Villastellone;
C.V. classe 1979 di Carmagnola;
K.A. classe 1975 di Torino;
P.A. cl. 1997 di Villastellone.
I primi tre soggetti sono stati tradotti presso la casa circondariale “Lo Russo – Cotugno” di Torino, mentre l’ultimo è stato accompagnato presso la propria abitazione per lì rimanere agli “arresti domiciliari”, in attesa dell’interrogatorio.

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