Carabiniere ucciso, parla l'ordine dei Giornalisti

Arriva una lettera  scritta dal  maggiore Marco Belladonna.

Carabiniere ucciso, parla l'ordine dei Giornalisti
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Una professoressa di Novara ha diffuso sui social offensivo nei confronti del carabiniere ucciso. A quanto pare la donna è iscritta all'ordine dei giornalisti e così  il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti parla della vicenda.

Carabiniere ucciso, parla il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti

"L’autrice del post offensivo sul Carabinere ucciso è una giornalista, e come tutti i giornalisti è tenuta al rispetto della deontologia e risponderà, come tutti, al consiglio di disciplina". Si legge così sulla pagina facebook  dell'ordine dei Giornalisti. "La professoressa che ha commentato sui social “uno di meno” a proposito del brutale assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega risulta essere una iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Il suo è un commento indegno a maggior ragione per chi è iscritto a un albo professionale, con delle scuse che assomigliano a lacrime di coccodrillo. L’autrice dovrà rispondere al Consiglio di Disciplina del Piemonte cui sarà segnalata, salvo una verifica su eventuale omonimia.  -
L’Ordine dei Giornalisti ritiene necessario intervenire ovviamente su qualunque scomposta esternazione sui social da parte dei suoi iscritti che, è bene ricordarlo, sono tenuti al rispetto della deontologia in tutte le sedi e su tutti i mezzi di comunicazione".
Lo afferma il Presidente del CNOG Carlo Verna.

La vicenda

In seguito al post della professoressa sono susseguite una serie di reazioni tra cui i sindacati di Polizia e una lettera  scritta dal maggiore Marco Belladonna: "Carissima Professoressa, chi Le scrive è un Ufficiale Superiore dei Carabinieri, si documenti, se vuole sul grado e le gerarchie perché non è questo il punto.
Sono un Carabiniere e sono orgoglioso di esserlo, sono una Medaglia di Bronzo al Valor Civile per aver fatto desistere, nel 1998, un uomo da intenti suicidi. L'uomo era armato di fucile da caccia e sono rimasto chiuso in casa sua per un'ora, parlando con lui e alla fine lui è ancora in vita e io, per fortuna, pure dato che avevo il suo fucile carico puntato contro.
Durante la mia carriera ho avuto altre vicissitudini che non sto a elencare. Insomma, noi dalla sguardo poco intelligente ogni giorno rischiamo la vita, come la rischiano tanti altri lavoratori nei confronti dei quali non ci si rivolge come lei ha fatto verso il collega morto ieri a Roma, l'ennesimo.
Io non la giudico e non sono qui ad attaccarLa perché comunque, Lei starà facendo i conti con la sua coscienza in questo momento.
Sono qui per suggerirLe di comperare un biglietto per Somma Vesuviana per domani per poter partecipare ai funerali del collega cosicché possa chiedere scusa alla vedova, o in alternativa potrebbe andare a Roma al nostro Comando Generale e scusarsi con il nostro Comandante Generale per quanto Lei ha scritto.
Vede io, comunque, ho scelto di difenderLa e di difendere anche chi pensa che noi siamo per strada per uno stipendio sicuro, per il posto fisso ed altre cose simili ed anche per Lei che magari è convinta che noi, Carabinieri, abbiamo lo sguardo poco intelligente.
Un ultimo consiglio, quando è in auto, a piedi o in bici e vede delle persone in uniforme, si fermi e vada incontro ad esse e le ringrazi perché se Lei va in giro tranquilla e serena è per merito loro che quando Lei dorme loro vegliano su di Lei, che quando si diverte loro sono lì a sorvegliare affinché possa divertirsi senza pensieri e così via.
Nel suo profilo ho visto che Lei è madre di un bellissimo bimbo, bene; gli racconti che sebbene noi abbiamo lo sguardo poco intelligente, lui potrà stare al sicuro finché ci siamo noi e che non dovrà mai aver paura di nulla quando vede un uomo in uniforme.
Mi scusi se mi sono permesso".

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