Domenica 7 settembre in San Pietro a Roma è stato canonizzato Pier Giorgio Frassati nel centenario della morte, avvenuta a soli 24 anni a causa di una poliomielite probabilmente contratta facendo visita ai bisognosi che vivevano nei quartieri poveri di Torino.
A Brusasco i parenti di Pier Giorgio Frassati
«La sua vita fu tutta dedicata all’aiuto dei poveri, – racconta Claudio Borio già Professore a Contratto del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne Università degli Studi di Torino – all’evangelizzazione e all’impegno nella vita politica e culturale torinese sempre guidato da una profonda e radicata fede cattolica.
Le ricchezze della famiglia venivano elargite ai figli con grande parsimonia e Pier Giorgio era spesso al verde perché spesso i pochi soldi di cui disponeva venivano da lui generosamente donati ai poveri e ai bisognosi che incontrava o a cui faceva visita. Non di rado gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi perché aveva dato a qualche povero i soldi che avrebbe dovuto utilizzare per il tram». «Aiutare i bisognosi» disse un giorno Frassati alla sorella Luciana «è aiutare Gesù». In famiglia non sapevano delle sue opere di carità e non compresero, se non dopo la sua morte, chi fosse veramente Pier Giorgio, quel giovane così diverso dallo stile di vita borghese della famiglia, sempre pronto ad andare in chiesa e non a prendere parte alla vita mondana del suo stesso ceto.
«Studente di Ingegneria mineraria al Politecnico di Torino, prosegue Borio, motivò questa scelta universitaria con l’intenzione di poter lavorare al fianco dei minatori (la classe operaia più disagiata a quel tempo), per aiutarli a migliorare le loro condizioni di lavoro. Giunto quasi al termine del suo percorso universitario, condotto con grande impegno, Pier Giorgio morì improvvisamente a due soli esami dalla fine degli studi. Fu insignito della laurea alla memoria nel 2001.
Praticò numerosi sport, ma furono soprattutto le escursioni in montagna a costituire la sua più grande passione partecipando attivamente a circa una quarantina di gite ed escursioni, tanto da essere definito “l’alpinista di Dio”.
Di famiglia borghese, il padre Alfredo agli inizi del ‘900 divenne direttore e poi unico proprietario de La Stampa fino a farla diventare il secondo quotidiano italiano. Senatore del Regno, ambasciatore a Berlino, si oppose al fascismo (la sua casa fu invasa dagli squadristi) tanto da dover lasciare la direzione e a svendere il quotidiano a Giovanni Agnelli.
Anche per Pier Giorgio l’avversione al fascismo fu netta e pubblica fin dai primi Anni ’20 intuendo la pericolosità del fascismo e la sua incompatibilità con la visione cristiana.
Ma c’è un tratto che unisce Pier Giorgio alla nostra comunità; la sua famiglia è originaria di Pollone nel biellese e proprio da quei luoghi a metà del 1800 un ramo della famiglia si trasferì a Crescentino, forse per lavorare nelle risaie e poi a Brusasco dove vivono tuttora alcuni di discendenti oramai di quarta o quinta generazione. E’ quindi plausibile, ma occorrono conferme che solo gli archivi possono dare, che tra la famiglia di Pier Giorgio e i Frassati del nostro territorio ci siano relazioni di parentela.
Chiudo queste poche righe, necessariamente incomplete per delineare una figura così complessa, con le parole che riassumono il senso di tutta la vita di Pier Giorgio Frassati “bisogna vivere, non vivacchiare”».