Centrale a biometano, il secco no del sindaco Magnone
Il Comune di Rondissone si trova già a dover difendere il suo territorio dall'impianto che la Ferplant vuole realizzare in strada Mandria.
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Il Comune di Rondissone mentre si trova a dover difendere il suo territorio dalla possibile centrale a biometano che la Ferplant vuole realizzare in strada Mandria, si trova a combattere anche la proposta di un’altra azienda di realizzare un altro impianto poco distante dal suo territorio.
Centrale a biometano
Il Comune di Rondissone mentre si trova a dover difendere il suo territorio dalla possibile centrale a biometano che la Ferplant vuole realizzare in strada Mandria, si trova a combattere anche la proposta di un’altra azienda di realizzare un altro impianto poco distante dal suo territorio. A Caluso, infatti, un privato ha richiesto l’autorizzazione alla Città Metropolitana per realizzare una centrale a biometano. Impianto sul quale il sindaco di Rondissone Antonio Magnone dice no.
Il secco no di Magnone
«La Città Metropolitana il 1 giugno scorso ha informato i comuni di Rondissone, di Chivasso e di Mazzè in merito all’istruttoria interdisciplinare per la fase di valutazione per il rilascio dell’autorizzazione unica e per il rilascio dell’AIA, relativo ad un impianto di produzione di biometano attraverso digestione anaerobica della frazione organica del rifiuto solido urbano o forsu e contestuale produzione di compost di qualità, lungo la provinciale 82, strada che collega Chivassoe Mazzè. - spiega Magnone - Entro il 30 giugno ai Comuni è stato richiesto esclusivamente di verificare, ciascuno per i propri aspetti, la completezza e l’adeguatezza della documentazione proposta ed eventualmente chiedere eventuali integrazioni. Ricordando che con la sentenza del Tar 78/2020 è stato annullato l’autorizzazione ad un’altra società che intendeva realizzare nel nostro Comune un impianto identico, e ricordando che sia la società proponente che la Città Metropolitana hanno ricorso entrambi in Consiglio di Stato contro il comune stesso, visto che abbiamo appreso un po’ di nozioni tecniche in merito, possiamo dire che l’impianto proposto a Caluso ha una tecnica di realizzazione piuttosto tradizionale e poco all’avanguardia. Ad esempio non viene recuperata l’anidride carbonica, i digestori sono di tipo verticali invece che con tecnologia più avanzata a cilindro orizzontale. Ma tralasciando i tecnicismi e i metodi di realizzazione, che ovviamente da un punto di vista progettuale rispetteranno tutti i vincoli e i limiti normativi imposti, ciò che ci chiediamo e portiamo a conoscenza i vari enti preposti a queste autorizzazione e soprattutto preposti alla legislazione: ma quale è il limite, cosa deve ancora aspettarsi il nostro territorio? In un raggio di quindici chilometri, a nord est di Torino, il nostro territorio ha un “carico ambientale” imponente: da uno studio di Arpa Piemonte, sono presenti 14 impianti tra biogas, biomasse, olio vegetale a cui vanno ancora aggiunti il deposito nucleare Avogadro a Saluggia, la centrale nucleare in smantellamento a Trino, la centrale termoelettrica di Chivasso, le discariche in Chivasso e Torrazza. In aggiunta se venisse autorizzato l’impianto a biogas di Rondissone e quest’ultimo a Caluso (con una distanza lineare di circa 4 km uno dall’altro) giungeremo ad un limite veramente eccessivo. E’ accertato che questi impianti, anche se realizzati con l’intento di una produzione di energia da fonti rinnovabili, emettono inquinanti atmosferici oltre ad emanare odori nell’aria che non si estinguono in poche centinaia di metri. Tutti questi impatti (compreso inquinamenti acustici,polveri sottili, inquinamento elettromagnetico, aumenti del traffico con trasporti pericolosi …) messi insieme ad un certo punto comporteranno delle ricadute sul territorio e sulla popolazione non trascurabili perché si giungerà ad un punto di non ritorno. Per questo motivo il Comune di Rondissone non è favorevole alla realizzazione di un ulteriore impianto di questo tipo. Non è accettabile che qualunque richiesta venga autorizzata senza tenere conto di cosa ci circonda. Si chiede agli enti competenti di emanare normative specifiche che abbiano lo scopo di contenere e limitare le autorizzazioni di impianti, discariche su territori che stanno già pagando le conseguenze e su cui è presente un impatto ambientale non indifferente».