Negata la Spesa Solidale al Borgo Sud Est di Chivasso, si apre il caso Caritas
Parla Prestia: "C'è volontà di ghettizzare".
Dopo gli aiuti della Spesa Solidale negati ai residenti del Borgo Sud Est di Chivasso la situazione è molto delicata e si apre un caso Caritas. «Se la ghettizzazione parte dalle Istituzioni, credo sia arrivato il momento di farsi qualche domanda»- afferma Bruno Prestia.
Caritas, parla Prestia
Bruno Prestia, da sempre attento a quanto accade tra i palazzi del Borgo Sud Est, il suo quartiere, dove è cresciuto e vive tutt’ora, entra in redazione stringendo tra le mani il volantino della «Spesa Solidale», la stessa realtà al centro della polemica per gli aiuti negati ad alcuni residenti nella zona di via Togliatti.
«Anche oggi - spiega Prestia - vedo la volontà di frazionare Chivasso a tutti i costi. La zona Est, o Sud Est, deve sempre essere considerata qualcosa di diverso rispetto alla città, anche se stiamo parlando di una realtà molto grande, un quartiere in cui vivono centinaia (o migliaia) di famiglie.
Prendiamo questo volantino, distribuito a tutti nelle scorse settimane: se leggo “Caritas interparrocchiale”, poi vedo il logo della Croce Rossa e il patrocinio del Comune, penso si parli di “tutta” Chivasso. Se no, mi devono spiegare subito che è solo legata a chi abita al centro e alla Blatta. Anche perché se lo piego, quel volantino, la frase che salta subito all’occhio è “Grazie per aver donato dei prodotti per la spesa solidale Chivasso a favore delle famiglie bisognose”.
E se poi, ancora, sul volantino vedo determinati loghi di associazioni (e mi sembra che abbiano tutti o quasi una certa vicinanza con l’amministrazione) mi verrebbe da chiedere se ci sia una volontà politica precisa...
Credo che alla Caritas, così come alla Uildm, chiunque abbia fatto delle donazioni, anche chi vive al quartiere Sud Est.
Poi c’è anche il logo dei Bersaglieri, la San Vincenzo, l’Avulss, non mi sembra che siano tutte associazioni del centro e della Blatta.
Ad esser sincero, ci sono rimasto molto male per quello che è successo.
E’ la prima volta che mi capita di sentire che questi aiuti siano solo per delle determinate persone, fino ad ora non c’è mai stata differenza di quartiere, religione o colore.
Da quello che ho letto era molto sconcertato anche l’assessore al welfare Claudio Moretti: lo invito a visitare il quartiere (non credo di averlo mai visto fino ad oggi) e vorrei che prendesse in mano lui la situazione».
Il confronto con don Gianpiero Valerio
«Mi sono anche confrontato con il parroco, don Gianpiero Valerio, e abbiamo espresso la volontà di creare iniziative in più per aiutare le persone.
Credo che l’errore di fondo sia legato a una mentalità sbagliata. Quando c’è stato bisogno di portare aiuti alla Casa di Riposo di Brandizzo, li ho portati io personalmente. E lo stesso vale per i progetti a favore dell’ospedale o per quelli organizzati dalla Hope. L’aiuto non deve avere una appartenenza geografica: siamo una città di 27 mila abitanti, ci conosciamo praticamente tutti.
Vi faccio un esempio: tempo fa sono stato contatto da persone che dovevano donare degli abiti, ho sentito la parrocchia della Madonna del Rosario e mi hanno detto di portarli alla Blatta, senza nemmeno pensarci.
Permettetemi una provocazione: quando sarà ora del banco alimentare, allora, tutte quelle associazioni non dovrebbero venire alla Coop, al Penny, al Lidl, per lasciare i possibili aiuti nel quartiere... Ripeto, e chiudo: il Comune deve prendere subito una posizione».