Francesca e le sue settimane da positiva: «Le istituzioni totalmente assenti»
«Gli aiuti li ho ricevuti dalle persone amiche».
Non è vero che il Covid19 colpisce solamente le persone anziane oppure quelle con problemi di salute. Con la seconda onda si è capito che i giovani non sono immuni. Ed è quello che è accaduto a Francesca Rigazio, insegnante di scuola primaria nonché segretario cittadino del Partito Democratico. Ed è proprio lei che racconta l’esperienza che ha vissuto in queste settimane di quarantena, chiusa in casa, vicina sì, ma lontana dalla propria famiglia.
Francesca e le sue settimane da positiva
«La sera di venerdì 6 novembre ho iniziato ad avere un po' di brividi e mi sono accorta di avere qualche linea di febbre. - spiega Rigazio - Il mattino successivo la febbre era piuttosto alta, avevo un fortissimo mal di testa e dolori ovunque. Essendo che lavoro in una scuola primaria e che conosco i tempi per avere un tampone e l’esito, ho deciso di contattare la guardia medica, la quale mi ha subito messa in contatto con il Sisp di Novara. L'operatore mi ha assicurato che avrei ricevuto la chiamata da Vercelli nel weekend e avrei fatto il tampone in tempi rapidissimi. Così non è stato, non ho ricevuto alcuna telefonata e il lunedì mattina ho scoperto che non era stata aperta nessuna segnalazione. Il tampone è poi stato prenotato dal mio medico per mercoledì 11 al Pitstop di Vercelli. Nel frattempo, proprio mentre stavo uscendo per andare a fare il tampone, mi sono accorta di non sentire più alcun odore. Il Pitstop l’ho trovato organizzato molto bene, tutti molto gentili e in meno di un'ora sono tornata a casa. L'esito avrei dovuto averlo due giorni dopo, invece ho scoperto che il mio tampone è stato inviato per essere processato al laboratorio di Novara, così ho conosciuto l'esito soltanto il martedì successivo, undici giorni dopo l'insorgenza dei sintomi».
I timori di vivere con il Covid
Rigazio racconta com’è vivere con il virus: «I timori sono tanti. Innanzitutto non si sa come possa evolvere la malattia (nel mio caso la febbre è durata quattro giorni, non ho mai avuto tosse o difficoltà respiratorie). In secondo luogo si ha il terrore di poter contagiare altre persone (la sera prima di avere la febbre ho cenato con mia nonna) o di averle già contagiate, nonostante io abbia sempre fatto moltissima attenzione, sempre indossando la mascherina e mantenendo la distanza. In ultimo il fatto che io lavori in una scuola significa che una mia eventuale, poi accertata, positività avrebbe portato conseguenze su molte altre persone.
La chiamata per comunicarmi la positività l'ho ricevuta dal mio medico e, subito, mi sono messa in contatto con la scuola, con la quale, comunque, ero già in costante contatto sin dal primo giorno.
Nella mattinata di martedì ho ricevuto anche la chiamata del sindaco di Cigliano, il quale mi comunicava la mia positività, mi chiedeva i nomi dei miei conviventi e mi chiedeva il tracciamento dei miei contatti (cosa che compete all’Asl e che, infatti, ho riferito alla dottoressa che mi ha chiamata), al fine di metterci in quarantena con un provvedimento che poi mi è stato inviato via mail (all'indirizzo di mio papà). Il pomeriggio stesso sono stata contattata dall'Asl, una lunga chiamata di una dottoressa molto gentile. Mi ha spiegato le regole, mi ha chiesto i sintomi e mi ha prenotato il tampone di controllo.
La quarantena, nel caso di conviventi, riguarda tutto il nucleo famigliare anche nel caso di un solo componente della famiglia risultato positivo, come nel nostro caso. Infatti venerdì pomeriggio i miei genitori e mia sorella hanno fatto il tampone rapido in Asl a Vercelli e sono risultati negativi».
Tanta la solidarietà per la giovane
«Ho ricevuto in questi giorni centinaia di messaggi e di telefonate, alcuni anche di miei alunni tramite i genitori, mi sono commossa tante volte e ringrazio tutti. Per il resto adesso sto abbastanza bene, sono ancora un po' stanca, ma avrò ancora qualche giorno per riposarmi. La situazione è piuttosto grave, sotto tanti punti di vista. Innanzitutto il sistema dei tamponi, dei tracciamenti e degli isolamenti è totalmente impallato e questo rischia di causare tanti danni perché se, come nel mio caso, passano undici giorni tra sintomi ed esito di tampone, allora il tracciamento e l'isolamento dei contatti avuti nei giorni precedenti all'insorgenza dei sintomi rischia di diventare totalmente inutile e questo è ancora più grave se si considera l'ambiente in cui lavoro, la scuola. In secondo luogo ritengo sia poco prudente che non sia stato previsto un canale di controlli unicamente dedicato all'ambito scolastico. In ultimo credo che qualche ritardo sia fisiologico, ma credo anche che sia sotto gli occhi di tutti che il fatto che sistema sanitario della Regione faccia acqua da tutte le parti e che i mesi estivi siano stati sprecati invece che utilizzati per cercare di organizzarsi».
Martedì 24 novembre Francesca ha ricevuto una bella notizia: tampone negativo
«Io non so come e dove mi sono contagiata però credo che sia stato grazie all'utilizzo della mascherina che ho avuto solo sintomi lievi e, soprattutto che non ho contagiato nessun mio famigliare. - spiega ancora - Per il resto mi spiace dover segnalare la totale assenza delle istituzioni, nessuna offerta di aiuto o di supporto ed è tutto affidato alle reti famigliari o alle amicizie. Noi, per fortuna, abbiamo tante persone che ci offrono aiuto, parenti, amici che ringraziamo. Purtroppo, però, non tutti hanno la nostra stessa fortuna».