False cittadinanze a Crescentino, ECCO CHI SONO I DUE DIPENDENTI
Blitz in municipio questa mattina.
Sono Stefano Masino e Annalisa Aresi i due dipendenti comunali che questa mattina, mercoledì 14 ottobre sono usciti dagli uffici del municipio accompagnati dalla Polizia.
False cittadinanze
Stefano Masino e Annalisa Aresi sono gli impiegati in servizio al Comune di Crescentino che con Simona Frassini e il figlio Raphael Bussolo (di un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a due cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un pacchetto di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza) sono agli arresti domiciliari per false cittadinanze a Crescentino.
Blitz della Polizia per false cittadinanze
Questa mattina, la Polizia di Stato, all’esito di una prolungata e articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, ha arrestato quattro persone e denunciato altri due soggetti poiché facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.
All’esito della medesima attività di indagine sono stati, altresì, deferiti all’Autorità Giudiziaria altri 74 soggetti per il reato di falso ideologico in atto pubblico.
L’attività investigativa era partita nel mese di aprile scorso quando la Squadra Mobile aveva iniziato una serie di approfondimenti per verificare la regolarità dell’iter amministrativo finalizzato all’ottenimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” da parte di cittadini brasiliani, discendenti da emigrati italiani, e che dimorano in questa provincia per il tempo strettamente necessario al completamento del procedimento.
Numerose le richieste da parte del Comune di Crescentino
L'approfondimento investigativo era scaturito dall’analisi delle numerose comunicazioni pervenute all’Ufficio Immigrazione della Questura di Vercelli circa la presenza di cittadini brasiliani nel comune di Crescentino.
In particolare, le segnalazioni riguardavano almeno 150 cittadini brasiliani a fronte di una popolazione residente di poco inferiore agli 8.000 abitanti.
La cittadinanza italiana “iure sanguinis”
Come noto, la cittadinanza italiana “iure sanguinis” viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana o presentare una certificazione della conoscenza della stessa. Inoltre, tra i requisiti necessari al rilascio della predetta cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel comune di nascita dell’avo.
Un'agenzia di affari
I primi riscontri dell’attività di Polizia hanno consentito di individuare un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a due cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un pacchetto di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza.
Tale pacchetto comprende alloggio, la ricerca della documentazione necessaria all’ottenimento della cittadinanza “iure sanguinis” nonché ogni forma di assistenza sul territorio vercellese, ed in particolar modo nel comune di Crescentino, fino al raggiungimento dello scopo prefissato.
Il costo di tale pacchetto è di 4.000 euro a persona.
Gli immobili in locazione a Crescentino
Tra i tanti immobili presi in locazione nel territorio di Crescentino per fare alloggiare i cittadini brasiliani, ne emergeva uno di proprietà di un pubblico ufficiale, avente le funzioni di dipendente dell’ufficio anagrafe e di ufficiale di stato civile del medesimo comune.
In particolare, il predetto si occupava proprio di vagliare le richieste di residenza e di procedere ai controlli in merito, indizio che ha immediatamente destato sospetti negli operatori di Polizia.
Lo stesso aveva anche la disponibilità di un altro alloggio ubicato nel comune di Robella d’Asti (AT); tali alloggi risultavano formalmente abitati, da circa due anni, da quattro cittadini brasiliani che avevano sottoscritto con il pubblico ufficiale contratti di comodato d’uso gratuito.
Dalle indagini emergeva tuttavia che, nel medesimo periodo, erano stati ivi residenti almeno 30 cittadini brasiliani. Per ciascuno di essi, si appurava che, in realtà, il pubblico ufficiale percepiva un affitto “in nero”, pagato dall’agenzia d’affari veneta, quantificabile in ben 700 euro al mese.
Emergeva, quindi, la probabile esistenza di un sistema corruttivo nell’ambito del quale i due titolari della ditta procacciavano cittadini brasiliani, interessati alla cittadinanza italiana, con la garanzia che, dietro il pagamento di un compenso illecito al pubblico ufficiale, avrebbero ottenuto la cittadinanza pur in assenza dei requisiti previsti dalla legge ed in tempi ristrettissimi.
