Dispositivi medici potenzialmente nocivi, sequestrati

Nel corso di una vasta operazione eseguita tra il Piemonte e la Lombardia.

Dispositivi medici potenzialmente nocivi, sequestrati
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Dispositivi medici potenzialmente nocivi, sequestrati dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di una vasta operazione eseguita tra il Piemonte e la Lombardia.

Dispositivi medici potenzialmente nocivi

Sequestratati con il totale divieto di vendita in tutto il territorio nazionale. Oltre 100.000 dispositivi medici considerati potenzialmente nocivi per la salute sono stati cautelati dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di una vasta operazione eseguita tra il Piemonte e la Lombardia.

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Individuati a Monza

Le indagini hanno portato i Finanzieri della Compagnia di Susa sino al distributore in tutto il nord Italia degli articoli pericolosi, individuato in un deposito a Monza gestito da un imprenditore di origini cinesi.  Ed è proprio nel magazzino brianzolo che gli inquirenti hanno rinvenuto, stoccato, l’ingente quantitativo di merce: fasce elastiche ortopediche, tutori per arti inferiori, fasce per dimagrimento, reggiseni per l’allattamento, tutti articoli, come appurato dai finanzieri, insicuri in quanto di dubbia provenienza e fabbricati con materiali che avrebbero potuto provocare, a contatto con la pelle, problemi cutanei ed allergie. E' stato inoltre dimostrato come alcuni di questi dispositivi medici, quando indossati, comprimevano a tal punto la parte corporea interessata da poter creare problemi circolatori; il tutto con evidenti rischi per la sicurezza degli acquirenti.

Le irregolarità

La maggiore parte della merce sequestrata, tra l’altro priva del marchio CEE, era anche sprovvista di indicazioni circa i dati dell’importatore, la presenza di materiali o sostanze pericolose, le modalità di smaltimento. Gravi le irregolarità riscontrate dai finanzieri: frode in commercio e violazioni al codice del consumo

Denunciato

L’imprenditore, un cinquantenne di origini cinesi residente nel mantovano, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino, rischia fino a due anni di carcere.

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