Covid-19, nuovi farmaci antivirali sperimentati all’Amedeo di Savoia
Potrebbe essere una svolta nella lotta alla pandemia, ma resterà cruciale la tempestività.
All’ospedale Amedeo di Savoia di Torino è iniziata la sperimentazione di fase 3 di due nuovi farmaci antivirali per il trattamento precoce del Covid. Una nuova arma dopo la terapia a base di anticorpi monoclonali che però non viene ancora sfruttata al massimo delle sue potenzialità. Come riporta Prima Torino.it
Nuovi antivirali contro il Covid sperimentati all’Amedeo di Savoia
La corsa per fermare il Coronavirus passa anche dal Piemonte e in particolare da Torino. L’Ospedale delle Malattie Infettive Amedeo di Savoia è uno dei centri che a livello internazionale stanno testando due nuovi antivirali per il trattamento precoce dell’infezione da SARS-CoV-2.
Si tratta di farmaci in pastiglia, di semplice somministrazione. Sotto la Mole la sperimentazione è appena partita: la terapia è rivolta a pazienti over60 e le aspettative sono alte.
Potrebbe essere una svolta nella lotta alla pandemia, ma resterà cruciale la tempestività. Il farmaco infatti va somministrato non più di 5 (massimo 10) giorni dal contagio.
Gli anticorpi monoclonali
Una finestra in cui il Covid può essere efficacemente aggredito anche con un’altra arma: gli anticorpi monoclonali, indicati per i fragili. Ma a cui molti non arrivano in tempo in quanto il sistema è troppo lento nella diagnosi prima e nell’indirizzamento dei pazienti poi.
“Avevamo preparato, pensando che sarebbe stato un successo che avrebbe generato un certo entusiasmo, 25 postazioni di somministrazione di anticorpi monoclonali. Nel giorno in cui ne ho fatte di più, ne ho fatte 11”, continua Di Perri.
Sono state, infatti, solo 400 le infusioni di monoclonali tra l’Amedeo e gli altri centri del Piemonte in un periodo con circa 60mila nuovi positivi. Per i medici di base la soluzione, in un meccanismo al momento spezzettato in troppi passaggi, sta nel moltiplicare i punti di somministrazione e semplificare le modalità di accesso.
“La possibilità per i medici di medicina generale è quella di poter richiedere i trattamenti direttamente. O attraverso una prescrizione o attraverso i contatti con gli operatori degli ospedali”, afferma Roberto Venesia, segretario Regionale FIMMG. “Solo in questo modo potremmo diffondere una terapia che è indubbiamente estremamente efficace".