Alloggi di edilizia sociale. Da tempo ormai, questo argomento, è di interesse pubblico a Crescentino.
Alloggi sociali, c’è troppa gente che non paga
Perché con l’incidente avvenuto qualche mese fa in una palazzina Atc, il capogruppo d’opposizione Salvatore Sellaro ha puntato i riflettori non solo sullo stato in cui si trovano questi appartamenti ma anche sulle morosità. Sellaro, infatti, ha fatto richiesta al sindaco Vittorio Ferrero e all’assessore competente, in questo caso il vicesindaco Liberato Dispoto, di conoscere a quanto ammontano le morosità nelle case gestite da ATC e quelle di proprietà del Comune di Crescentino.
Una risposta che è arrivata dal sindaco durante l’ultimo Consiglio nel quale ha spiegato: «La richiesta di conoscere «a quanto ammontano le morosità nella case gestite dall’ATC e quelle di proprietà del Comune di Crescentino non è semplificabile, stante la complicazione normativa in merito alla gestione degli alloggi di edilizia sociale, in una quantificazione generica di morosità a carico degli inquilini.
Per quanto riguarda gli alloggi di proprietà di ATC Piemonte Nord, la morosità che è stata comunicata al Comune, ovvero quella in relazione alla solidarietà comunale al 31 dicembre scorso ammonta ad un totale di 239.523,55 euro. Questo importo è oggetto di uno specifico contradditorio riferito a 37 utenze tra il competente settore comunale e ATC Piemonte Nord.
Per gli alloggi di proprietà comunale, la morosità riferita all’anno 2024 è pari a 18.106,92 euro così come rilevabile dal rendiconto di gestione 2024».
Le parole di Sellaro
«Lascia un po’ l’amaro in bocca il fatto che ci siano persone che non pagano. Abbiamo già affrontato la questione un’altra volta. Io credo che questi 260milaeuro si dovrebbero recuperare: ci sono persone che non pagano forse perché non possono, ma anche persone che potrebbero pagare.
Questo mi lascia l’amaro in bocca, perché si tratta di costi inutili per la collettività, mi spiego meglio. Questi 260mila euro da recuperare non dovrebbero gravare sulle casse comunali o su altri fondi. Si tratta di persone che dovrebbero assumersi le proprie responsabilità.
E quindi cosa dire? È chiaro che chi deve e può pagare, deve pagare. Non ci sono scuse: quando si è firmato un contratto, si è assunto un impegno e lo si deve rispettare. È vero, sono stati tempi difficili, ma lo sono stati per tutti.
Bisogna avere rigore, e il rigore serve non solo per gestire, ma anche per garantire equità. La questione non è solo tecnica, ma anche politica: serve una linea chiara e coerente.
Secondo me, la scelta fatta dall’Amministrazione in questo periodo, che ha cercato di aiutare persone in difficoltà con contributi per gli affitti, ha però creato, in alcuni casi, confusione e abitudini sbagliate.
Quando si abitua qualcuno a pagare 30 o 40 euro di affitto per una casa popolare, si rischia di generare un malinteso: non si tratta di una casa privata, ma di un alloggio sociale. E questo ha creato un po’ di disordine, perché qualcuno pensa di poterne disporre come fosse casa propria.
Invece, le case popolari sono destinate a chi ha realmente bisogno, e le autorità devono vigilare affinché le regole siano rispettate. Chi deve pagare, paghi. Nessun favore, nessun condono, nessuna eccezione. Nessun discorso, nessuna giustificazione per chi non rispetta gli impegni.
Quindi, abbiamo visto le cifre: sono somme piuttosto elevate per un comune come il nostro».