scambio di voti

Disturbo bipolare e problemi psichici: la difesa dell'ex-assessore Rosso

Questa è stata una dichiarazione spontanea in sede di giudizio.

Disturbo bipolare e problemi psichici: la difesa dell'ex-assessore Rosso
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Disturbo bipolare e problemi psichici: questa la situazione presentata dall’ex-assessore regionale Roberto Rosso davanti ai giudici al fine di giustificare i suoi comportamenti che lo hanno portato in carcere per voto di scambio e favoreggiamento. Come riporta PrimaTorino.it.

‘Ndrangheta molto radicata

Per la precisione si parla di ‘ndrangheta calabrese, fortemente radicata in Piemonte come dimostrano anche gli ultimi casi di cronaca (Volpiano, Torino e Alessandria). L’avvocato nato a Casale Monferrato, dopo una carriera politica di tutto rispetto fra Regione Piemonte e Parlamento, è stato arrestato a fine 2019. L’accusa era di aver raggiunto con la ‘ndrangheta un accordo: 15.000 euro in cambio dei voti di affiliati e amici del clan Bonavita. Rosso all’epoca era assessore regionale (si è dimesso) ed è stato espulso dal partito Fratelli d’Italia scatenando un vero e proprio terremoto politico, oltre che giudiziario. Difeso dagli avvocati Giorgio Piazzese e Franco Coppi, è ora agli arresti domiciliari dopo aver fatto cento giorni di galera.

La dichiarazione spontanea

Ha spiegato così il suo comportamento:

“Sono affetto della sindrome bipolare e alterno momenti up ad altri down; nei momenti di euforia le campagne elettorali erano la mia droga. Ho letto e riletto le ordinanze in cui mi si accusa e da un anno e mezzo mi chiedo come possa essere finito in una situazione del genere. Durante un interrogatorio ero uscito con una battuta infelice dicendo che forse ero da perizia psichiatrica. Grazie al percorso di psicoterapia che da quel momento il Tribunale mi ha concesso di fare, ho capito che sono affetto da disturbo bipolare”.

Questa è stata una dichiarazione spontanea in sede di giudizio, prima di sottoporsi alle domande del pm Paolo Toso al processo “Fenice-Carminius” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte.

 

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