cultura

Accoglienza e solidarietà, a Chivasso arriva Pietro Bartolo

Il dirigente medico, del presidio sanitario di Lampedusa dal 1991, ha dedicato la sua vita alla cura e alla prima assistenza dei migranti

Accoglienza e solidarietà, a Chivasso arriva Pietro Bartolo

Nel solco delle riflessioni promosse dalla Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il Comune di Chivasso, attraverso il progetto SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione, gestito dalla Cooperativa Marypoppins, organizza un incontro pubblico con Pietro Bartolo, figura simbolo dell’accoglienza e della solidarietà.

A Chivasso arriva Pietro Bartolo

Bartolo, dirigente medico del presidio sanitario di Lampedusa dal 1991, ha dedicato la sua vita alla cura e alla prima assistenza dei migranti che approdano sulle coste italiane dopo viaggi drammatici e spesso segnati da lutti e sofferenze. La sua testimonianza, maturata in oltre trent’anni di servizio, è diventata voce autorevole e umana di un fenomeno che riguarda tutti noi. Conosciuto a livello nazionale e internazionale grazie alla sua attività da europarlamentare tra il 2019 ed il 2024, ai libri pubblicati e al documentario “Fuocoammare” (Orso d’Oro al Festival di Berlino 2016), Bartolo porterà a Chivasso il racconto diretto di chi ha visto, ascoltato e curato. Un racconto che non è solo cronaca, ma anche impegno civile, etico e politico. L’appuntamento è fissato per venerdì 10 ottobre, alle ore 17:45, in Teatrino Civico. L’ingresso è libero e al termine dell’incontro seguirà un momento conviviale.

«Accogliere Pietro Bartolo a Chivasso – ha commentato il sindaco Claudio Castello – significa dare voce a chi ha trasformato la sofferenza in servizio, la frontiera in umanità. La sua presenza è un onore per la nostra città e un’occasione per riflettere sul valore dell’accoglienza come fondamento di una società giusta e solidale.»

Il progetto SAI

«Il progetto SAI – ha aggiunto l’assessore alle Politiche sociali, per l’integrazione e l’accoglienza Cristina Varetto – è una delle espressioni più concrete del nostro impegno per l’interculturalità. L’incontro con il dottor Bartolo ci ricorda che dietro ogni numero c’è una persona, una storia, una speranza. È nostro dovere costruire ponti, non muri, e questo evento va esattamente in quella direzione.»