Il pubblico ufficiale percepiva tangenti
Lo stesso pubblico ufficiale, oltre all’affitto irregolare degli immobili nella sua disponibilità, percepiva altresì numerose tangenti per rilasciare i documenti d’Ufficio, talvolta chiamate “regalo” altre volte “premio”, circostanza documentata grazie alle microcamere installate dagli investigatori della Squadra Mobile all’interno degli uffici comunali.
Con la prosecuzione delle indagini si appurava che i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino, all’interno dei quali si intrattenevano per lunghi periodi, muovendosi come se fossero loro uffici ed utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà.
Affiora, inoltre, la piena partecipazione al sodalizio criminale dell’altro pubblico ufficiale dipendente dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino; anche nei suoi confronti sono state documentate alcune consegne di “tangenti”.
Pubblicizzava l'opera sui social
Il totale asservimento dei due pubblici ufficiali agli interessi dell’associazione criminale, di cui facevano parte a pieno titolo, era evidente anche da alcune fotografie estrapolate dai profili social utilizzati dai titolari dell’agenzia d’affari, attraverso i quali veniva pubblicizzata l’opera di intermediazione svolta dagli indagati a favore di loro connazionali per ottenere la cittadinanza.
Alcune fotografie addirittura ritraggono i pubblici ufficiali, all’interno dell’ufficio comunale, nell’area non riservata al pubblico, insieme ai corruttori e a persone che sono risultate essere clienti del sodalizio che hanno beneficiato, quindi, del servizio offerto ottenendo la cittadinanza italiana.
Tale totale asservimento era dovuto al fatto che i due pubblici ufficiali erano sostanzialmente a “libro paga” dell’organizzazione criminale.
A tal proposito, durante le indagini, è stato possibile documentare alcune consegne di tangenti ai due pubblici ufficiali.
I proventi economici derivanti dall’attività dell’associazione per delinquere sono risultati stimabili in almeno 600.000 euro.
C'era anche il supporto logistico ai brasiliani
Facevano inoltre, parte, del sodalizio criminale anche un uomo, di origine brasiliana, il quale aveva il compito di fornire il supporto logistico ai connazionali nelle abitazioni del vercellese, ed una donna, fidanzata del titolare dell’agenzia d’affari, che aveva il compito di curare le pratiche finalizzate alla raccolta della documentazione necessaria.
False attestazioni
L’attività dell’associazione si è sviluppata in una serie di false attestazioni di certificati di residenza dei cittadini brasiliani, poiché prive dell’elemento soggettivo della volontà di stabilirsi in un determinato luogo. I brasiliani, infatti, rimanevano a Crescentino solo per il tempo strettamente necessario ad ottenere la cittadinanza italiana per poi stabilirsi in altre zone del territorio nazionale, in altri paesi dell’Unione Europea o, talvolta, per ritornare in patria.
Il sodalizio criminale aveva posto in essere un sistema talmente rodato che, in un paio di occasioni, riusciva a costringere alcuni clienti brasiliani a consegnare i passaporti con la minaccia di non restituirli se gli stessi non avessero adottato un comportamento più rispettoso del vicinato che aveva lamentato il disturbo della quiete nelle ore notturne.
In un'altra occasione, uno dei due pubblici Ufficiali arrestati si era addirittura introdotto, in piena notte, nei suoi uffici nel comune di Crescentino al fine di disbrigare pratiche private dei clienti dell’associazione.
Ordinanza cautelare per 4 persone
Dopo aver acquisito i gravi indizi di colpevolezza, desunti dalla complessa e prolungata attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile, il G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, i quali venivano sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico.
All’alba di stamattina i due pubblici ufficiali, un uomo ed una donna, rispettivamente di quarantanove e cinquantaquattro anni, entrambi residenti a Crescentino, e i due corruttori, un ragazzo ventiduenne e la madre, una donna quarantunenne, entrambi di origine brasiliana residenti a Verona, tutti incensurati, sono stati raggiunti dagli agenti della Prima Sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, in collaborazione con personale della Questura scaligera.
Inoltre, sono stati denunciati a piede libero gli altri due partecipi all’organizzazione criminale, una donna ventiseienne residente a Verona ed un uomo cinquantaquattrenne di origine brasiliana residente a Crescentino.
74 brasiliani deferiti alla locale Autorità Giudiziaria
Infine, 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino.
Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali altre condotte delittuose adottate dai Pubblici Ufficiali e da altri soggetti “satelliti” all’associazione.